filmforum

VIII edizione

 

Udine/Gorizia 12 / 21 marzo 2013

 

 

L'UOMO SENZA MACCHINA DA PRESA

di Sarah GHERBITZ

Tra i numerosi ospiti del FilmForum Festival (Udine-Gorizia 12-21 marzo) c'era anche PAOLO GIOLI, artista multimediale la cui fama è legata soprattutto alle sue straordinarie immagini polaroid, ma anche ai fotofinish e alle fotografie stenopeiche. Noto ed apprezzato in tutto il mondo, tanto da essere considerato come uno tra i maggiori fotografi della scena contemporanea, Gioli è invitato dalle maggiori istituzioni culturali internazionali e presente con le sue opere nelle collezioni dei più importanti musei europei e statunitensi, in particolare ricordiamo il Centre Pompidou, l’Art Institute of Chicago e il MoMA di New York. Come molto spesso accade, Gioli non è riuscito a conseguire in patria lo stesso successo che gli hanno riservato all'estero. Negli ultimi anni alcune tra le manifestazione più attente al cinema di ricerca hanno intrapreso una significativa opera di riscoperta della sua attività di originalissimo e prolifico filmmaker. Nel giugno del 2009 la Mostra Internazionale del Cinema Nuovo di Pesaro ha ospitato una sua retrospettiva cinematografica, arricchita da una mostra e dalla pubblicazione del volume “Il cinema dell'impronta”, a cura della Kiwido e Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, con i contributi, tra gli altri, di David Bordwell, Dominque Paini e Bruno Di Marino. Nel 2012 gli è stata dedicata una rassegna con numerosi film distribuiti nelle diverse giornate del Lucca Film Festival, e quest'anno il FilmForum ha fornito un'altra preziosa occasione per conoscere l'opera di questo artista così difficilmente categorizzabile.
Accanto alla tavola rotonda, dove vari studiosi hanno evidenziato le particolarità del suo cinema, l'omaggio del FilmForum ha proposto una selezione di otto suoi cortometraggi, introdotti dallo stesso Gioli presso il Kinemax di Gorizia.  Tra i titoli in programma, l'ultimo QUANDO I CORPI SI TOCCANO presentato al Toronto Film Festival nello scorso autunno, ed in questi giorni al Film Festival di Hong Kong, riporta alla ribalta la centralità del found footage nell'opera di Gioli, un autentico 'rigattiere' del cinema che fabbrica i suoi film con materiali di scarto, spezzoni di pellicola inutilizzata.
Il suo film manifesto è L'UOMO SENZA MACCHINA DA PRESA (1973), realizzato, come dice il titolo vertoviano senza macchina da presa, più precisamente attraverso un utensile autoprogettato che consente di r
ealizzare sia fotografie che brevissime riprese filmate senza l’ausilio né dell’apparecchio fotografico né di quello cinematografico. Ospite del FilmForum era anche il suo produttore Paolo Vampa, col quale ha stretto amicizia e un vero e proprio sodalizio artistico quando abitavano a New York alla fine degli anni �Sessanta e Gioli cominciava a fare i primi esperimenti nel campo del cinema.
Gioli h
a realizzato oltre trenta film utilizzando apparecchiature da lui stesso prodotte, concentrandosi sul tema del corpo, soprattutto quello femminile, e su ciò che esso può trasmettere. FILMARYLIN è un film girato in 16 mm, in bianco e nero e muto, realizzato nel 1992 con una serie di fotografie realizzate dal fotografo Bert Stern per un servizio di moda per la rivista Vogue: le tre sessioni del servizio si svolsero all’Hotel Bel Air di Los Angeles alla fine del giugno 1962, sei settimane prima la morte di Marilyn. “Questo breve film”, così lo descrive il suo autore, “mi sembra, alla fine, come (se lo) avessi ritrovato in qualche parte completamente dimenticato, come fosse stato un provino pre-cinematografico non riuscito. Tutte le animazioni costruite da fotografie di un unico grosso libro. Al termine lei muore e nella simulazione viene trovata così come nella simulazione [sic: ma leggasi “realtà”]; come fossi stato io con la mia cinepresa a entrare per primo nella sua stanza di morte.

BIOGRAFIA

Paolo Gioli, veneto, nasce a Sarzano (Rovigo) il 12 Ott 1942. Nel 1960 frequenta la scuola libera del nudo presso l’Accademia di Belle Arti a Venezia dove per qualche anno si stabilisce e lavora.
Nel 1967 parte per New York, dove resterà a lavorare per un anno ottenendo anche una borsa di
studio della John Cabot Fund, conosce il New American Cinema e - in pittura - la Scuola di New York ed entra in contatto con i galleristi Leo Castelli e Martha Jackson. Costretto ad interrompere l’esperienza americana e a rientrare in Italia per problemi collegati al visto di soggiorno (siamo ai giorni della uccisione di Martin Luther King e Bob Kennedy che vide l’applicazione di norme più severe da parte dell’Immigration Office americano) Gioli, nel 1970, si stabilisce a Roma dove entra in rapporto con la Cooperativa Cinema Indipendente che orbita intorno al Filmstudio e cui fanno capo un po’ tutti gli autori di cinema sperimentale italiano. è tra Rovigo e Roma che produce i primi film che sviluppa da se stesso usando la cinecamera come un laboratorio sulla scia dei Lumière.
A Roma approfondisce anche il suo interesse per la fotografia di cui indaga specialmente le origini. Nel 76 si trasferisce a Milano dove, oltre al cinema, si dedica con continuità alla fotografia. Troverà nel polaroid - che egli chiama umido incunabolo della storia moderna - un sorprendente mezzo per allargare ulteriormente la sua ricerca sulla fotografia istantanea, travasandone la materia su supporti diversi dalla pellicola come la carta e la tela e apparentandola così alle arti belle. Agli inizi degli anni ’80 torna nella sua terra in Polesine. Oggi vive e lavora a Lendinara.

SITO UFFICIALE

 

filmforum 2013

Udine/Gorizia, 15 / 21 marzo 2013