(KiNE)cannes 2008 Salon des Refusés
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Del tutto inaspettatamente, dopo la discreta edizione dell’anno scorso, Cannes apre i battenti con un programma che, esclusa la selezione italiana, fa tremare i polsi per la totale assenza di una qualche progettualità e ricerca (d’innovazione), caratteristiche ormai definitivamente prerogativa del magnifico (di)Rettore Marco Muller, che negli otto anni a Venezia, tra il 2004 e il 2011, potrà dire di aver sbaragliato qualunque tipo di concorrenza.
No Muller No Festival: no Cannes, no Roma, no Berlino, no Locarno…
Non pago di aver sottovalutato NO COUNTRY FOR OLD MEN dei Coen e di essersi lasciato sfuggire, nell’ordine, INLAND EMPIRE, REDACTED, gli ultimi Chabrol e Rohmer, Cronenberg, ben due Scorsese, INTO THE WILD e decine di altri titoli fondamentali del periodo 2006/08, Fremoux riesce nell’impresa di subire l’attacco congiunto di Venezia, Toronto e persino di Roma, peraltro destinata a un drastico ridimensionamento.
Un Concorso con Walter Salles (…), il tuttologo Soderbergh che ci racconta il “Chè” (…..), la catatonia irreversibile di Wenders (basta, per favore!), Pablo Trapero e gli scongelati Dardenne (altra maledizione canniana…).
Se non vinceranno gli italiani, che sia il turno, almeno, di Lucrecia Martel o Jia Zhang-Ke, lanciato, manco a dirlo, da Muller…
Eastwood, sì, va bene, e anche Egoyan può passare: ma per la Palma non si può uscire dal quartetto dei film di cui si diceva.
Il capolavoro compiuto dall’accoppiata reggente, Fremoux con Jacob, è solo quello dell’essere riusciti a mettere insieme due titoli nostrani che da soli valgono l’intero Concorso.
GOMORRA e IL DIVO, con la salma di Andreotti “presente” in sala, non hanno quasi rivali nella corsa alla Palma d’Oro, grazie anche alla capacità di raccontare in tempo reale il travaglio di una nazione imbarazzante, guardata dagli osservatori internazionali come una folle anomalia gestita dal malaffare.
Che differenza c’è tra la Russia di Putin e l’immondezzaio dello Stivale appaltato a tutte le possibili mafie colluse col potere berlusconiano?
GOMORRA, altro che IL CAIMANO. “ECCE OMBRA”.
Uno schiaffo, non i buffetti incipriati di un regista trombato e pronto a rifugiarsi in un piccolo loft torinese, magari in cima alla Mole, che a Cannes farà una comparsata, perché qui, in tempi di pensione, una pacca sulla spalla non gliela nega nessuno. Roberto Saviano, uno che rischia la vita ogni giorno, è nato nel 1979, Garrone nel ’70, Sorrentino è del 1969, Moretti del ’53: basterebbe questo a dire del disastro di una generazione buttata, finita, cancellata. Moretti è ora molto peggio dei Sordi e dei Monicelli che dileggiava 30 anni fa. Il problema non è tanto se lo si nota di più se viene e si mette in disparte o non viene per nulla: ora come ora non lo si nota affatto, è diventatto trasparente. Dopo CAOS CALMO, i recital di poesie in romanesco, le tette della Ferrari e le jasminetrinche, il mancato ministro della cultura di Veltroni è da considerarsi “cassato”, passato, insieme a Walter e Rutelli, ad “altro” che si spera non siano più né cinema né girotondi né feste di roma né politica. Non è facile né fonte di soddisfazione dover fare di tutta l’erba un “fascio”, ma è troppo forte la carica simbolica della presenza virtuale o reale a Cannes, in un sol colpo, di personaggi che intrecciano un lontano passato innominabile (Andreotti), trascorse e presenti nefandezze che ci escludono dall’Europa civile (berlusconi) e recenti fallimenti generazionali (nanni "ecce ombra" moretti).
Cannes 2008 è il terreno su cui avviene il passaggio del testimone, DEFINITIVO, dai 60enni ai 30enni, altrettanto simbolicamente anticipato dal disastro di CAOS CALMO ai David, dove Molaioli, ex-operatore morettiano, ha sfilato una dozzina di statuette al regista romano.
Garrone è di solito più legato alla forza di una scrittura presistente cui appoggiarsi (e che scrittura, GOMORRA!), mentre Sorrentino è il genio, il tratto stilistico inconfondibile, il talento immaginifico pur in un contesto di realtà più vera del Vero (derive private, mafie, collusioni, corruzioni, assassini di Stato etc). Incredibile a dirsi, ma in giorni obscaeni come questi, in cui il travaglio di gente immacolata viene attaccato dallo schifo di schifani qualunque, tifiamo per il nostro “contingente all’estero”: forza Italia!
IL RESTO.
Le sorprese maggiori arriveranno, come spesso ultimamente, dalle altre Sezioni –forse Quinzaine anche meglio di Certain Regard- inclusi Acid e Semaine (ma che c’entra TYSON di James Toback? Vabbè che il pugile-bestia è un ossessione del regista americano, ma insomma…)
La sensazione, anzi la certezza è che, tra Woody Allen in versione spagnola, Spielberg esploratore superfluo, la figlia di David Lynch e un Kusturiça impresentabile (memorabile il suo faccione dietro il presidente serbo nei giorni dell’indipendenza del Kosovo), ormai capace solo di specchiarsi nel suo doppio scoppiato (Maradona, fate vobis), Cannes sia il Salon Des Refusés di Venezia 2008 e non solo.
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(KiNE)cannes 2008 Salon des Refusés
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