Il fascino scabroso della pornografia:
Princess di Anders
Morgenthaler
Anders Morgenthaler è,
paradossalmente, lontano (geograficamente) quanto vicino (per ispirazione)
al Giappone cinematografico di Murakami Haruiko.
Con la medesima disperata cupezza, il giovane regista trasforma il senso di
colpa feticistico nipponico in senso di colpa per una liberazione sessuale
di superficie che ha legalizzato, nel modo più brutale, la compravendita dei
corpi.
E certamente il danese Morgenthaler - cresciuto in una delle capitali della
pornografia europea, in cui la parità dei sessi ha condotto, in anticipo
sulle tendenze mondiali, alla liberalizzazione dell'industria del sesso -
sembra portare addosso il peso di un dramma che è in primo luogo umano:
l'orrore di una forma di moderna schiavitù.
Nell'imbarazzo (in fondo solo apparente) dei programmisti del Festival,
incerti fino all'ultimo sull'orario di proiezione del film,
Princess ha raccolto punti a
suo favore ben prima della proiezione, ottenendo risultati eccellenti al
mercato e gli occhi puntati sul filmmaker esordiente, il cui corto di
debutto (opera di diploma alla Danish Film School),
Araki: The killing of a Japanese
photographer, aveva già ricevuto una buona accoglienza a Berlino nel
2003.
Il dramma, a ben
guardare, nasce dentro il film stesso, realizzato con una tecnica
affascinante che mischia animazione a riprese dal vero: la violenza di un
mondo malvagio viene punita con la violenza ancora maggiore delle sue
vittime.
Quando la nota pornostar Princess muore per una overdose, sua figlia, che ha
cinque anni ed è cresciuta nell'ambiente lavorativo materno, è affidata allo
zio, un prete che, sconvolto dalla tragedia, decide di vendicarsi.
Il grigiore dei grattacieli - che corrisponde ad un universo che, con un
moralismo forse eccessivo, ha perso ogni speranza di redenzione - non lascia
spazio ai giochi di bambino, se non a poche fughe fantastiche che
appartengono soltanto ai sogni.
Con una sensabilità inusitata per i rapporti umani (fra bambino e adulto, ma
anche tra adulit), che ricorda gli esempi migliori di cinematografia
d'animazione seriale giapponese, ed uno stile visivo innovativo e ricco di
trovate grafiche, Morgenthaler offre una straordinaria prova, originale e
durissima, di cinema animato per adulti.
Stregando il pubblico e la critica, nonostante alcune cadute, come soltanto
pochissimi altri autori giovani sono, oggi, capaci di fare.
Voto: 27/30
28:05:2005 |