Dei delitti e delle pene:
Salvador di Manuel Huerga
è possibile coniugare il peso
della storia (quando la storia è in realtà Storia, e in tempi di ritorni di
fiamma militarista una ferita mai chiusa può tornare a sanguinare) con le
ragioni dell'arte del XXI secolo?
Manuel Huerga affronta un tema non semplice, e senza dubbio, pieno di
ostacoli e tranelli: raccontare con l'occhio e stile di un filmmaker attento
alle nuove tecnologie una tragedia tutta spagnola che pesa ancora sulla
coscienza nazionale.
Il 2 marzo 1974 muore Salvador Puig Antich, condannato all'esecuzione
capitale (tramite garrota) per aver ucciso un poliziotto. La morte del
giovane catalano, appartenente al gruppo anarchico MIL (Movimento Iberico di
Liberazione), scatena numerose polemiche (il proiettile che ha ucciso il
poliziotto si rivelerà partito dalla pistola di un suo collega), venendo
però a coincidere con la fine della dittatura franchista.
Huerga affronta la dolorosa vicenda partendo dai fatti, e analizzando la
scalata del MIL e la sua progressiva disgregazione interna, che conduce alla
cattura e poi alla morte di Salvador. E lo fa cercando di restituire la
concitazione degli anni di piombo spagnoli, il ritmo convulso delle azioni
di rivolta e di una sorta di incoscienza giovanile che ne segnerà poi la
fine.
Attraverso una fotografia eccellente in alta definizione Huerga tenta di
raccontare una vicenda che sembra però sfaldarsi sul piano dell'analisi
delle sue cause e degli effetti (ideologici in primis).
Il regista sembra affidare al suo cast, arricchito di nomi come Daniel Brühl
(rivelatosi in Goodbye Lenin)
somigliante al vero Salvador ma poco convincente, l'almodovariana Leonor
Watling (Parla con lei),
Ingrid Rubio (Todas las azafadas van
al ciel) e Tristán Ulloa (Lucia
y el sexo), il compito di restituire credibilità ad una sceneggiatura
spesso televisiva, divisa troppo rigidamente in due parti distinte.
La prima, più agile e dinamica, dominata dal racconto di Salvador al suo
avvocato, mostra un ritratto giovanile superficiale e poco attento alla
visione complessiva del caso spagnolo; la seconda, invece, diversa
stilisticamente e meno coerente, è centrata sulla lunga (e inutile) campagna
di genitori e amici per salvare il ragazzo dalla morte.
Un peccato per un film tanto importante, almeno nelle intenzioni, che ha,
se non altro, il pregio di raccontare (all'estero) una storia altrimenti
dimenticata.
Voto: 23/30
28:05:2005 |