Tardi anni ottanta. Yu Hong, una giovane della provincia cinese viene
ammessa all'università di Pechino, dove conosce e ama Zhou Wei sullo sfondo
della vivacità studentesca che portò a Tien An Men. La loro separazione,
anche dopo molti anni, dopo altri amori e altre amarezze, rimane per
entrambi una ferita sanguinante e mai rimarginata.
Un'allegoria politica di grana grossa: Tien An Men come occasione
infelicemente perduta di dare un corso diverso al vertiginoso sviluppo
cinese di questi anni. Ma anche la base espressiva è fondamentalmente
sbagliata: un intimismo sempliciotto, sbracato; un diario privato troppo
ansioso di dire, di ripetere e ricalcare emozioni piuttosto prevedibili. Il
risultato è un pasticcio dove la macchina da presa si muove sempre ma senza
sapere cosa inquadrare: dopo qualche incursione nel circondario e magari
qualche jump-cut per ingraziarsi gli europei (c'è anche una
deprimente citazione de I 400 colpi)
per inerzia finisce per tornare sempre sui propri protagonisti. I quali se
la cavano maluccio con il registro introspettivo - Yu Hong poi affida i suoi
pensieri un po' troppo spesso alla voice over, che ridice quello che
le immagini hanno già stiracchiato e ripetuto in tutti i modi. Troppa
ricerca dell'emozione cutanea, che dà l'effetto esattamente contrario - come
ben esemplificano le soporifere, frequenti (e inutili) scene di sesso.
Voto: 22/30
18:05:2005 |