Visto che il tuo è un film che affronta un tema non molto usuale
soprattutto per il cinema di casa nostra, quello di un grande fratello
nascosto che violenta la nostra privacy, vorremmo sapere come è nato il
progetto e che tipo di difficoltà hai incontrato.
Martelli: La prima difficoltà nel fare un film del genere è prima di
tutto trovare degli esperti del settore di cui noi ci siamo avvalsi. Inoltre
nel nostro caso ci sono stati diversi problemi per girare gli esterni della
base in Inghilterra, soprattutto in questo momento politicamente non facile.
Ci è stato impedito di fare riprese aeree sorvolando direttamente lo spazio
sopra la base e ci siamo dovuti arrangiare.
E a livello produttivo?
Martelli: Il fatto di essere giovani e senza esperienze significative
alle spalle non ci ha certo favoriti, ma noi abbiamo continuato a perseguire
il nostro progetto bussando a tante porte, finchè non ci hanno aperto quella
giusta.
Secondo i dati in vostro possesso, questi sistemi spy esistono realmente?
Martelli: Quella presentata era la realtà al 1998. Pensando a quanto
la tecnologia telefonistica e digitale è andata avanti in questi 8 anni, ci
si può solo immaginare a che punto siano ora questi sistemi. Più avanza la
tecnologia, più si rischia di essere esposti a pericoli di questo tipo.
Maya, per te questo è un film in qualche modo nuovo. Cosa ti ha spinto a
prendere parte al progetto e come ti sei trovata?
Sansa: L’idea di fare un film che fosse allo stesso tempo di
intrattenimento e di denuncia mi ha affascinata sin da subito. Oltretutto mi
piaceva poter tornare a recitare in inglese, visto che non lo facevo dai
tempi della scuola di recitazione a Londra. Io credo che si debba avere il
coraggio di fare anche film che non appartengono alla tradizione del nostro
Paese, senza copiare il cinema americano, ma interpretando la vicenda a
nostro modo.
Come è stato il passaggio alla distribuzione, avete avuto difficoltà?
Rossetti: Da una parte è stato difficile perché non abbiamo avuto
accesso ad alcuni tipo di contributo, ma il film è piaciuto subito e questo
ha aiutato a trovare persone disposte a distribuirlo.
Credi che il fatto che il film sia in qualche modo “di genere” aiuti a
mantenere alta l’attenzione fino alla fine perché lo spettatore vuole vedere
come va a finire?
Rossetti: Sì penso di sì, ma questo è solo la giusta ricompensa alla nostra
ostinazione nel voler fare un film che nessuno voleva inizialmente
appoggiare.
Viareggio, 25:04:2006
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