1.
De la mutabilité
de toute chose et de la possibilité d'en changer certaines
The
mutability of things and the possibility of changing some
Regia: Anna Marziano (Francia 2011, 16’50’’)
L’alternarsi di immagini statiche della natura e
testimonianze di persone che hanno subito gli sconvolgimenti del terremoto
in Abruzzo nel 2009: l’effetto che questo contrasto provoca sullo spettatore
e quello di un’irrealta che mette in crisi tutte le sue certezze sul mondo e
le sue aspettative, compresi i suoi progetti di vita. Questo viaggio nella
mutevolezza inizia e finisce con la lettura di due brani che riconducono
ogni cambiamento del singolo come parte dei mutamenti di tutti, delle
persone e dell’universo intero. Questo parallelismo unisce quindi
simbolicamente le esperienze dei protagonisti, vittime del terremoto, esempi
di reazione diversa a un cambiamento comune: in questo modo, essi vogliono
dimostrare implicitamente come la partecipazione alla vita della comunita
passi soprattutto attraverso la possibilita di cambiare, nel proprio
piccolo, cio che invece sembra gia scritto dal destino.
2.
Sonor
Regia: Levin Peter (Germania 2011, 30’)
Un film in bianco e nero dove il suono e il vero protagonista. Qui un
ragazzo e una ragazza i quali percepiscono il suono in maniera differente si
ritrovano ad affrontare un viaggio attraverso il loro mondo, dove ogni cosa,
anche quella piu banale e dotata di un rumore, una melodia sua propria: un
tutto che compone una sinfonia. Dal treno, alla neve tutto e musica, la
ricerca si articola nei piu vari ambienti, come un edificio abbandonato, un
bosco, un teatro d’opera, luoghi dove il suono si riproduce in maniera
diversa e si trasforma nell’improvvisazione musicale dei due protagonisti.
La ragazza e parzialmente sorda, e non ha potuto studiare il pianoforte come
desiderava, il ragazzo e un esperto di acustica e suona il sassofono.
Proprio questa diversita di base consente loro di arricchire reciprocamente
la capacita di percezione e di produrre qualcosa di armonico.
3.
No están juntos
No
Longer Together
Regia: Lucia Agosta (Argentina 2011, 12’11’’)
Il corto dell'argentina Lucia Agosta riguarda un tema
universale: l'amore, e, nello specifico, le ragioni per cui l'amore finisce.
Quando Sofia (Florencia Otero) e Tomas (Lucas Delgado) si lasciano, qualcuno
decide di andare da amici e parenti per scoprire perche non stanno piu
assieme. Agosta ci fa vedere all'inizio una coppia apparentemente felice e
affiatata in un momento di intimita, per poi informarci con una didascalia
che la loro storia e finita. Da questo momento partono una serie di
interviste con camera fissa, che, piu che la storia di una rottura,
raccontano la storia di due vite filtrate attraverso gli occhi altrui, fino
a che la loro separazione diventa quasi la scusa per parlare della vita
degli intervistati stessi. Tutto sommato, la separazione non e il tema del
film, ma la molla da cui prende le mosse un corto che ci parla delle persone
in un modo in cui tutti ci possiamo ritrovare; non di gente astratta, ma di
coloro che fanno parte della nostra cerchia piu intima.
4.
Pavels letzter schuss
Pavel’s Last Shot
Regia: Christoph Heimer (Germania 2011, 30’05’’)
Il sogno di un figlio concepito dentro le mura di un carcere, rappresenta la
speranza di una svolta, di una nuova vita che comincia.
è questo a cui spera Hanna,
il suo pensiero e rivolto al venerdi, giorno in cui, ne e convinta,
libereranno suo marito Pavel. Almeno questo e quello che le sussurra la
speranza, ma sia Pavel sia Hanna sanno che cio, puo non divenire realta.
