cinema spagna 5.Nta edizione
Roma, Cinema Farnese 04 / 10 maggio 2012
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dal festival |
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Forse seguire il festival di
cinema spagnolo organizzato da 5 anni dal cinema Farnese, a Campo dei
Fiori, è stata una scelta dettata dalla nostalgia, più che una curiosità per
la Nueva Ola dell’industria cinematografica spagnola. Un settore
che, a dispetto della crisi economica, è in crescita, con una produzione nel
2011 di 101 film e un fatturato di 8000 milioni di euro. Un’industria che
però non si è ancora del tutto aperta al mercato europeo o internazionale.
Vincitore assoluto dei Goya
di quest’anno, ben 6 No habrà paz
para los malvados apre il festival. E la coda per entrare in sala è
interminabile. Non sono l’unica curiosa di vedere il nuovo thriller-noir
dello sceneggiatore della Nona porta,
Enrique Urbizu, che ha soffiato la statuetta all’imperatore del cinema
spagnolo: Almodovar. L’atmosfera noir - e anche un po’ western indossata
dalla Madrid dei giorni nostri ( e forse anche un’ ingenua speranza che la
storia si risolva in un finale esaltante ) è l’unico ancoraggio alla
poltroncina di velluto. Un’apparente litigio tra un poliziotto non proprio
ortodosso e dal passato oscuro, Santos Tinidad, e il proprietario di un
bar a luci rosse fa partire una doppia caccia all’uomo: da un lato la
polizia cerca il colpevole, dall’altra il nostro assassino si mette sulle
tracce dell’unico testimone della carneficina. La storia non dice ma
suggerisce complotti molto meno banali di un dissapore tra alcolisti,
arrivando addirittura a sospettare che dietro questa storiaccia si nasconda
il male di tutti i mali, almeno per un occidentale: il terrorismo islamico.
Questi gli ingredienti di un film poco originale e poco coraggioso con
l’unico merito di essere esteticamente riconoscibile, grazie anche ad un
buon attore protagonista, che riesce a caratterizzare bene quest’antieroe a
metà strada tra Er Monnezza , Clint Eastwood e il Russell di
Death Proof. La più bella sorpresa di questo festival è sicuramente Arrugas, un film di animazione tratto dalla graphic novel firmata Paco Roca. Emilio, ex direttore di banca in pensione, viene mandato dal figlio in una casa di riposo. Qui si trova a dover dividere la stanza con lo scaltro (o forse solo esageratamente concreto?) Miguel, e a dover affrontare i primi sintomi della sua malattia: l’alzahimer. Il dramma privato di Emilio è il dramma sociale della solitudine e dell’abbandono degli anziani, un tema che viene trattato con alte dosi di ironia e senza facili buonismi. Un cinema che ha la capacità di non prendersi troppo sul serio, di giocare su un’ironia sempre ai limiti dell’unpolitically correct, il vecchio Miguel legge giornaletti sconci e non si fa scrupoli a spillare soldi agli altri ospiti del geriatrico approfittando delle loro debolezze paturnie fisiche e mentali.
Prevedere il futuro di questo, al momento ancora disorganico, cinema non è così facile. Dobbiamo considerare che il mosaico attuale è nato da poco insieme alla movida degli anni 80, periodo in cui David Trueba ambienta Madrid 1987, il suo ultimo lavoro. Miguel e Angela si incontrano durante gli anni di consolidamento della recente democrazia, uno il maestro l’altra l’allieva. Il confronto tra i due è il paradigma dell’emancipazione, e come i personaggi di Trueba si trovano a dover scrivere un prologo, così il cinema spagnolo nel pieno della sua pubertà sta cercando un’autonomia e un’identità che gli permettano di confrontarsi con il panorama internazionale. Certo, un cinema adolescente corre il rischio di soffrire di superficialità e ingenuità, ma mentre si fa adulto ci regala quello sguardo limpido e sognatore proprio dell’infanzia, capace nei suoi momenti migliori di sublimarsi in una commovente purezza. |
5. cinemaspagna Roma 04 / 10 maggio 2012
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