Consacrato da un premio importante a Cannes nel 2004 (giuria presieduta da
Tarantino), Tony Gatlif è ormai un nome forte del cinema europeo. Il cantore
per eccellenza del mondo gitano (di cui lui è originario, del resto), folle,
vitale e disordinato. Ma niente sbruffonate eccessive alla Kusturica: il suo
cinema è innanzitutto un'immersione fiduciosa nei “suoi” paesaggi, volti,
danze e bizzarrie, tutti captati dal grande “fiuto” di Gatlif per ciò che
riesce a farsi “accendere” dalla macchina da presa. Il suo approccio quasi
documentario, insomma, è comunque molto sensibile alle potenzialità visuali
e sensuali di quello che gli sta di fronte.
Vengo è uno dei suoi ultimi film (è del 2000), e racconta di Caco, uomo
potente ma ancora segnato dalla morte della figlia, che tenta un compromesso
con una famiglia rivale che vuole vendicarsi violentemente di alcuni suoi
parenti. Il flamenco è come una trama parallela; il protagonista è
interpretato da Antonio Canales (uno dei più celebri ballerini di flamenco),
e ci sono anche La Caita E La Paquera (due cantanti pietre miliari del
flamenco): “El duende del viento”, lo spirito del flamenco, è forse il vero
protagonista di questa dichiarazione d'amore all'Andalusia (tanti, tanti
esterni) e a un'etnia in cui sopravvivono valori spinosi (la vendetta,
l'orgoglio, la gelosia...) ma umanissimi.
Un film trascinante (al di là del freddo interesse “etnico”), cantato e
ballato a volontà, che il dvd grazia con una provvidenziale
rimasterizzazione (basta fare il confronto con il trailer per vedere quanto
ci abbia guadagnato in definizione visiva).
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