Quel venerdi, il sogno di una famiglia s’infrange per trasformarsi in un
incubo, in una fuga da quella vita a cui il giudice li aveva definitivamente
condannati. In cuor suo Hanna lo sapeva ed e pronta a tutto, fuorche al
rifiuto di Pavel, che invece non si dimostra complice di quel disegno di
vita scritto per entrambi. Christopher Heimer si innesta in una tradizione
che affonda le radici nei drammi shakespeariani, rivisitando la tragedia con
ritmi incalzanti di un montaggio degno di un poliziesco hollywoodiano,
contrapposto alla lentezza struggente del finale, che lascia spazio solo
alle emozioni. Storia di un amore infranto, Pavels Letzter Schuss ci regala
momenti indimenticabili: dall’adrenalina, al pesante senso di fine e
d’inutilita che cancella il resto, lasciando dietro di se solo due vite
spezzate.
5.
Shtormovoje preduprezhdeniye
Coast Warning
Regia: Aleksandra Shadrina (Russia 2011, 07’45’’)
L’amore tra due persone timide e incapaci di avvicinarsi l’un l’altra. Una
miriade di lettere inviate per rivedersi ancora una volta. E forse parlarsi.
L’inaccessibilita di una scogliera e la profondita del mare ad amplificare
le distanze. Una bufera per uscire dalla solitudine. Insieme per la prima
volta. L’animazione di Aleksandra Shadrina restituisce con straordinaria
delicatezza la complessita dei sentimenti e delle relazioni umane, che, come
gli acquerelli degli sfondi, si liberano in poche ma efficaci pennellate. La
scala cromatica e tutta giocata sulle variazioni del grigio e dell’azzurro,
a restituire, ancora una volta nel colore, la malinconia che pervade
l’intera vicenda. La musica di Tatiana Shatkovskaya per piano e flauto, si
mescola ai rumori del vento e del mare, restituendo una sinfonia evocativa
nella sua essenzialita. Poetico e toccante.
6.
Made Up
Regia: Dionel Desuzer (Singapore) 2011, 5’20’’
Che cosa succede quando il tempo lascia le sue prime tracce sul corpo di una
donna? E cosa succede se la donna in questione era, un tempo, una reginetta
di bellezza? Una vita basata sulla ricerca della perfezione estetica, sul
tentativo di raggiungere canoni di bellezza occidentali, ricavati dalle
riviste patinate, si scontra alla fine con la falsa immagine che la donna ha
di se stessa, con la maschera che si e imposta di indossare fino a quando
non e piu in grado di riconoscersi, accettarsi per quello che e, e
affrontare una vita che non sara piu sotto i riflettori.
7.
Falling Awake
Regia: Ryan Demello (India 2011, 11’)
Shaun, dopo il suicidio del padre, vive un rapporto conflittuale con la
madre Amy. Tutto cambia improvvisamente una mattina, in cui Shaun riceve un
CD all’interno di una busta anonima. Il contenuto potrebbe rivelare la
direzione in cui stanno andando le loro vite, inducendo una metamorfosi
imminente; oppure potrebbe essere presagio di un inevitabile capitolo delle
loro esistenze.
8.
Ainult meie kolm
Just the Three of Us
Regia: Giampietro Balia (Estonia 2011, 29’39’’)
Una casa fredda, un senso di pesantezza e tensione per una situazione
difficile, grandi silenzi: la morte del padre di Liisu e Andres sembra
rispecchiarsi nello spettro cromatico delle scene e nelle tese interazioni
con la madre Regina. Improvvisamente i colori glaciali di questa dimora si
riscaldano per l’arrivo di una donna dai capelli rossi, Helen. Perche la
madre di Liisu e Andres la caccia in malo modo? I due ragazzi vanno a
trovare la donna, che rivela loro di essere la madre biologica attraverso le
fotografie che tappezzano il modesto appartamento. Cio nonostante Liisu
vorrebbe un legame piu forte con la madre, che sembra capirla meglio di
Regina: ma Helen viene assalita ancora una volta dalla paura e, ancora una
volta, scappa. E cosi che la finale delusione e le tensioni maturate dalla
morte del padre con la madre adottiva si sciolgono in un triplice abbraccio,
finale rassicurazione di una stabilita da costruire nel tempo. Uno sguardo
in una sempre piu comune situazione che si risolve suggerendo il ritorno
alle origini della societa, come rifugio per ognuno.
9.
