RECENSIONE DVD ED EXTRA

 

SYMPATHY FOR THE DEVIL

- one plus one -

di Jean-Luc Godard
Gran Bretagna, 1968
Con Keith Richards, Brian Jones

di Gabriele FRANCIONI

Straordinario esempio in cui l'edizione in Dvd di un film non si limita a fornire un servizio alla critica e ai semplici cinefili, ma decide di dialogare, replicandola, con la natura binaria dell'opera presa in esame: one (dvd) plus one (dvd).
La Rarovideo, che dal 2000 svolge un ruolo imprescindibile nel panorama cinematografico nazionale e non, ci ha viziato licenziando cofanetti che coniugano grande attenzione filologica e qualità tecnica complessiva (riversamento del master spesso restaurato, ricchezza degli extra, etc), scelta dei titoli e veste editoriale raffinata, curatissima. Nel caso di ONE PLUS ONE/SYMPATHY FOR THE DEVIL l'accoppiata Minerva Pictures/RAROVIDEO si supera. L'impostazione di base e l'apparato critico fornito sono di livello eccezionale.
La scelta di rendere disponibile le due versioni del film, di fornire one dvd plus one dvd, è un atto di creazione coerente col work in progress infinito di Jean-Luc Godard.
Giocato tutto su una serie di fondamentali dualismi dialettici dell'epoca, il principale dei quali riguardava la possibilità/impossibilità di un intellettuale di dirsi anche "rivoluzionario", S.F.T.D. vede la riproposizione del director's cut al fianco dell'originale release voluta dalla produzione: il primo film non si chiude, lasciando aperta la ricerca del suono, esibendo una canzone ancora in fieri.
L'altro, destinato al consumo immediato, muore nella scelta definitiva e occlusiva di un brano, decidendo che l'One degli Stones debba prevalere su quello di G.
L'altro dualismo, direttamente chiamato in causa dal regista nell'esposizione della propria poetica, è quello tra creation e de(con)struction.
La pellicola segue i Rolling Stones (avrebbero dovuto essere i Beatles, che rifiutarono) nel flusso in(de)finito della creazione, veri operai, working class al lavoro per una forma d'arte liberata dai vincoli della cultura di matrice borghese, come sottolinea G. nel documentario VOICES presente tra gli extra: "Non bisogna dar vita ad un'arte PER i lavoratori, ma sperare in un'espressione DELLA classe operaia".
L'intellettuale, meno dedito dell'artista all'azione, si autoelimina, o almeno cerca di annullare il P.O.V. presente nel suo sguardo inquinato da secoli di formazione e accumulazione di nozioni, dati, (pre)concetti.
Se l'artista (il musicista rock anti-classico, privo di educazione accademica) pretende di essere il vero, unico moderno rivoluzionario, l'intellettuale (G.) deve rinunciare al proprio status, spegnere la pretesa di poiein e limitarsi a documentare il lavoro di quello.
Abbiamo, peraltro, visto come G. ribalti i termini della questione.
In un'epoca di manifesti politico-culturali e dichiarazioni programmatiche, è singolare e affascinante rilevare il sostanziale nonsense godardiano, laddove l'arte popolare degli Stones è spiata da uno sguardo implacabilmente colto (intellettualistico!) che muove con delicata e controllatissima sapienza la m.d.p. in carrelli laterali e panoramiche.
Quanto maggiore lo sforzo di defilarsi, tanto minore la possibilità di non notare la presenza del deus ex-machina.

L'edizione di Rarovideo offre due film splendidi in una confezione ricchissima servendosi di un master impeccabile, riversato in maniera superba.
Non ce ne vogliano le altre Case, ma Minerva/Curti/Rarovideo sono insuperabili nel confezionare un prodotto irresistibile nel suo complesso, dotato di tutti i crismi del "dvd ideale", da sogno, che ogni critico vorrebbe avere come oggetto multiuso, da leggere-ascoltare-vedere-mostrare come un monolito nero e rosso destinato ad arredare la videoteca perfetta e i sogni dello studioso di cinema.
La qualità visiva ha dell'incredibile: occorrerebbero altri testi per descrivere la magia provata mentre Godard/gli Stones/Minerva ci proiettavano, da vere macchine del tempo, in un futuro passato privo di coordinate, bolla in cui viaggiare e decidere di sostare per un tempo "x", godardianamente infinito.
Nessun film è ipnotico quanto ONE-PLUS-ONE-SYMPATHY-FOR-THE-DEVIL di RAROVIDEO, nessun altro film musicale sarà mai capace di disossare i corpi-rock quanto questo, ma solo grazie a una ri-visione perfetta, a una stabilità dell'immagine da far impallidire ogni altro riversamento dei film nuovi, a una tavolozza cromatica fedelissima all'originale (lo si nota dai corretti cambi di tono tra l'infinito segmento in studio e le scene in esterni, anch'esse differenziate: più chiaroscurale quella delle Black Panther, più omogenea quella di ALL ABOUT EVE).
L'audio segue il video: inarrivabile mentre ascoltiamo Brian Jones & co., da reportage nelle altre sezioni della pellicola.

Capitolo Extra: dobbiamo considerare un semplice Extra la presenza del director's cut? E il documentario VOICES, one + one + one, a questo punto, vero e proprio film nel film? E la consueta debordante creatività ghezziana, incarnata in sempre emozionanti videocose che condividono la qualità d'in(de)finitezza con lo stesso Godard? E il libretto (dei sogni) allegato alla confezione, dove Donatello Fumarola e lo stesso Ghezzi discettano di ogni cosa, narrandoci aneddoti sul concerto del 1982 in Italia , stratificando visioni eccentriche su ri-visioni (con)centratissime, azzeccatissime? Non dei semplici contenuti speciali, ma 2, 3 film in aggiunta a quello iniziale.

"Ma aspettate e altre ne avrete": Rarovideo produce pezzi solidi di cultura (alcuni hanno anche un loro peso notevole, dati i libretti col testo inglese a fronte), sottili mattoncini di un edificio che ci sta sempre davanti, ci guarda nella sua veste grafica sontuosa, nel suo design color rosso e nero.
 

RAROVIDEO

SYMPATHY FOR THE DEVIL

- one plus one -

di Jean-Luc Godard