ANALISI ESTESA DEL FILM

IL CARABINIERE A CAVALLO
di Carlo Lizzani
Italia, 1961
Con Nino Manfredi, Peppino De Filippo

di Alessandro ANSELMI

Il carabiniere Bartolumucci, esempio di ordine e disciplina per tutti i colleghi della caserma, sta per essere trasferito a Torino dove diventerà istruttore. L’irreprensibile carabiniere a cavallo tiene però nascosta la sua relazione con una attraente insegnante di provincia con la quale vorrebbe sposarsi prima di partire. Ma non può perché il rigido regolamento dei carabinieri proibisce di prendere moglie prima dei trent’anni, e Bartolomucci al quale mancano ancora tre anni per arrivare all’età consentita non se la sente di aspettare. Allora decide di combinare lo sposalizio in gran segreto. Fissata la data delle nozze e presi i dovuti accordi con il parroco che dovrà celebrare celatamente il rito, arriva per lui il più inaspettato degli impedimenti. Qual è il danno più grave che può subire un carabiniere a cavallo? Senza dubbio la sparizione del suo fedele destriero. Ed è proprio ciò che accade a Bartolomucci alla vigilia della celebrazione del matrimonio. Così il giovane carabiniere, una volta espletata la pratica della sacra unione in gran riserbo, si trova il giorno stesso delle nozze a doversi dividere tra le rimostranze della moglie in attesa di consumare il matrimonio e la ricerca affannosa del suo cavallo Rutilio con l’aiuto di un maresciallo in pensione suo amico.
Il film è una delle rare incursioni nella commedia di Carlo Lizzani che ci propone con abile regia un umorismo elegante e ricco di trovate. L’abilità della messa in scena è coadiuvata da una bella fotografia in bianco e nero. Manfredi e De Filippo si esibiscono in un modello di comicità oggi difficilmente e malauguratamente poco imitato.

IL CARABINIERE A CAVALLO
di Carlo Lizzani