First Breath after
Coma
Regia: Logavel Balakrishnan (Singapore 2011, 21’38’’)
“All I want to be is myself, so why you forcing me to be someone else ”,
cosi esordisce un ragazzo come tanti, durante la sua audizione per il ruolo
femminile principale di una rappresentazione teatrale. Eppure Fie, il
giovane protagonista, sa di non esserlo, sa di essere speciale, sente che il
suo corpo, il suo involucro di carne non rispecchia la sua anima. Questa
diversita lo allontana da tutti, in primis dalla sua famiglia: il padre lo
ha abbandonato tempo fa, e la madre lo tratta con una freddezza glaciale.
Fie e profondamente solo, tanto da fraintendere facilmente l’interesse del
regista per il suo talento, con una infatuazione e se ne innamora, senza
pero essere corrisposto. L’unico suo rifugio e l’arte, il teatro; ed e
proprio sul palco che Fie si riscatta e comincia a vivere, ricomincia a
respirare, acquistando una piu profonda conoscenza di se e liberandosi dalle
“catene” che lo imprigionavano.
10.
Was uns zusteht
What We Deserve
Regia: Thomas A. Szabo (Germania 2011, 23’)
Robert e un uomo divorziato, la moglie lo ha separato dalla figlia Kerstin
alla quale sembra non poter dedicare molto del suo tempo. Escluso l’aspetto
familiare, la sua vita apparentemente perfetta sembra seguire da mesi la
solita routine. Nulla cambia ormai da mesi. Robert si sveglia con la paura
di perdere il suo lavoro, l’ultima cosa che gli resta di quella che una
volta chiamava ‘vita perfetta’. Oggi sara diverso perche Robert si ritrova
con una bomba.
11.
Susya
Regia: Dani Rosemberg, Yoav Gross (Palestina/Israele 2011,
15’)
La macchina da presa segue passo dopo passo una famiglia
palestinese che torna nel suo paese natio, dopo venticinque anni. Tutto e
ormai cambiato: la loro casa e diventata parte di un sito archeologico a
pagamento, e loro non sono altro che dei turisti indesiderati. Un altro
video, allestito all’interno degli scavi, racconta la storia di quella
terra, la Susya del titolo, dall’Impero romano a oggi, ma nessun ricordo
pare rimanere di quella di famiglia che visse li tanti anni prima e fu
cacciata. La storia e quindi destinata a replicarsi e nemmeno come turisti
potranno rimanere a lungo nella loro vecchia casa.
12.
Sanzaru
Regia: Roy Ng Wee Kiat (Singapore 2011, 17’10’’)
La voce del protagonista, il giovane Junyang, apre significativamente il
corto con la citazione di Confucio “non vedere il male, non sentire il male,
non parlare del male”, una citazione che per lui e anche l’insegnamento piu
importante tramandatogli dalla madre. Improvvisamente irrompe sullo schermo
l’immagine di un uomo appena ucciso, un uomo che si scopre essere il padre
di Junyang. Kiong, Yam e Hock, i tre migliori amici del padre - e in realta
i suoi collaboratori in attivita malavitose - l’hanno ucciso davanti agli
occhi del povero Junyang, stuprando poi sua madre. Testimone di questi
eventi drammatici e spregevoli, il giovane decide di uccidere i colpevoli.
Scene forti e d’impatto descrivono la sua efferata vendetta, fino ad una
sconvolgente rivelazione su sua madre, fatta da Hock prima di morire. Le
cose non sono mai come sembrano. Forse non tutto e andato come il giovane
pensa e magari l’uomo che ha distrutto la sua vita e la sua famiglia ha
agito per motivi diversi da quelli che ha sempre creduto.
13.
Le jour où le fils de Raïner s’est
noyé
The Day When Raïner’s Son Drowned
Regia: Aurelien Vernhes-Lermusiaux (Francia 2011, 15’)
Il Corto mostra, in un unico piano-sequenza, le scene di dolore conseguenti
a quella che s'intuisce esser stata la morte d'un bambino. Vengono mostrate,
con semplicita, diverse dimensioni del dolore: straniamento, compostezza,
silenzio. Chi dara la notizia alla famiglia del piccolo? La scelta di
evitare il montaggio da al corto una dimensione quasi faticosa, che unita
alla fotografia cupa trasporta lo spettatore nel villaggio dove la storia e
ambientata, trasmettendoci un senso d'ansia e inquietudine che lascia con il
fiato sospeso fino all'ultima immagine.
