Sabato 20 aprile la cerimonia
di proclamazione di laurea in Piazza San Marco a Venezia è
stata l’occasione anche per premiare il Ca’ Foscari Short Film Festival
con un riconoscimento d’eccezione e di prestigio: la medaglia del Presidente
della Repubblica, consegnata a nome di Giorgio Napolitano dal Prefetto di
Venezia alla Professoressa Roberta Novielli per il contributo che questo
piccolo festival dà alla cultura. E si può proprio dire che negli anni
questa piccola realtà è cresciuta e ha acquistato visibilità, non solo tra
le scuole di cinema di tutto il mondo (i corti selezionati per il Concorso
Internazionale sono stati solo una piccola parte delle centinaia di opere
giunte per la pre-selezione), ma anche grazie all’entusiasmo crescente che
gli studenti dell’Università Ca’ Foscari esprimono per questo evento, che si
tratti di pubblico o di volontari.
La terza edizione si è svolta a Venezia, nella suggestiva cornice
dell’Auditorium Santa Margherita, dal 20 al 23 marzo 2013: quattro giorni
ricchi di programmi speciali e proiezioni, caratterizzati da varietà e
qualità delle proposte, all’insegna della ricerca e della sperimentazione. I
programmi speciali dell’edizione 2013 del festival sono stati ben 13,
dedicati a vari temi e tecniche del mondo cinematografico attuale, ma anche
riguardanti aspetti della storia del cinema per lo più sconosciuti.
Protagonista è stata l’interculturalità, con esempi provenienti da tutto il
mondo: dall’estremo Oriente, con uno speciale sul regista d’animazione
giapponese Makoto Shinkai e una selezione dei corti prodotti dalla Korean
Academy of Film Arts; o ancora l’attenzione ai temi legati alla
sostenibilità e all’ambiente: nell’anno dedicato all’acqua dalle Nazioni
Unite, e in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua (22 marzo) il
programma “Riflettere la vita: acqua e schermo” e il “Videoconcorso: Short e
sostenibilità” hanno rispettivamente omaggiato l’acqua e premiato il corto
che più incarnava i temi legati alla sensibilità ambientale. Per quanto
riguarda invece le retrospettive, da sempre parte importante dello Short
Film Festival, quest’anno è stato dato spazio ad alcune opere di Charles
Bowers, attore e regista comico del cinema delle origini di cui è stato
anche sperimentatore e innovatore, oltre che a cortometraggi della stagione
parigina dei maggiori registi russi degli anni ’20 e ’30 del secolo scorso:
da Aleksandrov ad Eizenstejn, che si spostarono a Parigi per via della
creatività e dell’eclettismo artistico che caratterizzava la capitale
francese. Non solo proiezioni. I programmi speciali dello Short Film
Festival hanno visto anche workshop dedicati ad aspetti particolari legati
al mondo del video e collaterali al cinema, come la storia delle relazioni e
influenze tra musica contemporanea e video-arte, e altri dedicati a forme di
rappresentazione audiovisiva che esulano dal cinema vero e proprio, cioè il
videoclip e lo spot pubblicitario, con una selezione dei migliori spot
internazionali, premiati ogni anno durante il Festival “Cannes Lions”.
Per quanto riguarda invece il Concorso Internazionale, già dai nomi dei
giurati di quest’anno si può riconoscere l’alto livello della competizione:
l’attore italiano Giulio Scarpati, la critica cinematografica e direttrice
di Ciak Piera Detassis e il poeta coreano pluricandidato al premio nobel Ko
Un, che hanno selezionato il vincitore tra 30 cortometraggi provenienti da
scuole di tutto il mondo, in rappresentanza di 14 paesi diversi. L’estrema
varietà della nostra realtà contemporanea e delle sue problematiche è stata
espressa da opere di giovani studenti d’Italia, Francia, Germania, Spagna,
ma anche dall’estremo Oriente come Giappone e Corea, e da Israele, India e
Hong Kong. Varietà presente anche nelle tecniche (erano presenti ben tre
corti di animazione e uno di video-arte), mentre nei temi affrontati è
emersa una generale sfiducia verso il futuro da parte dei giovani
protagonisti, e la rappresentazione dello scontro generazionale.
