Gli ultimi mesi del regime Ceausescu, raccontati con il filtro di un bambino
e della sorella inquieta, che scopre l'amore, viene cacciata da scuola, la
cambia, e sogna di fuggire e vedere il mondo.
Apprezzabile tentativo di togliere a questo “Rumanian Graffiti” la
ruffianeria che inevitabilmente si porta addosso. Mitilescu è bravo (tanto
più che è il suo primo film) a bilanciare l'affetto che circonda i due
protagonisti fratello e sorella, il loro tenero rimirarsi a distanza l'un
l'altra mentre le loro vite stanno prendendo ognuna il proprio corso, con
una scrittura agile, minimale, sincopata, dolcemente spiazzante. Un mare di
piccole ellissi che trattengono solo grumi sparsi di emozione. Ne esce un
quadro toccante in cui la Storia, prima ancora di poter dire di averla
afferrata o rivoluzionata, scivola via veloce per conto suo, un istante dopo
l'altro, un'accensione improvvisa di quotidianità dopo l'altra,
incontrollabile.
Voto: 26/30
28:05:2005 |