L'azione, come principio cardine del cinema, che affonda nella sua nemesi e
riemerge. Questo, in sintesi, il progetto estetico di
Breaking News, portato
a termine da Johnnie To con straordinaria proprietà ed efficacia di mezzi.
Si parte con un piano-sequenza da urlo, quindici minuti di perfetta
orchestrazione di una sparatoria tra un gruppo di rapinatori e le forze
dell'ordine per strada: l'azione resa (al meglio) nella sua presenza, nella
sua immediatezza. Poi quasi tutto il resto del film sarà una contorta
partita a scacchi tra la polizia e i malviventi che intanto hanno occupato
un appartamento in un condominio tenendone in scacco gli abitanti; e la
partita si giocherà più che altro a colpi di immagine, un gioco di strategia
tesissima volto a “far credere” ai nemici ciò che conviene che credano – non
mancano i colpi bassi, come l'uso cruciale delle foto scattate col
telefonino, ma è soprattutto a livello mediatico (dirette TV eccetera) che
la questione viene decisa...
Insomma, l'azione si smaterializza, ma l'eccezionale polso registico di To
scava sottopelle a questa smaterializzazione ricostruendo figure filmiche
sempre più turgide e spigolose, con un senso supremo della sintesi e del
ritmo che guarda direttamente all'Hollywood con la H maiuscola – ma in modo
più forsennato e selvaggio. L'accumulo di interazioni e ribaltamenti tra le
parti tracima a perdifiato fino a che c'è bisogno di una nuova svolta: un
inseguimento a piedi che è una pulitissima “sintesi” delle due fasi
precedenti – la densità spaziale e la disseminazione possono andare
vorticosamente a braccetto. Il che è una bella lezione di teoria filmica,
condotta con il solito impagabile ultrapragmatismo di To. Che ci dice, come
il solo unico e sublime Michael Mann è capace di dirci, che tra un occhio
solido come il marmo e un fascio di linee impazzite non c'è per forza
incompatibilità.
Notevoli gli extra di questa edizione in DVD della Dolmen. In particolare il
“making of”, che nel contesto di un'operazione del genere, così legata
all'esibita performance del piano-sequenza iniziale, è idealmente
indispensabile. In altre parole: come può mancare, in un film che esordisce
con una prova di forza registica di un quarto d'ora, qualcosa che documenti
e ravvivi questa prova? Oltretutto, si tratta di un “making of” dal
montaggio piuttosto ambizioso, fino a sembrare quasi anch'esso una prova di
forza espressiva...
In ogni caso, un film imprescindibile per capire dove vada il cinema
d'azione “pura” oggi che sembra per molti versi spacciato.
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