far east film festival 14.ma edizione Udine, 20 / 28 aprile 2012
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far east cosplay contest le interviste |
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Com'è cambiato il mondo del cosplay in Italia dai tuoi esordi fino ad
ora? Innanzitutto siamo molti, ma molti di più! E soprattutto man mano che l’hobby si diffonde si alza anche il livello delle creazioni. Grazie a e-bay ora è più facile recuperare materiali, props, parrucche e oggettistica varia che rende il cosplay perfetto, ma che fino a pochi anni fa era impensabile avere a meno di non spendere cifre folli e andarle a recuperare direttamente in loco. La qualità dei cosplayer italiani è mediamente buona, ma molto altalenante a mio avviso. Generalizzando possiamo dire che ci sono alcuni veterani che sono sempre una garanzia di qualità, ma molti giovani alle prime armi che si avvicinano a questa passione lo fanno esclusivamente per divertirsi in compagnia e riproducono in modo piuttosto aprossismativo i costumi che indossano. Questo non significa che tutti debbano spendere centinaia di euro per realizzare il proprio costume, ma semplicemente che ci sono diversi modi di vivere questa passione, nessuno più giusto dell’altro. Inoltre la diffusione di siti internet in cui i vari cosplayer del mondo mostrano le proprie creazioni spinge ad uno spirito di emulazione non indifferente.E per finire aggiungerei che anche l’arrivo del Wolrd Cosplay Summit e altre competizioni internazionali come l'ECG di Parigi o la Yamato Cup dl Brasile che, selezionano tramite i contest nazionali i loro partecipanti, esercitano sui cosplayer un’attrattiva non indifferente, che li spinge a migliorare sempre di più i costumi e le performance, ovviamente, ad acuire lo spirito di competizione che nei primi anni di diffusione era molto più ludico. Con
quale criterio scegli i personaggi da interpretare? Sei vincolata da
qualcosa? Cosa significa vedere la propria foto esposta alla Biennale di
Venezia? Avevi già partecipato all'evento cosplay del Far East? Cos'ha di
diverso secondo te rispetto ad altre competizioni cosplay? foto ©Daniele Faccioli |
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Massimo Codutti interpreta Goemon, Michela Chittaro nelle vesti di
Fujiko, Stefano Del Fabro è il mitico Jigen ed Ettore Stramare nei mitici
panni di Zenigata. Vincitori della scorsa edizione del Fare East Cosplay Contest e giuria in questa; raccontateci le vostre impressioni. Goemon Mi sembra sia stata una bella manifestazione, con bei vestiti e belle interpretazioni. Ha vinto chi meritava. Fate cosplay da molto tempo? Jigen Come gruppo di Lupin siamo insieme da un anno, mentre nella prima edizione del Far East io e Goemon abbiamo portato Sumo Dai e Tokaj Banzai, due lottatori di sumo un pò strani. In seguito abbiamo iniziato questa avventura della banda di AAA.CERCASI LUPIN e quest'anno vorremo andare a Lucca. Quali progetti avete in cantiere come Banda di Lupin? Jigen Vorremmo realizzare un cortometraggio, è tra i nostri programmi futuri. Oltre al cercare e trovare un Lupin... ma ci siamo quasi! Dovrebbe fare la sua apparizione all'evento di Pordenone il 13 Maggio. Al momento cerchiamo persone che possano aiutarci nelle fasi di realizzazione del cortometraggio; abbiamo la storia, ci manca qualcuno che abbia voglia di cimentarsi nel'opera. Siate quindi legati al mondo del cinema oltre a quello del cosplay? Jigen Si, tutti noi tranne Fujiko abbiamo lavorato al Far East come driver. Essendo stati per tanto tempo all'interno di una così grande manifestazione cinematografica ora vorremmo cimentaci come registi. Come vi sembra il livello dei cosplayer italiani? Jigen In generale direi piuttosto alto. Nelle piccole città purtroppo è un fenomeno ancora poco conosciuto che andrebbe promosso. Bisognerebbe lavorare per far conoscere meglio questa interessante realtà. |
