la biennale di venezia

42.festival internazionale del teatro

Venezia 1>11 agosto 2013

 

Ein Volksfeind (Un nemico del popolo)
di Henrik Ibsen
regia Thomas Ostermeier

di Gabriele FRANCIONI

25/30

Look back in anger

 

Stilisticamente le produzioni di Ostermeier/Schaubuhne sono contrassegnate da un approccio alla recitazione massimamente naturalistico,combinato però con il massimo di tradimento apparente del testo originale,Ibsen in questo caso.Probabilmente a ciò si deve il successo degli ultimi anni.Similmente,nel contesto generale del teatro tedesco contemporaneo,impegnato in una ricerca radicale d’inesausta innovazione e desiderio di stupire il pubblico,coinvolgendolo in una rituale palingenesi (di teorizzazione) politica,T.O./Schaubuhne,ambasciatore del movimento,ne risulta essere la versione sostanzialmente più convenzionale.Le immagini promozionali sono solo il condensato estremo del lunghissimo EIN VOLKSFEIND (Il Nemico della gente),certo non la restituzione delle pause dialoganti. Come anticipato,l’Ibsen del regista tedesco subisce un trattamento violento,con ambientazioni e tono irriverenti,gli stessi dell’ AMLETO visto alla Biennale nel 2011.La cena iniziale,ad esempio,vede Stockmann provare con la sua band tra tavola imbandita e neonati urlanti:ascoltiamo CHANGES di David Bowie e,più avanti,THESE DAYS di Jackson Browne,a loro modo un manifesto dentro il manifesto.Il testo deve sembrare contemporaneo,grazie a correzioni/manipolazioni più o meno sottili,come l’inclusione dell’utopistico “The Coming Insurrection dell’ Invisible Committee,sul quale si basa tutta la successiva arringa anticapitalistica di Stockmann.

Ostermeier cerca il rapporto col pubblico e il suo coinvolgimento a colpi di shock assestati con moderata violenza,come il cambio di scena in cui le pareti vengono ridipinte dal vivo,in preparazione dello speech del protagonista,cui segue l’interludio partecipativo della platea,in linea teorica la massima invenzione del regista,di fatto un evento in buona parte ineffettivo,perché non ha il coraggio di degenerare ed eventualmente terminare diversamente da com’è stato previsto.Gli spettatori finiscono dritti dentro la pagina scritta,che non sconquassano perché non si vuole che ciò accada:il testo di Ostermeier è come la carta assorbente e asciuga la timida protesta della società liquida cui vengono concessi i canonici 15 minuti non di warholiana fama,ma di illusione di contare qualcosa nella gestione della Polis.La fine del sistema capitalistico non si enuncia appena,ma semmai va pensata strategicamente,ragionando sui massimi sistemi e i poteri occulti (mai nominati in questa sede).Le figure del Potere del testo adattato,reali o allegoriche che siano,combinate alla naiveté di Stockmann,fanno pensare a situazioni localmente corrotte,spazialmente e temporalmente definibili e identificabili con precisione e non alla cospirazione mondiale in cui invece noi procediamo illusoriamente liberi da quasi 250 anni. Il finale è completamente cambiato rispetto a Ibsen,cinico e disilluso in confronto all’originale,ma anche molto meno terrificante. La definizione dei personaggi va spesso sopra le righe,risultando molto teatrale,quindi forzata,occasionalmente grottesca,ottenendo peraltro quel consenso ostinatamente cercato dal regista.Non si può negare,d’altro canto,la perfetta definizione delle figure di Huelsmann e Aslaksen,sindaco ed editore locale,quest’ultimo anche a capo dell’associazione dei proprietari.Ciò che si vede e si ascolta semplicemente E’:nessuna traccia di approcci metatestuali.Se questo è quello che gli spettatori medi cercano oggi,ovvero una figura vicaria che s’incarichi di far propria la loro rabbia e la loro protesta,senza connessione alcuna con una pratica politica guerreggiata,anche solo nel quotidiano,allora Ostermeier ha ragione e ha colto lo spirito del tempo.

 

Ostermeier è sempre stato e forse sempre sarà un sostenitore del realismo teatrale,dell’osservazione sociologica dei comportamenti umani:Ibsen gli fornisce,a dir suo,un elenco visivo di comportamenti/posture/gesti d’ ipocrita socialità quotidiana,puntualmente ripresi e proposti secondo facies adattate alla contemporaneità.Il laboratorio di apparenze di vita quotidiana che O. mette in moto,prevede però che,prima d’ identificare i corpi attoriali con i loro analoghi sulla scena del reale,il pubblico confidi ciecamente nei meccanismi della finzione,perché la recitazione sopra le righe cui accennavamo,l’iper-caratterizzazione del corpo attoriale come doppio del cittadino e del politico,di fatto lo allontana dalla nostra vista,facendolo sostare su un piano di ambiguità rappresentativa che nuoce alla definizione di un teatro realmente politico.

Il problema non sta nel ribaltamento del nucleo teorico di Stockmann-2 rispetto allo Stockmann-1 ibseniano durante il discorso del quarto atto,ma nell’impossibilità nostra di indirizzare la rabbia verso un corpo attoriale identificabile come nemico.Ostermeier ha ragione:nel 2013 la protesta sociale va dileguandosi in forme di rappresentazione vicaria,che invece di aumentare il malcontento,lo esorcizzano sublimandolo su un piano puramente fictionale.Molto più pertinente del presunto coinvolgimento degli spettatori risulta essere il finale,che ci lascia interdetti,o assolutamente scettici,quindi preparati di fronte allo sguardo interrogativo che si scambiano Stockmann e la moglie mentre decidono il destino delle azioni con le quali metterebbero le mani sulle terme cittadine (oggetto e centro del contendere).Forse,insinua Ostermeier,non bisogna confidare in figure che si muovono con ambivalenza tra gli estremi di una naiveté affabulato ria –in cerca di larghi consensi- e le derive di un improvviso potere personale da gestire silentemente.

ore 21.30 - Teatro Goldoni
THOMAS OSTERMEIER / SCHAUBÜHNE
Ein Volksfeind (Un nemico del popolo) (160’)
prima italiana
di Henrik Ibsen
regia Thomas Ostermeier
con Stefan Stern, Ingo Hülsmann, Eva Meckbach, Christoph Gawenda, David Ruland, Moritz Gottwald, Thomas Bading
adattamento e drammaturgia Florian Borchmeyer
musica Malte Beckenbach, Daniel Freitag
scene Jan Pappelbaum
dipinti Katharina Ziemke
luci Erich Schneider
costumi Nina Wetzel
produzione Schaubühne Berlin

SITO UFFICIALE

 

42.festival internazionale del teatro

Venezia 01 / 11 agosto 2013