quartetto arditti

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Altro spazio per altra voce. Si ritorna a terra e di tutt’altro tenore è il concerto tenuto dalla stessa compagine l’indomani, sabato 5 ottobre. Lo spazio è questa volta quello della tradizionale sede del festival: l’elegante Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian. La voce altra è quella di tre giovani compositori che hanno avuto il privilegio di essere eseguiti dall’illustre ensemble. Si comincia con Grado di Andrea Portera, brano commissionato da Biennale Musica, strutturato su quattro livelli sonori (nelle intenzioni dell’autore e come si legge nel libretto di sala corrispondenti ai quattro livelli dell’Io). Quindi si ha avuto l’occasione di ascoltare per la prima volta in Italia Rhymes del cipriota Evis Sammoutis e Fletch di Rebecca Saunders, quest’ultimo in particolare brilla per chiarezza di scrittura e abile gestione del materiale compositivo. Infine un pezzo ormai di repertorio: String Quartet n.5 di Elliott Carter, compositore americano scomparso l’anno scorso. Se è vero che il brano è costruito a partire dalla visione di una sessione di prove di un quartetto d’archi, mi sorprende durante il principale dei festival di musica contemporanea italiani, di fronte ai due bellissimi concerti degli Arditti sentirmi tornare alla mente una citazione di un classico: paragonava Goethe l’esecuzione di un buon quartetto d’archi alla conversazione tra quattro persone intelligenti.

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