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Vuoi farci una piccola presentazione? Salve a tutti, mi chiamo Gabriella, ma nell'ambiente del cospay sono conosciuta come Mogu. Questo soprannome deriva dal primo cosplay che feci, Moguri, un personaggio fantastico di Final Fantasy, e da allora le persone che incontravo in fiera mi associavano a quel personaggio chiamandomi "Mogu". Vengo da Napoli e sono prossima alla Laurea in Architettura. Gli studi che ho fatto mi hanno aiutato in più occasioni nell'ambito della progettazione e della creazione dei cosplay. Molti materiali che uso per realizzare i progetti universitari li adopero anche nei miei costumi, conoscendo il metodo migliore per lavorarli; ad esempio so che alcuni tipi di legno devono essere tagliati in un certo modo oppure che per alcuni lavori è necessario usare resine piuttosto che altri materiali. Ho trovato una sorta di commistione tra le due cose Quindi è necessaria una certa competenza per realizzare i cosplay? Certamente, ma quella arriva con il tempo. Inizialmente non sapevo neppure cosa fosse una macchina da cucire e il primo costume lo feci insieme alla mamma di un amico. Da allora pian pianino facendomi insegnare, osservando altri all'opera, cercando su internet provai a realizzare qualcosa utilizzando una vecchia macchina da cucire di mia madre. Cercavo di dedicare all'apprendimento quanto più tempo possibile, esercitandomi da sola perchè dovendo seguire l'università non avevo il tempo di fare dei corsi specifici di cucito. Internet soprattutto diventa il luogo principale dove cercare e trovare il "sapere"! Su internet quindi trovi anche persone a cui chiedere consiglio? Si, senza dubbio. Prima c'erano i forum dove incontrarsi e scambiarsi consigli. Quello di Giorgia Cosplay era tra i più importanti e gettonati, non solo perchè era il suo sito, ma perchè lì potevamo formare gruppi, aiutarci, chiedere commissioni a persone più brave e competenti di noi. Il forum era soprattutto il ritrovo di tutti i cosplayer; ora lo è diventato Facebook. Preferisci occuparti degli accessori o confezionare il vestito? Una volta avrei detto che preferivo fare gli accessori, quindi sporcarmi le mani e lavorare i materiali... mi divertivo di più, non sapendo ancora cucire. Poi imparando, esercitandomi, soprattutto nel fare le cuciture dritte, che non sono per niente facili, mi sta appassionando anche la parte del cucito. Quindi adesso molto dipende dal cosplay che decido di realizzare. Il tuo costume preferito o quello al quale sei particolarmente legata? Ehm....difficile domanda! Dal 2006 ad oggi avrò fatto una quarantina di cosplay; ci fu un periodo in cui ne facevo uno ogni due mesi circa. Sicuramente il primo cosplay di Moguri ha un particolare significato affettivo, lo terrò sempre con me. Il cosplay più complesso invece? Quello che sto facendo per la prossima manifestazione sarà abbastanza complesso. Nell'edizione del Lucca Comics appena trascorsa ci sono state le selezioni italiane per partecipare al Japan Expo di Parigi. Io e un'amica abbiamo vinto come Miglior Gruppo e abbiamo deciso di partecipare con dei vestiti tratti da una nuovo manga ancora poco conosciuto qui in Italia, Clouth Road, incentrato su questi particolari vestiti, ricchi di fiori, che si modificano attraverso la nano tecnologia. Un altro vestito molto difficile da realizzare è stato quello di Dinah, tratto dal manga gotico Bizenghast, perchè sulla base di un vestito da dama ottocentesca, quindi ricco di dettagli e con un'ampia gonna, ho applicato a decorazione delle ossa, alcune anche molto piccole e difficili da maneggiare. Bello ma macabro! Hai partecipato a manifestazioni cosplay al di fuori dell'Italia? Agli inizi di Luglio parteciperò all'European Cosplay Gathering a Parigi. A Febbraio invece sono stata invitata in Messico come ospite per la TNT gt6; per ogni giorno di fiera avevo un costume diverso, ho partecipato a tantissime interviste, ho firmato autografi e avevo addirittura un Body Guard! Salendo sul palco mi tremavano le gambe, c'erano tantissime persone