ONE DVD PLUS ONE DVD
Opera Aperta secondo la valenza Eco-iana del termine, il film
utilizza elementi binari spesso in contrapposizione fra loro e si pone come
summa di tematiche legate all'atmosfera politica e culturale del 1968, anno
di realizzazione del film.
Godard manipola i materiali della Storia in presa diretta, come fanno i
fonici e gli intervistatori-tv nell'episodio ALL ABOUT EVE, riposizionando
quelli rispetto al senso comune dell'epoca.
Estraneo a ogni ortodossia politica, si muove tra diversi piani teorici
senza prendere posizione, individuando piuttosto nell'identità proteiforme e
invasiva dei media, che rappresentano il lato oscuro
della libertà d'informazione, il nemico da combattere.
Ogni segmento della pellicola annega infatti le varie dichiarazioni
programmatiche in un rumore di fondo (passaggi di aerei, treni) funzionale
alla messa in crisi di qualunque asserzione apodittica.
L'equipe televisiva impegnata a intervistare Eve Democracy, poi, impone
un'artefatta
macchinosità tecnologizzata entro un contesto virginale, puro che si
chiama fuori rispetto al dibattito politico, impotente di fronte a domande
che contengono in sè le risposte ("Yes-No" è ciò che solo può dire Eve,
incalzata dall'illiberalità inquisitoria dei media).
Dall'incipit della sequenza (la telefonata mancata a Le Roy Jones, ovvero il
tentativo fallito di connettere democrazia ed estremismo declamatorio e
asfittico delle Black Panther, seguendo G.), registriamo l'impacciato
procedere a scatti della troupe, tra fili e microfoni, l'ingombro fisico dei
materiali ineffettuali attraverso cui si esprimono i mezzi d'informazione,
in contrasto con la verità bassa, elementare, primaria presente nell'istinto
di conoscenza e autoespressione del popolo in lotta, che dovrebbe
invece godere dell'appoggio dei media.
Il linguaggio filmico segue le peregrinazioni godardiane tra i livelli
testuali: qui gli scatti nervosi dell'equipe-tv vengono ripresi da una
m.d.p. che invece è fluida, ondeggiante, al seguito dell'utopia bucolica di
Democracy (Anne Wiazemsky, botticelliana, birkiniana); la camera fissa
inquadra invece la retorica delle declamazioni sul ratto originario del
Blues, l'uccisione fuori campo della Donna Bianca, tutto il segmento
teorizzante ispirato a Eldridge Cleaver (dal libro "Anime in Viaggio") - di
fatto questo è il cubo primario di cui parla G. - mentre l'infinito
peeping dentro lo studio di registrazione degli Stones sceglie l'opzione
esclusiva di carrelli laterali e lente panoramiche ipnotiche, che chiamano a
raccolta l'energia spenta dell'uomo bianco impossessatosi del Blues.
A ben guardare, Godard sembra voler ribaltare o spegnere il senso di ogni
asserzione politica altrui proprio nell'anno in cui la dialettica (marxiana,
leniniana o semplicemente movimentista) sembrava costruirsi in una teoria di
monoliti teorici inattaccabili dall'esterno: il regista, infatti, non
condivide nulla di ciò cui lascia campo e occasione per esprimersi durante
il film.
Nel documentario VOICES (si vedano gli extra), G. mette sullo stesso piano
l'impotenza, in senso rivoluzionario, sia dell'apparato burocratico
sovietico, sia delle Black Panther, che battono il terreno impraticabile
della guerriglia tre anni dopo l'assassinio di Malcom X; Democrazia è
l'illusione delle classi sociali non ancora adulte
(realismo=disillusione), inservibile merce di scambio tra costruttori di
senso e di Storia; il Rock è l'ennesimo inganno architettato dal Potere,
inquadrato in un lunghissimo flash temporale che racconta meglio di ogni
altro film musicale l'incoscienza radicale del Musicista Bianco & Giovane.
La
chiamata al mettersi l'uno contro l'altro, one versus one, si risolve
dunque in un'implacabile decostruzione delle figure antagoniste,
ridicolizzate nel momento stesso in cui la m.d.p. sembra blandirle in un
testa a testa che non è dialogante come appare.
Eppure, in quest'ansia di mostrare "come va raccontata la Storia, come sono
andate veramente le cose", il cinema (anche quello godardiano) si arrende
con forza all'incontenibile volontà del mezzo filmico di essere,
sostanzialmente, nulla, inservibile quanto i proclami, la democrazia,
il rock, ma disposto a contenerli tutti come un immenso vuoto (di senso).
Man mano che procede verso il finale, ONE PLUS ONE viene sommerso dai suoni
dei treni di passaggio e dal voice-over di un racconto porno che
passa in rassegna grottescamente tutte le figure politiche degli anni '60 (Nasser,
Gromiko, Paolo VI, Nixon al cospetto dei cadaveri di Dubçek e Che Guevara,
Lyndon Johnson che proietta film di Andy Warhol sul sedere della Regina
Elisabetta, poi JFK, Krusciev...), vedendo annegare in un brusio
accecante la banda sonora delle asserzioni forti.
Il vero finale (quello di ONE PLUS ONE) fa svanire gli Stones sulla spiaggia
dove, finalmente, non possiamo più sentirli.
Eppure, proprio ora e solo ora, sappiamo, grazie a G. come poter essere
(inspiegabilmente) sovversivi anche oggi, nel 2007, quarant'anni
dopo l'Era di tutti i Fallimenti.
P.S. (To be continued: si vedano, prossimamente, CHELSEA GIRLS e LOU
REED: ROCK'N ROLL HEART).
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