23.MO EUROPACINEMA
24/04/2006

CONFERENZE STAMPA

 

THE LISTENING

IN ASCOLTO

presenti il regista Giacomo Martelli, il produttore Paolo Rossetti e la protagonista Maya Sansa

di Silvio PIOLI


Visto che il tuo è un film che affronta un tema non molto usuale soprattutto per il cinema di casa nostra, quello di un grande fratello nascosto che violenta la nostra privacy, vorremmo sapere come è nato il progetto e che tipo di difficoltà hai incontrato.

Martelli: La prima difficoltà nel fare un film del genere è prima di tutto trovare degli esperti del settore di cui noi ci siamo avvalsi. Inoltre nel nostro caso ci sono stati diversi problemi per girare gli esterni della base in Inghilterra, soprattutto in questo momento politicamente non facile. Ci è stato impedito di fare riprese aeree sorvolando direttamente lo spazio sopra la base e ci siamo dovuti arrangiare.

E a livello produttivo?

Martelli: Il fatto di essere giovani e senza esperienze significative alle spalle non ci ha certo favoriti, ma noi abbiamo continuato a perseguire il nostro progetto bussando a tante porte, finchè non ci hanno aperto quella giusta.

Secondo i dati in vostro possesso, questi sistemi spy esistono realmente?

Martelli: Quella presentata era la realtà al 1998. Pensando a quanto la tecnologia telefonistica e digitale è andata avanti in questi 8 anni, ci si può solo immaginare a che punto siano ora questi sistemi. Più avanza la tecnologia, più si rischia di essere esposti a pericoli di questo tipo.

Maya, per te questo è un film in qualche modo nuovo. Cosa ti ha spinto a prendere parte al progetto e come ti sei trovata?

Sansa: L’idea di fare un film che fosse allo stesso tempo di intrattenimento e di denuncia mi ha affascinata sin da subito. Oltretutto mi piaceva poter tornare a recitare in inglese, visto che non lo facevo dai tempi della scuola di recitazione a Londra. Io credo che si debba avere il coraggio di fare anche film che non appartengono alla tradizione del nostro Paese, senza copiare il cinema americano, ma interpretando la vicenda a nostro modo.

Come è stato il passaggio alla distribuzione, avete avuto difficoltà?

Rossetti: Da una parte è stato difficile perché non abbiamo avuto accesso ad alcuni tipo di contributo, ma il film è piaciuto subito e questo ha aiutato a trovare persone disposte a distribuirlo.

Credi che il fatto che il film sia in qualche modo “di genere” aiuti a mantenere alta l’attenzione fino alla fine perché lo spettatore vuole vedere come va a finire?

Rossetti: Sì penso di sì, ma questo è solo la giusta ricompensa alla nostra ostinazione nel voler fare un film che nessuno voleva inizialmente appoggiare.

Viareggio, 25:04:2006