PRINCESS

di Anders Morgenthaler
Danimarca, Germania, 2006, 83'

Quinzaine des Rèalisateurs

di Valentina DI MICHELE

Il fascino scabroso della pornografia: Princess di Anders Morgenthaler

Anders Morgenthaler è, paradossalmente, lontano (geograficamente) quanto vicino (per ispirazione) al Giappone cinematografico di Murakami Haruiko.
Con la medesima disperata cupezza, il giovane regista trasforma il senso di colpa feticistico nipponico in senso di colpa per una liberazione sessuale di superficie che ha legalizzato, nel modo più brutale, la compravendita dei corpi.
E certamente il danese Morgenthaler - cresciuto in una delle capitali della pornografia europea, in cui la parità dei sessi ha condotto, in anticipo sulle tendenze mondiali, alla liberalizzazione dell'industria del sesso - sembra portare addosso il peso di un dramma che è in primo luogo umano: l'orrore di una forma di moderna schiavitù.
Nell'imbarazzo (in fondo solo apparente) dei programmisti del Festival, incerti fino all'ultimo sull'orario di proiezione del film, Princess ha raccolto punti a suo favore ben prima della proiezione, ottenendo risultati eccellenti al mercato e gli occhi puntati sul filmmaker esordiente, il cui corto di debutto (opera di diploma alla Danish Film School), Araki: The killing of a Japanese photographer, aveva già ricevuto una buona accoglienza a Berlino nel 2003.

Il dramma, a ben guardare, nasce dentro il film stesso, realizzato con una tecnica affascinante che mischia animazione a riprese dal vero: la violenza di un mondo malvagio viene punita con la violenza ancora maggiore delle sue vittime.
Quando la nota pornostar Princess muore per una overdose, sua figlia, che ha cinque anni ed è cresciuta nell'ambiente lavorativo materno, è affidata allo zio, un prete che, sconvolto dalla tragedia, decide di vendicarsi.
Il grigiore dei grattacieli - che corrisponde ad un universo che, con un moralismo forse eccessivo, ha perso ogni speranza di redenzione - non lascia spazio ai giochi di bambino, se non a poche fughe fantastiche che appartengono soltanto ai sogni.
Con una sensabilità inusitata per i rapporti umani (fra bambino e adulto, ma anche tra adulit), che ricorda gli esempi migliori di cinematografia d'animazione seriale giapponese, ed uno stile visivo innovativo e ricco di trovate grafiche, Morgenthaler offre una straordinaria prova, originale e durissima, di cinema animato per adulti.
Stregando il pubblico e la critica, nonostante alcune cadute, come soltanto pochissimi altri autori giovani sono, oggi, capaci di fare.


Voto: 27/30

28:05:2005