La bionda Lydia è una ragazzina che prepara insieme ai compagni la recita
scolastica nei giardini di cemento della banlieu parigina, mettendo in scena
"Il gioco del caso e dell’amore" di Marivaux.
è spavaldamente corteggiata
da Arlecchino, uno spilungone fidanzato con un'algerina, il cui posto
vorrebbe essere preso da Krimo, quindicenne maghrebino impacciato, timido,
quasi sempre muto e per questo scartato dalla professoressa di recitazione.
I ruoli imposti dalla pièce teatrale fanno dell'insicura Lydia una
reginetta dell'amore, supponente e altezzosa, e costringono l'amica
logorroica e attaccabrighe a diventarne la serva. Krimo baratta la parte di
Arlecchino con il compagno di classe, ottenendo poco o niente dall'adorata
Lydia. Seguono alterne vicende (contrapposizioni tra etnie, scontri tra il
gruppo dei maschi e quello delle femmine) sino a un'imprevista svolta
drammatica e alla catarsi incompleta del finale.
Come nel precedente TUTTA COLPA DI VOLTAIRE, è l'improvvisa irruzione del
Reale all'interno della finzione del Testo a creare fratture nel corpo
sociale, lasciando intatti gli interrogativi generati dai due livelli
sui quali si sviluppa il racconto.
Dopo l'ondata di film sulla banlieu parigina di metà anni Novanta, di cui
L'ODIO fu una sorta di capostipite, il tono generale è mutato, passando
dalla frenesia di Kassovitz (ebreo francese) al maggiore controllo
stilistico del tunisino Kéchiche, ma la sostanza non cambia.
Si ribalta, invece, il punto di vista, poiché sono sempre più i
registi maghrebini a raccontare il proprio mondo, vissuto tra frustrante
emarginazione e sensi di colpa da parte dei francesi ex-colonizzatori.
I due film di Abdellatif Kéchiche - il primo fu il bellissimo TUTTA COLPA DI
VOLTAIRE (2000) - hanno ottenuto ovunque consensi molto ampi e l'Italia ha
contribuito col premio assegnato a LA SCHIVATA durante il Torino Film
Festival del 2004.
In risposta a una discreta circolazione nelle nostre sale, ecco entrambi i
titoli in uscita per DOLMEN VIDEO (www.emik.it), molto attesi e assai
graditi da un nuovo pubblico orientato verso il prodotto a fortissima
caratterizzazione etnica.
Ottima l'edizione del Dvd: spicca un'interessante intervista al regista, che
accenna alla capacità di Marivaux di dar voce ai derelitti, agli emarginati
e racconta la ricerca compiuta sul linguaggio giovanile delle periferie
parigine, usato come un codice di riconoscimento di grande impatto.
Coerentemente, l'audio mantiene intatto il nitore della presa diretta
(ottimo anche il doppiaggio, che segue a mille all'ora il parlato dei
ragazzini: ma questo è un film da seguire in lingua originale!),
fondamentale per rendere in maniera appropriata i dialoghi serratissimi e
concitati tra i protagonisti e per far sentire i rumori d'ambiente della
banlieu.
Kéchiche è un regista prevalentemente open air: il Dvd restituisce
fedelmente le scelte dell'autore riguardo ad una fotografia assai nitida (le
scene scure, d'interni, sono limitate) e il quadro è sempre limpido.
Per un film del 2003 è naturale che il master sia ottimo e il riversamento
se ne avvantaggia notevolmente.
LA SCHIVATA è un meraviglioso esempio di come si possa far incontrare il
tono leggero di una rappresentazione scolastica - il testo di Marivaux - e
il registro drammatico dei primi scontri tra gruppi sociali di adolescenti.
Kéchiche ci mostra l'universo adolescenziale mentre si allena alla finzione
delle categorie sociali, ma suggerisce che una precoce meditazione sul tema
possa servire, una volta adulti, a ribaltare le parti e a sopravvivere.
dolmen
|