La meglio Gioventù
di Marco Tullio Giordana

con: Luigi Lo Cascio, Alessio Boni, Adriana Asti, Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni, Maya Sansa, Valentina Carnelutti, Jasmine Trinca

LA STORIA


La meglio Gioventù racconta la storia di una famiglia italiana dalla fine degli anni sessanta ad oggi. Al centro della vicenda due fratelli: Nicola e Matteo. Che all’inizio condividono stessi sogni, stesse speranze, stesse letture e amicizie, finché l’incontro con una ragazza psichicamente disturbata (Giorgia) non preciserà il destino di entrambi: Nicola deciderà di diventare psichiatra, Matteo di abbandonare gli studi ed entrare in polizia. Angelo – il padre – è genitore e marito affettuoso, anche se la sua esuberanza viene vissuta dalla famiglia con tollerante degnazione, Adriana – la madre – è insegnante moderna e irreprensibile, innamorata dei suoi studenti come dei propri figli. C’è poi Giovanna, la figlia maggiore, entrata giovanissima in magistratura, e Francesca, la più piccola, che sposerà Carlo, il migliore amico di Nicola, destinato a un importante ruolo alla Banca d’Italia e per questa ragione – nel mirino del terrorismo durante gli anni di piombo. Questa la famiglia. Resta da dire di Giulia, la storia d’amore centrale nella vita di Nicola, da cui nascerà Sara, e di Mirella che, in tempi e modi diversi, incrocerà i destini sia di Matteo che di Nicola. Attraverso questo piccolo nucleo di personaggi rivivono ne La meglio Gioventù avvenimenti e luoghi cruciali della storia del nostro paese: dalla Firenze dell’alluvione alla Sicilia della lotta contro la mafia, dalle grandi partite della Nazionale contro Corea e Germania alle canzoni che hanno fatto epoca, dalla Torino operaia degli anni settanta alla Milano degli anni ottanta, dai movimenti giovanili al terrorismo, dalla crisi degli anni novanta al tentativo di inventarsi e costruire un paese moderno. Senza volerlo i nostri personaggi inseguiranno le loro passioni inciampando nella Storia, cresceranno, si faranno male, torneranno a illudersi e a spendersi di nuovo. Come succede a tutti. La Meglio Gioventù – titolo di una raccolta di poesie friulane di Pasolini ma anche di una vecchia canzone degli alpini – è l’affresco di una generazione che – nelle sue contraddizioni, nelle furie ora ingenue ora violente, nella voce grossa e qualche volta stonata – ha cercato di non rassegnarsi al mondo così com’è ma di lasciarlo un poco migliore di come l’ha trovato.

LA MEGLIO GIOVENTU’
(Cinema della storia o storia del cinema?)

L’ultima fatica di Marco Tullio Giordana che torna trionfante dal Festival di Cannes durante il quale ha vinto il premio come miglior film nella sezione Un certain regard, è un’opera di dimensioni straordinarie. Presentato da Rai Radiotelevisione italiana come una produzione di Rai Fiction, BìBì Film Tv e distribuito a livello internazionale da Rai Trade, il film dura ben 366 minuti. Difficile trovare dei film recenti coi quali mettere in atto dei paragoni. Il più vicino a noi è sicuramente Novecento di Bernardo Bertolucci. Il film del maestro del quale aspettiamo l’ultimo lavoro intitolato I sognatori, durava (nella versione poi messa in commercio) 315 minuti. Dunque Giordana batte Bertolucci sicuramente, per quanto riguarda la durata. Vi sono però altre interessanti relazioni tra i due autori, oltre la durata spropositata del film. Adriana Asti, attrice, nonché ex compagna di Bertolucci, figura nel cast. Come in Novecento, la storia è raccontata tramite l’utilizzo di due personaggi molto legati l’uno all’altro. Se Bertolucci alludeva nel suo film ad una parentela mai precisata, Giordana è più diretto e mette in scena due fratelli. Ma ancora, il regista di Novecento utilizzò le vite di questi due uomini per narrare una serie di conflitti sociali. Giordana, pur fuggendo da una visione meramente politica della storia, non si sottrae a mettere, come fece il suo antecedente, i due fratelli, l’uno sul versante opposto all’altro. Anche qui troviamo una figura di ragazza folle che se in Novecento era rappresentata dalla moglie di Alfredo, ne La meglio gioventù si sdoppia e diviene da una parte la ragazza che dà il via alla storia e dall’altra la compagna di Nicola, la quale abbraccia il terrorismo come in preda ad una febbre dalla quale non può guarire. Ci sembra dunque che ci sia una vera e propria volontà, alla base del film, di citare un illustre antecedente. La storia di Novecento finisce con la fine della seconda guerra mondiale e la caduta del fascismo, mentre Giordana decide di far partire la sua storia nel 1966, l’anno dell’alluvione di Firenze. Decide di saltare il periodo della ricostruzione, il periodo del boom economico, per iniziare la sua storia dalla generazione che oggi sta guardando a ciò che ha costruito in questo lasso di tempo. Inoltre abbiamo notato diversi elementi in comune con altri film del maestro emiliano. Citiamo una scena in cui, all’interno di un’abitazione, le pareti sono dipinte coi colori della bandiera vietnamita. Questi colori apparivano spesso in relazione l’uno con l’altro nel film Partner. Per quanto riguarda l’impostazione psicologica dei personaggi, ritroviamo anche in questo campo, alcune analogie con Novecento. Si nota, una forte relazione caratteriale tra l’Alfredo bertolucciano e il Nicola di Giordana. Entrambi hanno qualcosa di femminile: mentre Alfredo veniva messo in scena con una repressa pulsione omosessuale, Nicola è dalla parte delle donne, è per l’emancipazione femminile ed ha col sesso femminile un rapporto di interscambio continuo che lo aiuta a crescere. Al contrario è suo fratello che sembra covare un omosessualità repressa. Le analogie continuano per arrivare fino alla fine. Alfredo, il padrone che aveva avallato e giustificato il fascismo, si suicida mettendo il collo sul binario del treno in Novecento, mentre Matteo, il quale ha scelto la vita militare per non dover prendere decisioni, fa una fine simile ne La meglio gioventù. Al di là delle considerazioni esclusivamente cinefile, il film di Giordana è coinvolgente dall’inizio alla fine, soprattutto grazie agli sceneggiatori Sandro Petraglia e Stefano Rulli i quali riescono a disegnare dei personaggi credibili e ad inserirli all’interno del passare del tempo, intervallando con episodi importanti della storia del nostro paese. La lezione bertolucciana prende forma all’interno delle azioni di Nicola, il quale sceglie la strada della psicanalisi. L’inquadratura di Giordana soffre della sua natura televisiva in alcune scene tipicamente televisive (o sarebbe meglio dire teatrali) in cui i personaggi si danno le spalle per rivolgersi alla macchina da presa ma la forte struttura dialogica fa sì che lo spettatore non perda mai la sua sana sospensione dell’icredulità. Come altri registi avevano fatto in passato, il regista de I cento passi consiglia agli italiani di analizzarsi a fondo, per poter andare avanti. Così aveva già fatto Bertolucci ne Il Conformista. Nicola è colui che riesce a non soccombere ed a tramandare una visione della vita positiva, legata alla capacità ed al coraggio di affrontare i problemi. Guardare dentro di sé e dietro di sé al fine di fare in modo di non commettere gli stessi errori del passato: questa è in sintesi la lezione di Giordana. Il film sarà trasmesso in prima serata, diviso in tre puntate della durata di circa due ore l’una, sui canali Rai.

 

a cura di Fabio SAJEVA