In questa “grottesca in quattro atti” grazie al consueto tocco fatato
Lubitsch ci trasporta nel suo frenetico mondo da operetta. Tra le vette
immacolate dello Schneegebirge si consuma l’incontro fatale tra Rischka (Pola
Negri), capricciosa figlia del capo di una banda di briganti che
spadroneggiano tra le nevi perenni ed il giovane ufficiale Alexis,
bellimbusto spedito nel remoto forte di Tossenstein per confinarne
l’irrefrenabile fascino sul gentil sesso (fomentatore di disordini nonché di
una copiosissima prole). L’incontro improbabile tra i due splendidi
esemplari di mondi così alieni, il damerino incastonato nei raffinati
rituali ornamentali della bella società e la bella ladra che vive in uno
stato d’innocente selvatichezza, offre a Lubitsch il movente per inanellare
una serie di folgoranti invenzioni visive e coreografiche, coadiuvate dal
genio scenografico di Ernst Stern, figura di spicco nella vita artistica
berlinese degli anni Venti. Molti i momenti indimenticabili: la folla
muliebre che attornia l’ufficiale alla partenza, la battaglia tra militari
ed briganti a base di fucilate alternate alle palle di neve, un gioco a
rimpiattino in un gigantesco guardaroba, il matrimonio di Ritscha ed una
serie di stufe allineate contro un orizzonte di nitóre accecante su cui i
banditi si siedono a fumare. Tutto è all’insegna della sproporzione
caricaturale tra la causa e l’effetto, la fisionomia e l’espressione, il
mandato sociale e la sanzione, mentre tra le pieghe del racconto s’insinua
come un velo l’allegra derisione dei modelli sociali. Vengono messi alla
berlina l’onore e la divisa, la gloria naturale del matrimonio ed il preteso
prestigio della società militare, ed anche la morale indotta dello status
quo sociale. Il film ha un ulteriore punto di forza nella straordinaria
performance interpretativa di Pola Negri, che interpreta il tipo della
ragazzina-maschiaccio, ruolo che si era da tempo cristallizzato nel canone
in diverse produzioni americane (si pensi ai film “su misura” per Mabel
Normand o Mary Pickford). Com’è stato notato il film costruisce un piano
autonomo dove la raffinatezza della scenografia, solcata dagli arabeschi
architettonici di Stern, trovano un’omologia formale con l’uso reiterato dei
mascherini a cornice di svariate fogge e misure. Film poco amato dal
pubblico e molto dal suo regista, che gli riconosceva un alto grado di
felicità creativa. Lo scoiattolo
è uscito in Dvd in anteprima mondiale per i tipi dell’Ermitage Video,
frutto del restauro commissionato dalla Fondazione Murnau al laboratorio
“L’immagine ritrovata” della Cineteca di Bologna di una copia conservata
all’Archivio del film di Berlino. L’edizione si avvale di un corredo extra
particolarmente ricco e curato, con diverse schede sul regista, il film, gli
attori e la critica, e della gradevolissima musica scritta appositamente dal
Maestro Marco Dalpane.
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