francesco d'orazio

27/30

Se alcune delle formazioni offerte da questo Festival non credo abbiano entusiasmato il pubblico, non posso dire lo stesso dei solisti. Accanto a nomi come Christophe Desjardins, Michele Marelli e Marco Fusi, si esibisce Francesco d’Orazio un importante esecutore di musica contemporanea e conosciuto altrettanto per le sue interpretazioni nel mondo musicale antico. Come Christophe Desjardins qualche giorno prima, anche lui apre il concerto nella sala Concerti del Conservatorio di Venezia con la Sequenza VIII per violino di Luciano Berio ottenendo un incredibile successo. Un po’ meno interessante si presentano il brano di Kaija Saariaho, scritto ad hoc per una coreografia di Carolyn Carlson e quello di Fausto Sebastiani. Voci incroci di Gianvincenzo Cresta in prima esecuzione assoluta si presenta un brano di grande impatto emotivo, in qualche modo musicalmente “scenografico”, dove però la parte per violino senza la presenza di una massiccia elaborazione elettronica, non avrebbe colpito altrettanto.
A sottolineare questo aspetto è il brano successivo: Anthèmes II di Pierre Boulez. Questa piccola perla per violino solo e live electronics, è un intenso dialogo tra lo strumento acustico e il suo alter ego elettronico dove lo spazio, nel senso più ampio del termine in ambito musicale, assume un ruolo importantissimo, nonostante l’unico vero protagonista di questa intensa conversazione rimane, almeno in questa sede, l’applauditissimo Francesco d’Orazio 

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