ad aspettare il nostro ingresso per poterci fotografare ed erano persone che ci conoscevano e ci seguivano su internet, dei veri fan insomma. è stato molto emozionante. Andare lì mi ha ricordato un pò come veniva visto il cosplay in Italia qualche anno fa, con passione sia da parte dei cosplayer che di chi viene in fiera per fotografarli; adesso a causa delle competizioni nascono molti screzi. Realizzi i costumi per soddisfazione personale o sempre in vista di una competizione? Tutti i cosplayer sono egocentrici... non farebbero tutto il lavoro che c'è dietro se non fosse così. Ma per quanto mi rigurda ogni cosplay che realizzo è per me stessa. Quando finisco un costume e lo guardo so di averci dedicato tempo e fatica ed è tutta mia la soddisfazione. In fiera è sempre un piacere quando ti fermano per chiedere una foto, riconoscendo il personaggio, o per farti complimenti. Come vedi il livello dei cosplayer italiani? è uno dei più alti in generale. Sicuramente tra gli europei si distinguono gli italiani e i francesi, all'estero invece abbiamo il Brasile. A livello mondiale i brasiliani e gli italiani sono tra i migliori, forse per le lunghe tradizioni che hanno legate al Carnevale, che comportano la realizzazione di vestiti e l'interpretazione dei personaggi. Il livello giapponese invece non è poi così alto, nonostante siano stati loro gli inventori del fenomeno perchè pensano molto di più alla realizzazione di un buono scatto fotografico e non dedicano sacrifici al vestito, che nella maggior parte dei casi è comprato o commissionato. E utilizzano moltissimo photoshop arrivando a cambiarsi addirittura i connotati per assomigliare al personaggo. In Cina invece funziona in maniera molto diversa rispetto a noi: nascono gruppi che lavorano alla realizzazione di un solo vestito per una persona del gruppo. Vengono fatte delle selezioni per scegliere chi dovrà partecipare ad importanti eventi cosplay, come il WCS (World Cosplay Summit ndr), e per un intero anno si lavora tutti insieme su quell'unico vestito; scelgono addirittura dei sostituti nel caso il modello dovesse essere impossibilitato a partecipare. In Oriente capita spesso che nella realizzazione di un cosplay si aggiungono dettagli quando nell'originale non ci sono; questo perchè spesso li si rivende e chi li compra vuole lo sfarzo, a discapito della fedeltà. L'America è anche molto competitiva nel mondo del cosplay riproducendo con ottimi risultati i loro supereroi Marvel o i personaggi dei giochi di ruolo on line. Cosa pensi delle competizioni cosplay in Italia? Dipende sempre da come una persona vive la cosa. Io pur facendo gare non mi lascio coinvolgere troppo, mentre ci sono persone che se la prendono molto quando non vincono e fanno nascere astio e invidia. C'è anche quella categoria di persone che preferisce andare in fiera senza partecipare a nessuna competizione. Credo che tanto abbia influito il premio che si ottiene vincendo molte delle competizioni che si fanno ormai in tutta Italia: prima ci si limitava ad una coppa oppure un attestato, adesso si passa a servizi fotografici, alla possibilità di diventare un giurato, addirittura a premi in denaro e viaggi pagati. è ovvio quindi che chi partecipa pretende molto da chi lo giudica, ma si concentra forse troppo sul difetto dell'avversario piuttosto che a valorizzare se stesso. Io mi diverto a partecipare alle gare e non mi preoccupo di criticare chi ho vicino, voglio mettermi a confronto con gli altri per fare meglio la prossima volta. Fare la scenetta poi da' moltissime soddisfazioni, quando vedi che tutto va come deve e che il pubblico riconosce e apprezza il tuo lavoro. Mi piace fare foto, mi piace girare per la fiera con gli amici, mi piace l'atmosfera che si respira. Quanto ha cambiato la tua vita il cosplay? Moltissimo, perchè non sono solo appassionata di manga e videogiochi, ma anche di cinema. Ora mi sto laureando in architettura e vorrei proseguire gli studi con un corso di scenografia teatrale e cinematografica che molto si collega al costume e al costumismo. Il cosplay ha aperto numerose strade per il mio futuro mantenedo viva la passione e l'interesse per tutto quello che faccio, permettendomi di capire il lavoro che vorrò intraprendere in futuro. foto ©Demis Albertacci |