14.
Historia muerta
Dead Story
Regia: Fran Mateu (Spagna 2011, 14' 53")
Samuel e un uomo che ha vissuto in due epoche, ha conosciuto due mondi
diversi. Fran Mateu ci trascina in un mondo di terrore gotico, fatto di
ambientazione cupe, colori vividi, popolato da esseri fantastici, tratti dal
vasto repertorio della letteratura nera, da Stoker a Poe, passando per
Lovercraft. Chiave di volta della storia e la figura di Isabel, essere
sovrannaturale, dalla bellezza pallida, che cambia per sempre la vita del
protagonista.
15.
Lucky Seven
Regia: Claudia Heindel (Germania 2011, 27’)
Il passaggio dall’dolescenza all’eta adulta e un periodo critico nella vita
di un uomo. Le difficolta diventano ancora piu grandi se si proviene da una
famiglia distrutta da un lutto, o da una cittadina come Derry, in Irlanda
del Nord, famosa per aver fatto da sfondo agli scontri del Bloody Sunday.
Claudia Heindel segue le vite di tre ragazzi, Adam, Sean e Ryan, alla
costante ricerca di qualcosa per occupare il tempo, una motivazione per
uscire di casa: pecore a cui sparare, automobili da rubare e distruggere,
persone da contare lungo le strade. Queste sono le uniche cose che
scandiscono giorni che sembrano succedersi tutti uguali. Un incontro
fortuito con un immigrato polacco, rappresenta, per alcuni istanti, un
miraggio di salvezza per l'unico ragazzo che sembra nutrire dubbi sulla
proprio condizione, ma la violenza fara riemergere, prepotente, la realta.
16.
Be Natural
Regia: Lukas Tiberio Klopfenstein, Giovanni Occhiuzzi
(Svizzera 2011, 3' 30")
Be natural! Una possibile risposta alla crisi economica contemporanea e alla
dipendenza dalla tecnologie che invadono la nostra quotidianita. La
televisione ha appena annunciato l’ennesimo assalto della crisi, ma e solo
un rumore di sottofondo per un giovane spettatore disinteressato. Poi il
blackout: la citta si spegne poco a poco e piomba in un un’atmosfera
surreale. Il ragazzo si sveglia di soprassalto e inizia a correre tra le
sagome di una citta irriconoscibile e improvvisamente deserta. Il tempo
possibile e, ancora una volta, solo quella della corsa e della fuga. Fuga da
un mondo che non ci appartiene piu. Come riappropriarcene? Chiedetelo a una
mucca.
17.
Gulmohar
Regia: Arati Kadav (India 2011, 10’45’’)
Un fiore splendido, maestoso, di un rosso tanto acceso da sembrare vivo, non
e piu grande del palmo della mano un bambino, cosi piccolo eppure cosi
grande da poter raccogliere simbolicamente il sentimento di Nima. Siamo
lontani dall’India del boom economico, dalle strade affollate, dai ritmi
serrati della citta. Ci ritroviamo immersi in un paesino di campagna, dove
il latte viene ancora venduto porta a porta. Nima e, appunto, il lattaio del
villaggio. La sua vita scorre tranquilla e monotona fino all’incontro con
una ragazza, durante uno dei suoi giri quotidiani. Nima non sa come
comportarsi: e un ragazzo introverso e timido , molto diverso dai suoi
coetanei. Decide cosi di affidare i suoi sentimenti ad un fiore, un fiore
rosso di Gulmohar, che lascia sul davanzale della sua finestra. Arati Kadav
ci regala un “fiore” non ancora sbocciato, quello di un amore giovanile,
ideale e sincero, che dura una breve stagione, ma che lascia un segno
indelebile.
18.
Quell'estate al mare
A Summer Tale
Regia: Anita Rivaroli, Irene Tommasi (Italia 2011, 11'49")
Il suono estivo dei garriti dei gabbiani ci accompagna dolcemente nel
ricordo di una vacanza sulla Riviera Adriatica.
