Il film mutua solo l'assonanza del titolo da UN UOMO E UNA DONNA di Lelouch,
per fortuna dello spettatore.
Si viene immediatamente proiettati dentro un quadretto bifamiliare, anche se
solo una è la coppia sposata, dove la prassi quotidiana sta nella frequenza
delle crisi e l'eccezione nel loro superamento.
Si naviga a vista, a volte piacevolmente, a volte meno.
Trattasi di commedia americana citazionista anni Duemila, un po' scorretta
(le fart-situazioni alla TUTTI PAZZI PER MARY, il voyeurismo sessuale
internettiano, l'atmosfera molto "Sex and the City") e un po' malinconica,
che vaga randomly nella speranza di ritrovarsi prima o poi dalle
parti di CLOSER, colonna sonora inclusa.
I ruoli maschili avrebbero più materia da mettere in campo, poiché l'indecisionismo
compulsivo è il loro territorio d'azione, contrapposto alle scelte
definitive delle donne (comunque matrimonio).
Le performance di Maggie Gyllenhaal e Julianne Moore, però, ribaltano le
dinamiche attoriali annientando la controparte, che va alla deriva tra
irritanti caratterizzazioni - Crudup, assolutamente fuori ruolo - e
immobilismo psico-facciale - David Duchovny, il post-investigatore di
X-filesiana fama.
La commedia contemporanea, in assenza di uno sfondo di tematiche
condivise e collettive (diciamo anni '70), deve assolutamente
dotarsi di solidissima e chiara scrittura di cinema da camera, per
giocare al meglio l'unico asso nella manica, ovvero la capacità degli attori
di vestire e fare proprio uno spartito inattaccabile in partenza, anche se
vuoto, o, come nel citato CLOSER, orchestrato attorno a un vuoto
(di sentimenti).
Mancando questo canovaccio è evidente che, come qui, anche i due
ruoli femminili, per quanto meglio sviluppati, soffrano di debolezza
congenita, essendo lo sceneggiatore e regista Bart Freundlich poco propenso
a esporre lo spettatore ai rischi di un qualsivoglia scandaglio interiore e
la tenace applicazione delle due star si perde tra dialoghi e
situazioni improbabili.
Tom/Duchovny, erotomane perennemente connesso a siti porno, fa da sempre
comunella con il freak Tobey/Crudup, suo cognato creativo sconnesso
dal mondo reale.
Il film, nel giro di un paio di scene, dispone entrambi i personaggi su un
poco affascinante sfondo coprologico, tra figli stitici e gas di varia
natura, nel tentativo di raccontarci il buffo nonsense di esistenze
trascinate attorno a un centro che manca.
Tom, sui quaranta e sposato con la coetanea Rebecca/Moore, attrice di
teatro, inciampa in una relazione extra-coniugale con la provocante Pamela,
mamma single incontrata all'asilo, capace di agganciarlo con
citazionistica destrezza ("Hey, you, "rebel without a cause"..."), mentre il
trentenne Tobey sta perdendo per strada l'eterna fidanzata Elaine/Gyllenhaal,
scrittrice imprecisamente dotata e ossessionata dall'idea della maternità.
Le coppie s'incontrano spesso, senza peraltro trovare un piano comune di
dialogo, in quanto la giocosa superficialità dei maschi s'infrange contro lo
scoglio del serio e inattaccabile realismo femminile, generando comunque
dinamiche centrifughe.
Ogni cosa è stabilita a priori (caratteri, scelte private, contesto
sociale) e tenuta nel limbo di una comoda indefinitezza che apre il
varco al solo tono da commedia, leggero, a-problematico.
Il tutto risulterebbe accettabile sotto il tiro incrociato di fenomenali
battute e gag, che però latitano, e il film rimane accovacciato su
se stesso, persino manicheo e maschilista nel tratteggiare la mappa
dei tipi umani alternativi alla coppia: i flirt degli uomini hanno le
immancabili facies di irresistibili bambole del sesso, in quanto tali
giustificabili, mentre quelli di Rebecca ed Elaine risultano
programmaticamente impraticabili (dal pastore folksinger
all'intellettuale russo, dall'attor giovane palpatore all'editrice lesbica),
raccontati in modo tale da rendere accettabili i precedenti
mariti/fidanzati.
UOMINI E DONNE, insomma, spinge a operare scelte per difetto,
imbastendo una filosofia del male minore abbastanza
agghiacciante in epoca di revisione spinta della famiglia tradizionalmente
intesa (l'Europa, con Almodovar e altri simili - ma certo non Ozpetek!
- è da anni molto più avanti nel raccontarci i mutamenti in atto).
Le donne, pare voler dire Freundlich, dovrebbero evitare peregrinazioni
sentimentali extra moenia domestiche perché immancabilmente destinate a
incrociare ogni tipologia di falliti e maniaci, mentre una sana cura del
sesso alternativo agito dal coniuge può restituire loro il compagno
tirato a lucido, pronto per riarredare con la sua presenza anodina i vuoti
del soggiorno o della camera da letto.
Peccato per l'evidente spreco del cast femminile (si vedano anche i due
minuti scarsi di Ellen Barkin): Gyllenhaal e Moore, richiestissime e quasi
sempre perfette, ultimamente alternano scelte azzeccate ad altre molto meno
ponderate. |