RECENSIONE DVD ED EXTRA

UN ORA SOLA TI VORREI
di Alina Marazzi

Italia 2002

Con Liseli Marazzi Hoepli

di Gabriele FRANCIONI

Il Dvd di UN'ORA SOLA TI VORREI, primo lungometraggio della regista milanese Alina Marazzi, ha un valore e un sapore del tutto particolari, poiché alcune sue caratteristiche lo differenziano dalla maggioranza degli analoghi supporti digitali in circolazione. Il primo motivo è legato alla ricca, ma complessa vicenda produttiva, che ne ha prolungato l'esistenza artistica dal 2002 al 2005.
Il che significa che il Dvd in questione interviene a colmare un'esigenza e un'urgenza, testimoniate dalle centinaia di interventi sul blog del sito dedicato (www.unorasola.it): la gente che non lo ha potuto vedere in questi tre anni può finalmente apprezzare e, soprattutto, conservare un'opera splendida, che già di per sè è un atto di amore e di conservazione della memoria.
Il film sulla vicenda di Liseli Hoepli Marazzi è un oggetto d'arte privata che dobbiamo tenere sul "comodino" ideale della nostra stanza, sempre pronto per una nuova visione.
Il secondo motivo riguarda la qualità non esclusivamente tecnica della riproduzione digitale, ovvero i cosiddetti "extra".

1/ Intervista della Marazzi prima dell'inizio del lavoro di montaggio

L'autrice parla a ruota libera e in preda all'emozione, che la coglie quando arriva a raccontare della madre ("il mio confronto con questa... faccia... la faccia di una mamma che non c'è..."). Al di là di ogni retorica, è uno dei momenti più toccanti ed è straordinario il fatto che la regista abbia avuto il coraggio di mettersi a nudo, senza occultarne la natura privatissima e dolorosa, anche se liberatoria.
Le lacrime sullo splendido viso di Alina valgono quanto cento pellicole di finzione e sono il manifesto più chiaro di cosa sia in grado di comunicare un "documentario" concepito fuori della norma del canonico freddo reportage sulle realtà del mondo.
Il primo mondo che (non) conosciamo è il nostro mondo interiore e la Marazzi ci accompagna in questo splendido viaggio di conoscenza.

2/ Commento dell'autrice a tre anni dal termine della lavorazione

Il volto di Alina, questa volta, è ripreso fuori fuoco. L'immagine, però, ci restituisce - per contrasto - una persona tranquilla e più sicura, consapevole del fatto che questi ultimi anni e l'apprezzamento verso il suo lavoro l'hanno aiutata nell'opera di "ricostruzione", di "recherche" della madre perduta.
Titoli muti anticipano le domande cui lei risponde.
Anche nella delicata scelta di voler creare una sorta di distanza tra chi guarda e chi parla, la Marazzi dimostra finezza artistica e rare capacità narrative: proprio quando ce l'aspetteremmo ancora più "a fuoco" ed esplicita, lei torna a nascondersi. L'opera di confronto col dolore, sia chiaro, è appena iniziata.
Oppure, più semplicemente, la sfocatura e il "muto" sono un omaggio ai supporti filmici utilizzati dal nonno e un ulteriore segno della compresenza di passato e presente.

3/ Spezzoni muti girati da Ulrico Hoepli

Assolutamente emozionanti!
Entriamo nel giardino segreto di un cineasta amatoriale ma abile e sensibile, dati i mezzi e il tempo a sua disposizione.
Un incredibile viaggio senza sonoro tra le Italie di quasi un secolo, che improvvisamente acquistano un dato di "realtà" e plausibilità garantite, anche, dalla straordinaria qualità visiva, frutto della rimasterizzazione e del riversamento in formato digitale.
Bellissimi i momenti in cui Liseli strapazza un paio di riviste di cinema del padre ("Schermo" e "Cinema"), di cui possiamo vedere le pagine ancora fresche di stampa(!), la patinatura e la modernità, anche se una rappresenta la rigida "mascella che al cortile parlava", sepolta da decenni di democratica razionalità.
La guerra: il contrasto tra la difesa di una felicità privata e la rappresentazione della sofferenza fuori dalle mura domestiche (i camioncini degli alleati che risalgono una strada illuminata). Oltre ogni cinegiornale dell'Istituto Luce, oltre ogni indagine-tv degli anni Settanta, questi pochi minuti ci fanno entrare come mai prima dentro una realtà a noi sconosciuta.
Un filmino senza parole ci lascia, letteralmente, senza parole.
Ancora: altri imperdibili momenti passati a correre sulla camionetta, forse, di un soldato o autista, che porta Liseli e la mamma su per strade di montagna, verso una probabile villa di vacanze.
Colori vivissimi, qualità visiva ed emozionale altissima.
Infine: Liseli e il fratellino con le prime biciclette, sul terriccio di un giardino milanese. Un ginocchio scorticato.

4/ I "credits" del cast tecnico
(Alina Marazzi, la montatrice Ilaria Fraioli, il responsabile del sonoro, Benni Atria) e della produzione.

5/ Un'introduzione scritta della Marazzi, concepita come una sorta di riassunto delle "FAQ", e conseguenti risposte, rivolte alla regista in questi tre anni dai vari intervistatori.

6/ Una completissima bio-filmografia dell'autrice
 

DOLMEN

UN ORA SOLA TI VORREI
di Alina Marazzi