è l’estate del 1964 e un
gruppo di bambini sta per rientrare da una giornata trascorsa in riva al
mare, dove, sotto l’occhio vigile di una suora, ha potuto assaporare un
ritrovato senso di liberta. A questa storia se ne incrocia un’altra, quella
di un uomo che, a bordo della sua FIAT Cinquecento bianca, sta per
raggiungere proprio il collegio in cui i bambini stanno ordinatamente
rientrando. L’ordine con cui si apprestano ad attraversare la pineta e solo
un assaggio della disciplina imposta loro dalle suore: dal lavaggio di piedi
e mani alla disposizione ordinata lungo i corridoi, tutto e scandito da
precise regole. Uno dei bambini, concedendosi di sognare, con la fantasia e
l’innocenza tipiche della sua eta, le infrange dipingendo il ritratto di sua
madre sul quale inventa una storia fantastica, supportata da una foto e dei
dollari americani trovati in un portafoglio. Sara proprio questo portafoglio
ad intrecciare teneramente la storia del bambino e quella dell’uomo arrivato
a bordo di una FIAT Cinquecento, lasciando un segno indelebile nel ricordo
di “quell’estate al mare”.
19.
Awful Wedded Wife
Regia: Brendan Sweeney (Australia 2011, 08’08’’)
Con la complicita della madre, una giovane sposa, il giorno del suo
matrimonio, viene rapita da uno strano pretendente vestito da cowboy.
Imbavagliata e portata via, la ragazza si trovera a dover ricordare una
giocosa infanzia passata con il suo pretendente, in uno scambio di ricordi e
emozioni. Confrontandosi con il passato la ragazza prendera un’importante
decisione.
20.
Lavyan shel Ahava
Satellite of Love
Regia: Eliyahu Zigdon (Israele 2011, 12’)
“La It Girl e una giovane donna sexy ed affascinante che
riceve dai media attenzioni sproporzionate o non collegate al reale valore
del suo lavoro” cosi si legge nel primo fotogramma del finto documentario o
(mockumentary) dell’israeliano Zigdon. L’incalzante ritmo di “Satellite of
Love” ci fa ripercorrere ascesa e caduta di una tipica It Girl dei nostri
giorni, partendo dalla storia della prima vera flapper - la maschietta Clara
Bow - che nei primi anni Venti divenne una vera e propria star del cinema,
per poi vedere la sua carriera crollare a picco sotto il peso degli scandali
e della malattia mentale. Ottanta anni dopo il destino della prima stella
della musica Pop israeliana non e molto diversa. Combattuta tra la sua vita
pubblica, fatta di copertine patinate, attenzione morbosa dei fan e dei
media e quella privata, insostenibile e fragile, che come un satellite ruota
attorno alla prima. Ma quando quella stessa vita privata viene trasformata
in film, riparte la giostra. In un’intervista la nostra It Girl dice che la
perfetta canzone Pop deve essere breve, come in fondo brevi sono quei
quindici minuti di celebrita che al giorno d’oggi non si negano a nessuno.
21.
Samudra
Regia: Federico Del Monte (India 2011, 8’46’’)
Il rumore del mare e una musica evocatrice di atmosfere esotiche ci
accompagnano nel racconto che un povero pescatore fa al figlio nel quale si
narra la storia di un giovane e forte pescatore che, su richiesta del re,
andò sott’acqua per scoprire su cosa reggesse l’isola. Una volta immersosi,
il giovane scoprì che l’isola era retta da un pilastro, ma che l’integrità
di questo era minacciata da un fuoco che lo stava consumando. Ritornato a
galla, il pescatore raccontò al re quanto aveva scoperto e il re lo inviò
nuovamente sott’acqua per raccogliere parte di quel fuoco e portarglielo, ma
stavolta il giovane non fece ritorno: aveva deciso che non sarebbe riemerso
finché dolore e sofferenza fossero esistiti. Le immagini del mare e dalla
barca con cui padre e figlio vanno a pescare scandiscono il racconto,
insieme a suggestivi scorci subacquei di un uomo senza volto, interprete del
giovane pescatore della storia. In occasione di un mancato ritorno dal mare
del padre, il figlio si trova a rivivere la leggenda del pescatore. Forte
della speranza del racconto, il ragazzino decide di seguire le orme del
padre, sapendo che quando dolore e sofferenza cesseranno nel mondo, i due
potranno riemergere dalle acque insieme, avvolti in un affettuoso abbraccio.