è
da riconoscere la forte impronta femminile nei corti premiati, sia nelle
registe che nelle storie narrate; infatti a vincere il Concorso
Internazionale è stato
Mitten am Rand (The
Ground is Lava)
della giovane tedesca Laura Lackmann Popescu, studentessa di Berlino, “per
la capacità di cogliere, con elementi di linguaggio innovativi e
solidarietà emotiva, il difficile passaggio d’età di due amiche adolescenti,
sospese tra ribellione, voglia di normalità e affetti famigliari intensi ma
squilibrati.” La giovane
regista ha affermato che la storia è tratta dalla sua vicenda autobiografica
e per questo ha dedicato il premio alla sua amica Elena. The Ground is
Lava infatti racconta la storia di due sedicenni, Charlotte e Lola, dai
caratteri molto diversi ma che riescono in qualche modo a completarsi a
vicenda. Charlotte ha una famiglia unita, una bella casa e un ragazzo con
cui vivere le prime esperienze amorose, ma un’inspiegabile irrequietezza la
porta ad inventarsi storie drammatiche che più si addicono a ciò che prova
veramente; Lola invece, che di problemi ne deve affrontare realmente, non
riesce a contrastare la sua apatia e a confidare il pesante segreto che si
porta dentro.
Oltre a questo,
sono state consegnate due menzioni speciali e un premio speciale da parte
della giuria: il Premio
Volumina
è andato ad
Anna
et
Jérôme
della regista franco-colombiana Mélanie
Delloye,
studentessa alla New
York University,
“per
la capacità di raccontare un emozionante duetto madre e figlio, unendo forza
narrativa ed eccellente direzione degli attori (una vera
sorpresa è rappresentata dal piccolo protagonista), qualità che proprio una
Scuola di cinema ha il compito di sottolineare ad esaltare”.
Il sogno di Anna infatti è cambiare vita insieme a suo figlio Jérôme, che
vive con il padre e la sua nuova famiglia. Viene raccontata con delicatezza
una giornata che trascorrono felicemente insieme, chiacchierando e giocando.
Nonostante Anna abbia fatto molti errori nella sua vita, vuole molto bene al
figlio e sente di essere ricambiata da un affetto altrettanto esclusivo.
Questo però non basterà per convincerlo a scappare con lei e abbandonare la
vita sicura che il bambino trascorre con la sua nuova famiglia.
Il Premio
Raro Video invece
è stato assegnato ad Eat del
berlinese
Moritz Krämer:
“una fiaba
nera, molto nera, capace di tratteggiare, con ‘estrema’ sintesi, la
disumanità del rifiuto completo della fisicità femminile e al contempo la
tremenda fragilità del corpo umano”.
Il
tema velatamente celato dell’anoressia, non secondario nella società
contemporanea, viene qui trattato attraverso uno sguardo distaccato che si
sofferma, impietoso, sul corpo di una delle tante modelle che calcano i set
fotografici e le riviste patinate, cogliendone i dettagli più nascosti. La
scena gioca sull’ambiguità tra la tentazione di assaggiare tutto, divenuto
commestibile, e l’idea dell’immaginazione della protagonista, vittima da
troppo tempo di rinunce e privazioni.
Il Premio speciale è stato conferito dalla giuria al cortometraggio
Rae
della belga Emmanuelle
Nicot,
per lo “sguardo
diretto, crudo eppure compassionevole su un tema che occupa prepotente la
nostra attualità: la violenza contro le donne. Senza compiacimento
né retorica, la denuncia, implacabile, è affidata unicamente allo sguardo
ravvicinato sulle protagoniste”.
Rae è
una delle tante donne nel mondo vittime di violenza domestica. Grazie ad una
segnalazione dei vicini giunta dopo anni di agghiacciante indifferenza,
finalmente entra in una casa di accoglienza per donne maltrattate. Ai suoi
occhi, su cui spesso la macchina da presa ritorna con primi piani di
drammatica intensità, pieni di rabbia e di paura, quel mondo nuovo fatto di
donne ed affetti appare estraneo, minaccioso, quasi punitivo, eppure pian
piano si renderà conto dell’importanza di ricominciare a vivere e
riaffermare la propria dignità. |