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Come ti sei avvicinato al mondo del cosplay? Per caso! Nel 2008 partecipai all'evento veronese del "Sigurtà" e lì per la prima volta vidi questi ragazzi vestiti come i personaggi dei cartoni animati più famosi, dalla Disney ai cartoni animati giapponesi anni '80, ed iniziai ad interessarmi al fenomeno. In particolare mi colpì l'idea di trasformismo insita nel cosplay, come e in che misura una persona può immedesimarsi in un personaggio, proprio come un attore si prepara ad interpretare il ruolo assegnatogli. Ci sono differenze nel fotografare una modella e fotografare un cosplayer? Sono due aspetti diversi del "fare fotografia", nonostante siano presenti in entrambi i casi una modella e un vestito da catturare con l'obiettivo. Quando creo lo scenario per una modella, come ad esempio nel set Venexia, ho già in mente cosa voglio ottenere da quegli scatti; ogni photoset nasce da un'idea già delineata nella mia mente. Con il cosplay invece cambia il punto di partenza: ho già un personaggio su cui lavorare, con il suo background dal quale non ci si può tropo discostare. Ma per quanto sia vero che quello è un personaggio immaginario, dietro ai vestiti e alle armature si trova una persona. Ed allora cerco di rendere reale, in un certo senso tangibile, ciò che esiste solo sulla carta, come se magicamente si fosse materializzata nel mostro mondo, lavorando molto sulla scelta della location. In entrambi i casi senza dubbio c'è il desiderio di raccontare un'emozione a chi osserva la fotografia. Come scegli i soggetti per un servizio fotografico? Valuto diverse proposte e la scelta spesso cade in base a quanto un soggetto mi stimoli artisticamente o quanto mi senta affine con il set. Non sono un appassionato di manga o videogiochi e spesso non conosco i personaggi che mi propongono. Quando un cosplayer mi chiede di realizzare degli scatti mi informo per conoscere il personaggio che interpreterà, così da scoprire il modo migliore per realizzare la "trasformazione". Ci sono particolari regole nell'impostare un servizio fotografico? Una delle cose che reputo più importanti per la buona riuscita di un servizio è lo sfondo. Può essere sfocato, caotico, ricco di colori o monocromatico, ma è la cornice dentro la quale si muoverà il soggetto ed è il dettaglio al quale dedico maggiore attenzione. Cerco poi di evitare che il photoset sia un rigido susseguirsi di pose e scatti; deve crearsi feeling con il soggetto e per tutto il tempo parlo e faccio parlare, voglio che si senta a suo agio tanto da concedermi delle intime rivelazioni, tradotte nelle pose e nelle espressioni del viso, che spero di cogliere con l'obiettivo della macchina. A voltre capita che la posa che ha in mente di fare la modella sia diversa da quella che voglio fare io: uno dei due deve cedere, ma non sono quasi mai io! Cosa significa avere le proprie fotografie esposte alla Biennale di Venezia e in lontane parti del mondo? Quanto ha cambiato la tua carriera l'incontro con il cosplay? Avere le proprie foto alla biennale d' Arte di Venezia, mi ha riempito di orgoglio. Mio padre mi ci portava sempre da piccolo e sono stato felice di avergli dato questa soddisfazione prima della sua prematura scomparsa. A lui devo quello che sono e ogni mostra mi rende fiero di quello che lui mi ha insegnato. Non voglio siano traguardi ma nuovi punti di partenza. Si è aperto un nuovo mondo davanti a me e voglio esplorarlo fino in fondo! foto ©Demis Albertacci |
Marco Callioni |