22.
Jelly Jeff
Regia: Jacob Frey (Germania 2011, 2’35’’)
Quanto puo essere eccitante la vita di una medusa? Le avventure sott’acqua
di un buffo esemplare di nome Jeff, alle prese con le quotidiane sfide di
una “normale” vita marina. Jelly Jeff e un breve corto animato che, con
leggera e pungente ironia, denuncia i rischi che il mondo naturale (in
particolar modo quello marino) corre ai nostri giorni. In un momento di
forte crisi, non solo economico e finanziario, ma anche produttivo ed
energetico, il regista Jacob Frey ci invita, con tono leggero e scanzonato,
ad una riflessione sullo sfruttamento delle risorse naturali, sulla
sostenibilita dell’azione dell’uomo e sui danni arrecati da questi
all’ambiente. Non ereditiamo la terra dai nostri avi, ma la prendiamo in
prestito dai nostri figli. Nostro e il dovere di restituirgliela.
23.
Apele tac
Silent River
Regia: Anca Miruna Lăzărescu (Romania/Germania 2011, 29’)
Romania 1986: e nel silenzio del fiume che ha battesimo e si conclude questa
storia. Un fiume, il Danubio, che come un liquido amniotico avvolge
l’atmosfera dell’attesa. Un fiume da attraversare per raggiungere una nuova
vita, la liberta, la speranza di un nuovo futuro. Gregor e Vali hanno
bisogno l’uno dell’altro per raggiungere l’altra sponda e da li la liberta,
ma Gregor non si fida ciecamente dell’amico e quando tutto i due sono pronti
per partire, vede confermati i suoi sospetti. Vali ha un segreto nascosto ma
ormai e troppo tardi per tornare indietro e noi li seguiamo in questa
palpitante, pericolosa e silenziosa fuga. Le bracciate forsennate infrangono
l’argentea superficie dell’acqua e la fuga di Gregor diventa la nostra fuga,
l’anelito di liberazione di tutto il genere umano dalle oppressioni e dai
totalitarismi.
24.
Beauty
Regia: Torsha Banerjee (India 2011, 10’)
Beauty e una ragazza di 16 anni ancora vergine, figlia di una prostituta che
vive, anzi sopravvive, in un bordello. Mentre la madre occupa la camera da
letto per intrattenere i suoi clienti, la ragazza aspetta tutta la notte in
bagno. Una sera un giovane ragazzo si presenta nella casa delle prostitute.
La madre di Beauty, in quel momento occupata con un cliente, lo accompagna
in bagno dove incontra la giovane. Tra i due ragazzi, nel poco tempo che
passano insieme, si instaura un dolce rapporto di confidenza, fino alla
notte decisiva che cambiera per sempre le loro vite.
25.
Ordinary
Compulsions
Regia: Vincent Ciciliato (Francia 2011, 18' 10")
Un personaggio appare su uno sfondo nero. Appare una sedia, su cui lui
compie sempre lo stesso gesto ossessivo. Poco alla volta, iniziano ad
apparire altri personaggi, ognuno isolato nel suo mondo e nel suo spazio,
aiutati da una scenografia essenziale che non crea collegamenti tra di loro,
ma ce li fa vedere come macchie in una tela nera. Ognuno di questi
personaggi e la personificazione di una pulsione specifica e facilmente
riconoscibile. Più che un corto cinematografico, un esercizio teatrale;
nessun dialogo, solo un suono teso che precipita lo spettatore in questa
dimensione dominata dall’ansia. Solo con l’ingresso del terzo personaggio
abbiamo il primo cenno di voce, la ripetizione ossessiva della stessa
sillaba. Il tempo scorre prima lento, poi veloce, poi a scatti, ma sempre
ossessivo. La scena e estremamente controllata, ironia di un corto che
ritrae cinque persone che hanno perso il controllo.
26.
