CIVITANOVA FILM FESTIVAL 2004
15 - 18 luglio

di Davide GARBUGLIA(*)

Civitanova Film Festival anno due. A fronte di difficoltà legate a tagli di fondi con conseguente riduzione del budget, il Civitanova Film Festival è riuscito a bissare l’edizione inaugurale dello scorso anno, offrendo al suo pubblico quattro giorni di proiezioni e incontri, dal 15 al 18 luglio scorso presso il cinema Cecchetti e l’Arena Barcaccia di Civitanova Marche (MC). Si tratta di un festival per molti versi unico nel panorama regionale, con una sua formula originale che abbina cortometraggi a film di genere e ad incontri d’autore, e si avvia a diventare un buon punto di riferimento per appassionati di cinema e videomakers.
Quest’anno la vetrina dei giovani autori marchigiani si è articolata in un concorso con premio del pubblico, per corti di durata inferiore ai 15 minuti, e la presentazione di due importanti “corti ma non troppo”, Queen Boudicca della giovane Camilla Boemio e Arcade del montefanese Marco Bragaglia. Il premio del pubblico - intitolato al maestro Stelvio Massi, regista civitanovese di polizieschi molto noto negli anni ’70, ospite d’onore della passata edizione e purtroppo scomparso qualche mese fa - è andato al corto Untitled- storie senza nome di Andrea Lodovichetti di Fano. Sempre al progetto di scoperta e valorizzazione dei talenti cinematografici della regione è legata la presenza di Alessandro Valori, che giovedì 15 ha presentato al pubblico il suo primo lungometraggio Radio West. Valori, regista maceratese, ha lavorato per anni nel cinema soprattutto come autore di corti (alcuni dei quali sono usciti anche nelle sale), ma quest’anno è riuscito a fare il “salto” nel lungo: Radio West, con Piergiorgio Bellocchio e Pietro Taricone, è un interessante film sulla missione umanitaria italiana in Kosovo, rimarchevole sia per l’argomento affrontato sia per le scelte tecnico-stilistiche (è girato infatti in digitale).
Una sezione molto importante del Civitanova Film Festival è dedicata al cinema di genere italiano degli anni passati, soprattutto quei ’70 che sono stati un’autentica miniera d’oro. L’anno scorso, grazie a Massi e al critico Anton Giulio Mancino, si è esplorata la produzione di polizieschi, o “poliziotteschi” come li chiamavano allora; si è parlato anche di commedia erotica con Alvaro Vitali e il critico (e direttore della rivista “Nocturno”) Michele Giordano. Quest’anno si è preferito concentrarsi su un solo genere, il giallo, vero fiore all’occhiello della produzione di genere nostrana di quegli anni. Mancato all’ultimo l’esponente più noto, Dario Argento, impegnato nelle riprese di un nuovo film, il festival è stato comunque onorato della presenza di Aldo Lado, raffinato regista veneziano che esordì negli anni ’70 proprio con due ottimi gialli, La corta notte delle bambole di vetro (1971) e Chi l’ha vista morire (1972). Il regista, insieme al critico Antonio Tentori che da anni si occupa di cinema di genere e che sul thriller italiano ha scritto più di un libro, ha reso davvero speciale la giornata di sabato 17 tutta dedicata al suo cinema. Di giallo italiano si è parlato anche giovedì 15, in apertura del festival, con due giovani autori (entrambi marchigiani, tra l’altro), Paolo Fazzini e Marco Cruciani, che hanno presentato il loro documentario ”Le ombre della paura – il cinema italiano del terrore” (2003), ottima panoramica sulla produzione in questione, con interviste ai protagonisti e spezzoni di film. Venerdì 16 è stata invece la volta di un titolo tra i più noti: La casa dalle finestre che ridono di Pupi Avati (1976).
Il giallo è stato anche il trait d’union con la personale d’autore, dedicata ad Alex Infascelli, giovane regista che con due soli film si è già imposto come il nome più importante del thriller italiano di questi anni. Almost blue (2001) e Il siero della vanità (2004), pur nella loro diversità, danno le coordinate per una originale rivisitazione del giallo, poco classico ma con forti agganci alla realtà sociale odierna. Ad Infascelli, purtroppo assente per motivi personali, è stata dedicata la giornata finale di domenica 18, conclusa con la premiazione del miglior corto marchigiano e con la proiezione de Il siero della vanità.

 

(*) Davide GARBUGLIA è il direttore del CIVITANOVA FILM FESTIVAL

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