ANALISI ESTESA DEL FILM

LILA 4-EVER
di Lukas Moodysson

Svezia 2002

Con O. Akinshina e A. Bogucharskij

di Manuela PINETTI

Lilja ha sedici anni, vive nella periferia dell'ex Unione Sovietica e non vede l'ora di partire per gli Stati Uniti con la madre e il di lei fidanzato. Si affretta quindi ad annunciarlo a chiunque, inizia a tagliare i ponti con quel mondo di degrado, prepara le valigie. Ma la madre preferisce ricominciare la propria vita senza di lei, e l'affida a una zia con la (vana) promessa che le manderà del denaro per permetterle di raggiungerla il più presto possibile. In un ambiente in cui non esistono pietà, altruismo (e meno che meno amore) Lilja è abbandonata a se stessa. Immediatamente spedita dalla zia in un appartamento sudicio, senza luce né riscaldamento, sarebbe completamente sola se con lei non ci fosse Volodya, undicenne senza fissa dimora che a volte dorme sul suo divano. Insieme cercano disperatamente una felicità che però non gli è consentito raggiungere, se si esclude quella artificiale data da sniffate di colla e medicinali presi alla rinfusa.
La prima parte del film sfiora la perfezione: personaggi ben definiti, equilibrio tra immagini, musica e dialoghi, uso penetrante della macchina da presa (con qua e là le zoomate sui volti dei personaggi che sono ormai una cifra distintiva del regista).
La scena iniziale, flash forward di notevole impatto, anticipa che per Lilja non ci sarà scampo, e contribuisce a quel senso di tragedia incombente che è poi la struttura portante del film. Moodysson dimostra di saper raccontare quella che poteva essere "la solita storia" in modo pulito e senza sbavature, senza scadere nel già visto.
Da un certo punto in poi, quando tutti gli ingredienti sono stati inseriti all'interno del racconto, il film prende l'unica strada possibile: per poter mangiare Lilya inizia a prostituirsi; quindi appare il ragazzo dolce e carino - Andrej - che vuole stare con lei senza ricevere nulla in cambio e che le propone una via d'uscita.
Andare in Svezia con Andrei a raccogliere verdura è l'ultima illusione, perché appena scesa dall'aereo si ritrova (ma ce lo aspettavamo) nuovamente nel giro della prostituzione, ma questa volta non è una sua scelta. E se prima gli incontri con i clienti erano mostrati attraverso la soggettiva di Lilja (e la variegata serie di uomini ansimanti è un ottimo momento del film) ora lo sono in prospettiva capovolta, mostrandoci la novella Cabiria felliniana sub specie di oggetto sessuale.
Come già ci aveva abituato in Fucking Amal e Together, Moodysson riesce nell'impresa di farci affezionare ai personaggi e al loro mondo, aiutato in questo anche da interpreti validi (che, fra l'altro, sono per lo più dei non professionisti). Pessimismo e senso d'angoscia non sono mitigati neanche dalle apparizioni di Volodya, nei momenti più disperati, in veste di angelo protettore: il paradiso esiste, ma la felicità non si trova neanche lì.
Con questo film Moodysson ha senz'altro virato verso l'alto, lontano dall'atmosfera - tutto sommato - sbarazzina di Together, in cui le zone drammatiche della storia venivano risolte nel gioioso e giocoso finale.
Qui invece ha "duellato" con la Tragedia.

VOTO: 28/30
17/02/2006

LILA 4-EVER
di Lukas Moodysson