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Ciao, vuoi presentarti e dirci cosa fai nella vita? Mi chiamo Marco Callioni, faccio il graphic designer per una ditta di abbigliamento sportivo. Quando è iniziata la tua carriera di cosplayer? Lucca 2008. è iniziata per caso in realtà, ho sempre visto e partecipato a queste fiere, ma non le ho mai frequentate come coslayer. Poi un anno insieme ad un gruppo di ragazzi di un forum che frequentavo abbiam deciso di provare e poi è stato l'inizio della fine! (ride) Il primo cosplay realizzato? Fay di "Tsubasa Chronicle" Con quali criteri scegli i personaggi da interpretare? Tramite la somiglianza, sia fisica che caratteriale. Ovviamente se riesco a starci bene esteticamente è meglio, ma se il personaggio non mi piace nel suo essere è difficile che ne realizzi il cosplay. I tuoi personaggi preferiti? I personaggi delle Clam, soprattutto quelli molto ambigui sia caratterialmente che esteticamente. Infatti Fay, che è uno dei miei preferiti, è tra i più ambigui tra le serie delle Clamp. Cosa ti piace di più realizzare, i vestiti o gli accessori? I vestiti non molto, più che altro perchè sto ancora imparando e quindi faccio ancora molto poco, ma con gli accessori invece.... vederli finiti dà una certa soddisfazione! Materiale preferito nella costruzione degli accessori? Il forex e i materiali plastici. Ho scoperto un mondo nel plexiglass avendo visto che si può sciogliere e modellare a piacimento. Come ti sembra l'ambiente del cosplay e delle competizioni? Vario, in un certo senso. A me la competizione piace perchè stimolante, ma se fatta nel modo giusto. è un ambiete difficile, quando ti rendi conto del livello che hai intorno scatta la competizione e la voglia di far meglio. Poi trovi sempre chi ha da ridire su tutto, quindi si cerca di vivere al meglio e serenamente il cosplay e la competizione che comporta. Un progetto futuro? Solo uno?! Diciamo che il più vicino e ambizioso è la versione dell'illustratore Amano di Barts, tratto dal videogioco di "Final Fantasy Dissidia", da portare il 6 Maggio al Forlive Cosplay di Forlì |
ENRICO Callioni |
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Ciao, vuoi presentarti e dirci cosa fai nella vita? Ciao, mi chiamo Enrico Callioni, sono un elettricista e anche impiegato d'ufficio. Quando è iniziata la tua carriera di cosplayer? Dopo quella di mio fratello Marco. Ero già un appassionato di manga e videogiochi e quando lui ha iniziato non è passato molto che lo seguissi anche io. Prima mi sentivo come dentro ad un guscio, lui mi ha fatto uscire. Con quali criteri scegli i personaggi da interpretare? Somiglianza caratteriale in primis, oltre ovviamente a quella fisica. Poi anche l'abito ha la sua parte nella scelta. Il primo cosplay realizzato? Kurogane di "Tsubasa Chronicle" I tuoi personaggi preferiti? Fenice dei "Cavalieri dello Zodiaco" e Nathan Drake, protagonista di "Uncharted". Cosa ti piace di più realizzare, i vestiti o gli accessori? Accessori. Senza dubbio da più soddisfazione. Materiale preferito nella costruzione degli accessori? Materiali plastici, legno, gesso... tutto quello che si riesce a trovare ed usare. Mi piace molto sperimentare! Come ti sembra l'ambiente del cosplay e delle competizioni? Potrebbe essere molto più rilassato. Tanti se la prendono troppo per futilità, dopo una fiera c'è sempre la polemica sulle scelte della giuria, anche se non si fa che ripetere "è un hobby!". Tanti dovrebbero viverlo davvero solo come un hobby. Noi lo facciamo con passione e divertimento, ed è questo il motore di questo mondo: la passione. Molti invece lo fanno solo a livello competitivo perche pensano di ottenere un profitto o un vantaggio personale. Un progetto futuro? Beh... magari partecipare al WCS con mio fratello! Per quanto riguarda i cosplay invece vorrei realizzare un'altra bella armatura dei Cavalieri dello Zodiaco progettata insieme a Marco e presa dalla serie "Lost Canvas". Pensavamo di realizzare Hypnos e Thanatos, le divinità gemelle, anche se comportano parecchio lavoro. |
14. far east film festival Udine, 20 / 28 aprile 2012
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