di Paolo FAZZINI

FELLINI E MOLINARO


Ho avuto la fortuna di rivedere, in versione restaurata, quel capolavoro (ed uso questo termine senza cinefiliaci slanci di entusiasmo) che è La Dolce Vita, dell’immortale Fellini. Le luci in sala si sono spente, l’inconfondibile musica di Rota si è alzata per poi lasciar spazio al silenzio assoluto che accompagna il Cristo volante delle prime immagini. Ma, durante la visione, qualcosa mi ha distratto. La distrazione non era causata dalla signora dalla chioma argentata che canticchiava sottovoce le note della colonna sonora, né dai giovani che all’apparire di Mastroianni esclamavano “Guarda, è Mastroianni!” o all’apparire di Anita Ekberg “Guarda la Ekberg com’era giovane!”.
Nulla di tutto ciò. Quello che mi ha piacevolmente distolto era un manifesto che, sfuggevolmente, appariva su di un muro, ripreso in secondo piano nell’inquadratura. Il manifesto, di natura chiaramente cinematografica, recava scritto “Appuntamento con il delitto”. Sono rimasto davvero sorpreso nel vedere che una locandina di un film di quel gran tuttofare di Edouard Molinaro apparisse in un’opera del Maestro. Per chi non lo sapesse Edouard Molinaro è nato in Francia nel 1928, è vivo, arzillo, ha diretto più di 60 film e l’anno scorso è tornato (o meglio, non se ne è mai andato) dietro la macchina da presa per dirigere Un homme par hasard, film tv francese. Appuntamento con il delitto (Un témoin dans la ville) è un suo film del 1959 coprodotto con capitali francesi e italiani; del cast facevano parte Lino Ventura, Franco Fabrizi, Robert Dalban. La presenza femminile era stata affidata a Sandra Milo alla quale, un paio d’anni dopo, Fellini avrebbe fatto interpretare il ruolo dell’amante in 8 ½. Nel 1958 invece Molinaro aveva diretto I vampiri del sesso (Des femmes disparaissent) e nel ’61, ancora un giallo, Chi ha ucciso Bella Sherman con Yves Robert e Jacques Monod.
Ma Molinaro ha affrontato, durante la sua lunga carriera, tutti i generi cinematografici, con particolare predilezione per la commedia. Suoi sono infatti Dracula padre e figlio, una parodia che vede Cristopher Lee alle prese con l'avvento del socialismo in Romania, evento che pone fine al regno di Dracula. Il famoso conte quindi è costretto ad emigrare a Parigi, dove trova impiego come attore nei film dell'orrore. Di Edouard Molinaro sono anche Un’adorabile idiota (1963) con Brigitte Bardot e Anthony Perkins, Il rompiballe con Lino Ventura ed il nostro Nino Castelnuovo, I sette peccati capitali del 1962, film composto di sette episodi ispirati ai sette peccati e firmati anche da Roger Vadim, Claude Chabrol e Jacques Demi.

 

 

Moltissimi comunque i film di Molinaro da ricordare: da Congiura di spie a Quelli della banda Beretta, da Louis De Funes e il nonno surgelato al recente Beaumarchais, l'insolent del 1996. Ma le due pellicole che forse più di tutte hanno reso celebre il nome del regista francese sono state La cage aux folles ed il sequel La cage aux folles II, distribuiti in Italia con i titoli di Il vizietto e Il vizietto 2 interpretati da Ugo Tognazi e Michel Serrault.

 


Nel frattempo, però, le immagini de La dolce vita continuavano a scorrere sullo schermo e, preso (adesso sì!) da un’irrefrenabile senso di colpa per essermi distratto dalla visione di quella magìa, ho cercato di mettere un punto ai miei voli pindarici con un ultimissimo pensiero. In mio soccorso è arrivato un altro tuttofare del cinema (questa volta italiano) che era Mario Bava. Bava ha diretto un bellissimo film dal titolo Operazione paura, nel quale compariva l’onirica immagine di una bambina-fantasma che faceva rimbalzare un’inquietante palla bianca. Lo stesso personaggio fa la sua apparizione in Toby Dammit, episodio diretto da Fellini nella pellicola Tre passi nel delirio. Si narra che ad una serata mondana Mario Bava, con la modestia e discrezione che lo caratterizzavano, avesse avvicinato Giulietta Masina e le avesse chiesto spiegazioni relative a quello che sembrava essere un classico furto d’autore. Si dice che la Masina alzò le sue piccole e tonde spallucce ed esclamò, socchiudendo gli occhioni: “Bè, che vuoi che ti dica…! Sai com’è Federico!”

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