23.MO EUROPACINEMA
24/04/2006

CONFERENZE STAMPA

 

GRBAVICA

presente la regista Jasmila Zbanic e Luciano Sovena, distributore dell’Istituto Luce

di Silvio PIOLI


Questa è per lei un’opera prima anche se ha alle spalle diversi lavori documentaristici. Lei affronta i temi della violenza, della delinquenza e del disagio che la guerra si porta dietro a distanza di qualche anno dalla sua fine. Come mai questa scelta?

Zbanic: La guerra è un evento che lascia inevitabilmente uno strascico emotivo molto forte. Nell’ex Jugoslavia, si sono fatti film sulla seconda guerra mondiale fino agli anni ’60. Io stessa ho vissuto il dramma delle donne vittime di violenze in prima persona e ho voluto raccontarlo al mondo in questo modo.

è più una volontà di denunciare questi gravi episodi o un bisogno personale di raccontare la situazione nel suo Paese?

Zbanic: Direi che un po’ tutti e due gli aspetti mi hanno portato a fare un film come quello che ho girato, ma è più che altro un bisogno personale che sentivo.

Si ha l’impressione che nel film le attrici siano donne vere vittime delle violenze, è così?

Zbanic: Sì, in parte è così. Quando ho scritto la sceneggiatura, ho avuto modo di collaborare con molte donne che avevano subito violenze durante la guerra e ho voluto che partecipassero al film.

I temi di fondo sembrano essere l’odio (per chi si è reso colpevole degli stupri) e l’amore (per la figlia inizialmente non voluta). Può sembrare di individuare lo stupratore della donna in una delle scene del film, quella nel club in cui la protagonista viene picchiata dal padrone. è così?

Zbanic: La nostra società sta passando in maniera molto repentina dal socialismo al capitalismo. Io ho voluto evidenziare come in questa situazione l’uomo rappresenti una minaccia con la sua corsa all’arricchimento che lo rende disposto a tutto. Non intendevo identificare il padrone del club con uno degli stupratori, solo volevo mettere in evidenza come alcuni personaggi non si facciano scrupoli a picchiare o uccidere una donna per pochi soldi.

Cosa pensa del fatto che il film dovrà essere doppiato per essere distribuito in Italia?

Zbanic: Mi rendo conto che è una cosa indispensabile e permetterà una maggiore fruibilità del mio film e in questo mi trovo d’accordo. D’altra parte io vengo dalla Bosnia e non sono abituata al doppiaggio. Penso che doppiare un film gli tolga parte della sua espressività. Quando ho sentito il doppiaggio tedesco, non mi è piaciuto il fatto che la doppiatrice della protagonista le conferisca un tono drammatico sin dall’inizio, mentre io ho cercato di renderla in maniera tale che avesse una sorta di evoluzione in senso drammatico nel corso del film. So però che i doppiatori italiani sono molto bravi e sono fiduciosa

Cosa vi ha spinto a distribuire il film in Italia?

Sovena: La nostra linea politica ci ha portato inevitabilmente a porre l’attenzione su questo film per i temi che affronta. Io ebbi l’occasione di vederlo in lingua originale e con i sottotitoli in tedesco. Pur senza capirne una parola, lo trovai un ottimo prodotto, capace di comunicare con le immagini e pensai che avremmo dovuto distribuirlo.
 

Viareggio, 25:04:2006