festival del cinema

latinoamericano

27.ma edizione

 

20 / 28 ottobre 2012

 

bilancio

di Sarah GHERBITZ

Con il concerto della Banda Berimbau, il celebre gruppo di percussioni brasiliane, si è conclusa la 27esima edizione del Festival del Cinema Latino Americano, in scena dal 20 al 28 ottobre tra il Teatro Miela ed altre sedi di Trieste. Nove le giornate di proiezioni, 180 tra film e documentari, cinque eventi speciali e ben tre retrospettive sono i numeri della kermesse, che si conferma così come la più vasta rassegna d'Europa sulla produzione cinematografica del continente latino, spesso sconosciuta all'estero a causa dell'emarginazione nella quale è relegata dalle grandi distribuzioni commerciali. Il concorso ufficiale lungometraggi ha proposto 15 film di recente produzione, provenienti sia dalle cinematografie più consolidate come Argentina, Messico, Cile, Brasile, Cuba, che da quelle emergenti, cioè Venezuela, Perù, Colombia e il Centro America.

Miglior Film è “Tiempos menos modernos” di Simón Franco, coproduzione fra Argentina e Cile ambientata nella remota  Patagonia, con protagonista un uomo la cui vita cambia improvvisamente quando può guardare per la prima volta i programmi della tv satellitare. Per la Sezione “Contemporanea” vince il documentario colombiano “Apaporis” di José Antonio Dorado Zúñiga, diario di un viaggio nella foresta amazzonica fra le culture indigene, mentre a “Fecha de caducidad” della regista messicana Kenya Márquez è andato sia il Premio Speciale della Giuria che quello per la Miglior interpretazione dell'attore Damián Alcázar. Doppio riconoscimento anche per il venezuelano “El rumor de las piedras” di Alejandro Bellame Palacios, la storia di una donna che sogna per i propri figli un futuro migliore rispetto al quartiere povero e violento di Caracas dove stanno crescendo: il film si è portato a casa sia il premio per la Miglior Regia sia quello per la Cultura di Genere, novità di quest'anno con cui il festival intende premiare il film che meglio interpreta il complesso sistema dei ruoli sociali del maschile e del femminile.

A valutare i film in competizione, una giuria internazionale, composta dal regista e produttore messicano Luis Estrada, dalla regista e sceneggiatrice Camila Loboguerrero (ai quali nel corso della rassegna è stata dedicata una retrospettiva), e dagli spagnoli Alberto García Ferrer, segretario generale dell'Associazione delle Televisioni Educativo Ibero-Americane, e Carmelo Romero, direttore del Festival del Cinema  di Málaga. Il pubblico ha invece preferito il road movie brasiliano “Colegas” di Marcelo Silva Garofalo, viaggio di tre ragazzi Down che partono alla ricerca dei propri sogni dopo aver visto il celebre “Thelma e Louise”. Il Premio alla Miglior Opera Prima è andato al peruviano Ronnie Temoche per “El Inca, la boba y el hijo del ladrón”, mentre la menzione speciale è stata per il documentario uruguayano “El Almanaque” di Pedro Charlo, sul tema della conservazione della memoria storica da parte di un prigioniero politico negli anni '70. Il premio Malvinas, finalizzato a promuovere la convivenza tra i  popoli e il Diritto internazionale, è stato assegnato al al documentario “The Cuban Wives” di Alberto Antonio Dandolo: una co-produzione italo-austriaca sulla vicenda dei cinque agenti cubani detenuti dal 1998 negli Stati Uniti per aver tentato di proteggere il loro paese da attacchi terroristici di organizzazioni paramilitari con base in Florida. Due menzioni anche per i documentari “Conversazioni con Camila Vallejo” di Manuel Anselmi e Luciano Usai (una coproduzione Italia-Cile) e “Sierra de Zongolica, voces sobre el agua”, di Gualberto Díaz González, Hugo Guzmán e Felipe Casanova (Messico). Il Festival del Cinema Latino Americano di Trieste ha consegnato inoltre il Premio “Oriundi” per la valorizzazione della memoria dell’emigrazione italiana al regista e documentarista italo-brasiliano Silvio Da Rin, di origini bellunesi, e il Premio “Salvador Allende” all'ambasciatore Emilio Barbarani, già in servizio all'Ambasciata italiana di Santiago del Cile dal 1974 al 1976, durante la dittatura militare. In quegli anni il giovane diplomatico tutelò con coraggio la vita di centinaia di persone rifugiatesi nell'ambasciata per sfuggire alle persecuzioni dei golpisti.

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20 / 28 ottobre 2012