Amore Necessario
Necessary Love/Need Love
Regia: Alessandro Tamburini (Italia 2011, 7’)
Lo spettatore e immerso sin da subito nella quotidianita di una coppia di
terza eta che vive nella campagna emiliana. Ezio e Lella hanno trascorso una
vita insieme senza aver mai perso quel “calore” del primo incontro; riescono
ancora a vedere nell’altro quegli elementi che li hanno fatti innamorare. E
quasi disarmante la fiducia reciproca e la complicita con cui raccontano il
loro passato, a loro modo proiettati in un futuro da vivere sempre insieme.
è un amore indispensabile,
senza il quale nessuno dei due riuscirebbe a pensare alla propria vita. Un
sentimento vissuto come se fosse ancora il primo giorno, riscoprendosi
bambini dentro e fuori, trovando nella complicita quotidiana il luogo del
loro amore necessario.
27.
Kwaishqaein
Regia: Anil Lakhwani (India 2011, 10’30’’)
è il racconto di due
fratelli. Lavorano nello stesso locale: uno, transgender, come
intrattenitrice; l'altro, nano e sordomuto, come cameriere. Insieme formano
certamente una strana coppia, legata pero da un affetto sovrumano: ishq,
l'amore puro, che li portera a rischiare le loro vite pur di poter sperare
in un futuro migliore.
28.
Placebo
Regia: Itamar Moreno (Israele 2011, 20’08’’)
Il vento soffia; la camera indietreggia e i contorni sfumano, scivolando
dentro ad un sogno di un ragazzo ricoverato nel reparto di terapia intensiva
oncologica, che nella sua prima notte di degenza rimane ammaliato dalla
vista della ragazza della porta accanto. La musica ci accompagna all’inizio
e alla fine della finzione cinematografica, evocando nel mezzo, il sogno
luminoso del contatto tra i due giovani, che sfuma a causa della malattia e
della timidezza del ragazzo. Attraverso dissolvenze e stacchi di scena,
entriamo ed usciamo dalle fantasie in un continuo incontro/scontro tra la
cruda realta - rappresentata dall’immagine del ragazzo calvo a causa della
malattia - e la sfera onirica, riflesso dei suoi desideri e inscenata
dall’immagine che il ragazzo ha di se (con i capelli e in salute). Elemento
ricorrente di questo cortometraggio, dai tratti essenziali ma denso di
significati, e il suono della natura: i cinguettii del giorno lasciano posto
al frinire notturno delle cicale. Sembra quasi che i suoni estivi della
natura si contrappongano alle stanze vuote e asettiche in un conflitto
sensoriale tra il sentire e il vedere, tra l’amore e la malattia.
29.
Endure
Regia: Francesco Chiari (Australia 2011, 5’55”)
In primo piano, da subito, c’e l’angoscia del protagonista: un uomo,
sopravvissuto per mesi, in tempo di guerra, nei pochi metri del suo rifugio.
Da una parte la paura di essere scoperto lo attanaglia continuamente, ad
ogni minimo rumore, un sobbalzo; dall'altra e tormentato dal senso di colpa
per non riuscire ad aiutare quegli innocenti che vengono ammazzati e
torturati e le cui urla gli arrivano lancinanti attraverso i muri. In pochi
minuti e condensata tutta l’inquietudine interiore di quest’uomo; e senza
mostrare direttamente la guerra, cosi come il protagonista non la vive sulla
propria pelle, Francesco Chiari riesce a cogliere il senso di precarieta che
contraddistingue una situazione del genere, coinvolgendo lo spettatore con
il ritmo sincopato della narrazione.
30.
To Mohandas
Karamchand Gandhi
Regia Director: Vrinda Kapoor (India 2011, 10’35”)
Le tensioni che attraversano l’India durante le proteste del 1947 sono
quelle di un paese profondamente diviso. La sua disgregazione, cosi come la
forte resistenza politica opposta da Mohandas Karamchand Gandhi,
costituiscono il drammatico sfondo alla storia d’amore di due giovani, Amrit
e Imroz, separati dalle violenze intercomunitarie. In seguito alla perdita
della sua amata, Amrit non riesce a darsi pace e vive ogni giorno della sua
vita immerso in una memoria cosi dolorosa che lo condurra, ormai vecchio,
alla follia. |