Nel programma della Biennale Musica 2013 rientrava una collaborazione con il
Gran Teatro La Fenice riguardante la produzione di un lavoro di teatro
musicale di Salvatore Sciarrino, Aspern (Singspiel in due atti). Si
tratta di un’opera la cui prima assoluta, tenutasi Firenze, risale al 1978 e
che in questa occasione è stata presentata per la prima volta a Venezia,
città nella quale è ambientata. Il libretto, elaborato da Sciarrino stesso e
da Giorgio Marini, si basa su "The Aspern Papers" di Henry James, testo che
risale all’ultimo scorcio dell’Ottocento.
Questa la sinossi dei due atti: uno scrittore, alla ricerca di materiale del
poeta Jeffrey Aspern, morto da tempo, è informato che tali documenti si
trovano a Venezia presso di un’anziana signora, Giuliana Bordereau. Per
entrare in contatto con questa, lo scrittore arriva in laguna e affitta da
lei una stanza, provando a ottenere ciò che cerca agendo anche su Titta, che
di Giuliana è la non più giovane figlia. Questi sforzi non hanno fortuna, e
dunque il protagonista si decide a rubare le carte di Aspern di notte. La
sua impresa non riesce: scoperto, deve fuggire. Il quadro generale cambia
poco dopo, alla notizia della morte di Giuliana Bordereau. Il protagonista
ritorna a Venezia dove incontra Titta, che gli promette di consegnargli gli
scritti da lui cercati solo in cambio del matrimonio. Lo scrittore, che non
acconsente a questo scambio, è informato il giorno dopo da Titta che
l’oggetto della sua ricerca è stato distrutto.
La forma del Singspiel rimanda ovviamente alla forma mista di parlato e
azione musicale tipica della Vienna tardo settecentesca di cui Mozart offre
ne Il Flauto Magico l’esempio più celebre. Tuttavia, dal punto di vista del
clima poetico, è un’altra opera di Mozart che ci pare condividere le corde
più profonde con Aspern: il Don Giovanni, e questo certo per l’ambiguità –
veramente demonica – con la quale si associa, anche nel lavoro di Sciarrino,
la sfera della seduzione a quella della distruzione. In Aspern si tratta
certo di una parvenza di seduzione (inquadrata nella texture di un rapporto
legale che non arriva nemmeno alla vigenza), ovvero di una richiesta di
matrimonio quasi estorta ma non ottenuta: si tratta dunque del non accadere
di eventi, che conducono poi alla consumazione dell’oggetto del desiderio
(il bruciare le carte da parte di Titta) – un oggetto del desiderio per
altro già dislocato rispetto alla relazione che proprio a causa di questo
oggetto ha, obliquamente, luogo. L’azione musicale di Sciarrino insiste
geometricamente su questa ambiguità presentando una dramma dove diversi
piani sonori (intervento della cantatrice, parti recitate, episodi
strumentali) si svolgono come presentazione paradossale di (im)possibilità
che non intrattengono tra loro alcuna comunicazione e che non producono
dunque alcun orizzonte comune di eventi.
La strumentazione cameristica del lavoro prevede, accanto ad una cantante e
le voci recitanti l’intervento di una viola, un violoncello, di due flauti
(estesi a ottavino, flauto in sol, flauto basso), percussioni e
clavicembalo. Si tratta di un organico decomposto – quasi, per dirlo in
termini non sciarriniani, da Singspiel alla Kurt Weill.
Agli strumentisti che affrontano questa partitura è richiesta la panoplia di
tecniche estese che contraddistingue da decenni la ricerca strumentale di
Sciarrino. L’esecuzione a cura di Marco Angius, specialista di questo
repertorio, è stata precisa nell’addentrarsi in questo mondo dove il suono
diventa il vero oggetto della ricerca musicale. Il soprano Zuzana Marková,
già nota al pubblico veneziano come intreprete di contemporanea per il suo
impegno, sempre al Teatro Malibran in Powder Her Face del britannico Thomas
Adès, ha interpretato il suo (non) ruolo con grande musicalità. La messa in
scena dello IUAV, che ha coinvolto sette tutors di regia, scene, costumi e
luci, ha dato una lettura minimal di un lavoro che proprio in quanto
Singspiel dovrebbe esibire una estrema vivacità anche sul piano
scenografico. Questa collaborazione tra Biennale e il Teatro La Fenice segna
l’avvio di una ripresa di rapporti che può rivelarsi feconda anche per le
prossime stagioni (nel caso più auspicabile dovessero essere prodotte anche
prime assolute). |