RECENSIONE DVD ED EXTRA

BREAKING NEWS
di Johnny To
Giappone 2004
Con Kelly Chen, Nick Cheung

di Marco Grosoli

L'azione, come principio cardine del cinema, che affonda nella sua nemesi e riemerge. Questo, in sintesi, il progetto estetico di Breaking News, portato a termine da Johnnie To con straordinaria proprietà ed efficacia di mezzi. Si parte con un piano-sequenza da urlo, quindici minuti di perfetta orchestrazione di una sparatoria tra un gruppo di rapinatori e le forze dell'ordine per strada: l'azione resa (al meglio) nella sua presenza, nella sua immediatezza. Poi quasi tutto il resto del film sarà una contorta partita a scacchi tra la polizia e i malviventi che intanto hanno occupato un appartamento in un condominio tenendone in scacco gli abitanti; e la partita si giocherà più che altro a colpi di immagine, un gioco di strategia tesissima volto a “far credere” ai nemici ciò che conviene che credano – non mancano i colpi bassi, come l'uso cruciale delle foto scattate col telefonino, ma è soprattutto a livello mediatico (dirette TV eccetera) che la questione viene decisa...
Insomma, l'azione si smaterializza, ma l'eccezionale polso registico di To scava sottopelle a questa smaterializzazione ricostruendo figure filmiche sempre più turgide e spigolose, con un senso supremo della sintesi e del ritmo che guarda direttamente all'Hollywood con la H maiuscola – ma in modo più forsennato e selvaggio. L'accumulo di interazioni e ribaltamenti tra le parti tracima a perdifiato fino a che c'è bisogno di una nuova svolta: un inseguimento a piedi che è una pulitissima “sintesi” delle due fasi precedenti – la densità spaziale e la disseminazione possono andare vorticosamente a braccetto. Il che è una bella lezione di teoria filmica, condotta con il solito impagabile ultrapragmatismo di To. Che ci dice, come il solo unico e sublime Michael Mann è capace di dirci, che tra un occhio solido come il marmo e un fascio di linee impazzite non c'è per forza incompatibilità.
Notevoli gli extra di questa edizione in DVD della Dolmen. In particolare il “making of”, che nel contesto di un'operazione del genere, così legata all'esibita performance del piano-sequenza iniziale, è idealmente indispensabile. In altre parole: come può mancare, in un film che esordisce con una prova di forza registica di un quarto d'ora, qualcosa che documenti e ravvivi questa prova? Oltretutto, si tratta di un “making of” dal montaggio piuttosto ambizioso, fino a sembrare quasi anch'esso una prova di forza espressiva...
In ogni caso, un film imprescindibile per capire dove vada il cinema d'azione “pura” oggi che sembra per molti versi spacciato.
 

DOLMEN

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