far east festival

15.ma edizione

 

Udine, 19 / 27 aprile 2013

 

 

incontro con lee won-suk

di Eleonora DRAGO

Lee Won-Suk, regista sudcoreano diplomato all’American Film Institute, ha trovato un’accoglienza calorosissima a Udine fin dalla proiezione del suo film in sala. E lui, molto legato al nostro paese (sua moglie ha studiato italiano a Firenze per quattro anni, e per la loro figlia hanno scelto un nome italiano: Luce), ha ricambiato l’entusiasmo con grande simpatia, fotografando lui stesso con lo smartphone il pubblico che faceva altrettanto e lo applaudiva.

 

Quali aspetti l’hanno più colpito nella scelta dell’attrice protagonista?
L’attrice che ho scelto, Lee Si-young, somiglia molto al suo personaggio perché apparentemente ha un’immagine “da dura”, sicura di sé, decisa. E infatti parallelamente alla carriera di attrice gareggia come puglie non professionista, per questo la sua meticolosità si riflette spesso anche nel lavoro, dove vuole essere sempre molto preparata e precisa. Sono partito dall’idea base, ormai diffusa, che il successo è importante se vuoi essere qualcuno: non importa che strada fai, ma il risultato. Inoltre, per una donna è più difficile avere il successo di un uomo, e questo comporta una maggiore aggressività, a scapito delle relazioni.

Quali modelli ha avuto nel girare i suoi film e questo in particolare?
Il mio background e la mia storia personale sono stati importanti per il mio lavoro, poiché i miei genitori mi hanno sempre permesso di studiare ciò che mi piaceva. Ho iniziato con la pubblicità, il mio sogno era diventare designer pubblicitario, ma poi mi sono reso conto che era si trattava di un ambito troppo industrializzato, con poco spazio per la libertà creativa. Il momento di svolta è stato il viaggio a New York, dal quale ho poi iniziato a studiare cinema e tecnica dei film con maggiore sicurezza in me stesso, dopo di che sono tornato in Corea del Sud e ho iniziato a realizzare cortometraggi. Per quanto riguarda questo film, mi sono basato sui video scolastici della mia infanzia e adolescenza, che insegnavano il “come fare per”, ma poi la storia e la lavorazione si sono sviluppate da sé seguendo una strada autonoma.
è un film di cui vado fiero perché ho potuto fare personalmente alcune scelte che riguardavano aspetti della produzione.

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Udine, 19 / 27 aprile 2013