la biennale di venezia

42.festival internazionale del teatro

Venezia 1>11 agosto 2013

 

Mi Gran Obra (Un proyecto ambicioso)
ideazione e regia David Espinosa

di Gabriele FRANCIONI

30/30

MicroMega


20 posti a sedere,16 binocoli,1 meditazione su possibili teatri alternativi in epoca di recessione infinita,cultura sbeffeggiata e voglia di vendere l’anima al Privato,ché tanto ci comanda comunque dagli scranni della finanza luciferina.

Dopo l’introduzione fuori da una stanza di Ca’ Giustinian,durante la quale Espinoza ci spiega il perché della sua macro-opera  ridotta in scala 1:87 davanti a un trolley che mima l’ immenso spazio scenico e un cellulare narrante a basso volume i dettagli della necessarissima premessa,veniamo introdotti dentro la piccola sala e condotti su micro-spalti dai quali osserviamo il regista/coreografo intento a creare mondi.Non siamo stati invitati,però,all’autoflagellazione dell’artista-martire,incapace di accedere ai fondi che vorrebbe per sè,ma a un ragionamento attento e sottile sul posizionamento critico dello spettatore rispetto alle citate megaloproduzioni,che sottraggono spazi vitali (finanziamenti e luoghi fisici) al teatro vero.

Riuscire a lavorare,iperbolicamente,con zero budget zero spazi zero attori,certo,ma quel che conta di più è il ribaltamento tra osservante e osservato:non siamo noi a dover subire l’assurda dimensione dello spettacolo,che ci domina per non essere letto e decodificato,ma è questo a procedere secondo il dettato superimpositivo dell’ Artista e l’occhio tuttovedente dello Spettatore.Siamo noi ed Espinoza,ora,a imporre nessi e cambiare,con l’indice,il pollice o un occhio,il senso di una scena.

Espinoza definisce tanti quadri in cui dispone le sue statuine in linea retta tra la nascita e la morte –tanto per chiarire che si va di massimi sistemi- salvo poi ripresentarcele in nuovi contesti,spazialmente allestiti con l’abilità del burattinaio danzatore su un tavolo in fòrmica di  1m X 2,che altro non sono se non le “X” possibilità di gestire (al meglio?) i segmenti di quella linea retta.

Il testo principale è quello del cortocircuito MicroMega,d’accordo. Il primo sottotesto quello appena enunciato,ovvero l’inversione tra gli attori della visione.Il secondo sottotesto va visto nel circo umano messo in scena e –perché no- nella politica mondiale,con focus sugli Stati Uniti.

Una coppia,nel corso di una vita programmata,finisce che si sposi e si ritrovi su una spiaggia esotica (è riso fatto cadere dall’alto) insieme ad altre coppie,salvo essere poi bombardata e annientata da una lattina di CocaCola.

Similmente,una giornata al parco si trasforma in angosciosa meditazione sulla Fine,dopo che la Morte in persona,con falce e fare ossuto,porta il flagello tra anziani e fanciulli. Non resta che il sesso con le sue sublimazioni:sesso open-air,sulle panchine,tanto poi l’atto erotico,da danza ritmata,si fa sconquasso semplicemente battendo un chiodo sul tamburello messo lì a mo’ di pavimento.Segue la deriva del sesso a pagamento e della lapdance,tra luci stroboscopiche ottenute con piccoli fari per bicicletta.E’ Espinoza il nuovo deus ex-machina,lo siamo anche noi,che con un semplice sguardo panoramico -girando il collo di pochi gradi- visitiamo le scene stabilendo cosa significhi cosa.Dopo la fine del sesso non resta che la partita di pallone,passata attraverso l’occhio orwelliano dei megavideo da stadio.La banda continua a suonare,contrappuntata dal gruppo rock.E’ già tempo di Obama,scaricato da un elicottero ad eliche mosse da un asciugacapelli,che cala sulla scena solo per essere impallinato da Espinoza:novello ammazza presidenti (cioè la CIA,non Lee Harvey Oswald) o giustiziere globale in nome di tutti coloro che non credono nel N.W.O.?

Il fascino dello spettacolo di Espinoza,che aguzza la mente e affina gli occhi,è in questo fluido rimbalzare tra i bordi di testo e sottotesti,più che nella banale sottolineatura della premessa.Ora siamo grandi,siamo diventati dei giganti grazie al regista e ci prendiamo quei 40 minuti per immaginare,mettendolo in scena,ciò che forse cova tra i nostri desideri più segreti.

ore 12.00 e ore 15.00 - Ca’ Giustinian
DAVID ESPINOSA
Mi Gran Obra (Un proyecto ambicioso)
(55’) prima italiana
ideazione e regia David Espinosa
con David Espinosa, Cía. Hekinah Degul
assistente alla regia África Navarro
musica e suono Santos Martínez, David Espinosa
scene David Espinosa, Air maquetas y proyectos de arquitectura
produzione El Local EC., CAET
in collaborazionecon il Dipartimento di Cultura della Generalitat de Catalunya
con il supporto di Bilbaoeszena
in replica domenica 4, lunedì 5, martedì 6, mercoledì 7, giovedì 8, venerdì 9, sabato 10 (ore 12.00 e 15.00)

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42.festival internazionale del teatro

Venezia 01 / 11 agosto 2013