Un
architetto frustrato se ne va in giro per l'entroterra lituano con una
biciclettina col sellino quasi ad altezza terra. Costruisce una casa su un
albero, conosce dei giovani che fanno la loro villeggiatura nei paraggi, si
innamora di una di loro, e torna sul suo albero.
Cos'è 'sta roba? Uno dei film più liberi visti al Festival. (Non
necessariamente uno dei più riusciti). Un film che vive della stessa
velleità del suo protagonista, l'autarchia totale di bivaccare di
inquadratura in inquadratura su acutezze grafico-architettoniche. Il film,
piuttosto curiosamente, è una serie di bei momenti spaziali avvicendati
senza troppo preoccuparsi della trama.
L'importante, comunque, è che il film riesca a percepire l'angustia dei
propri intenti e la metta essa stessa in gioco. L'amore del protagonista per
la giovane è il ponte che lancia al di là del proprio piccolo edonismo, è la
percezione di un'orizzonte al di là, al di fuori e al di sopra del proprio
orticello, che il film ascolta e ripaga con un segmento iniziale e uno
conclusivo totalmente spurii, in cui vediamo gli stessi personaggi in un
paesaggio marino-mediterraneo (e non più silvestre-nordico) riavvicinarsi
utopicamente, contrariamente al destino di separazione in cui, nella storia
“vera”, si autotrincerano.
Voto: 26/30
28:05:2005 |