biennale college
danza 2013

 

Venezia, 28 - 30 giugno

 

percorsi: agorà

di Gaia Clotilde Chernetich

Virgilio Sieni, Frank Micheletti e Thomas Lebrun sono i coreografi che si sono confrontati con il progetto Agorà della Biennale Danza 2013. Si tratta, nello specifico, di una serie di performance collettive - realizzate con danzatori professionisti e non - pensate per una condivisione urbana e informale, cioè in assenza della pura dimensione frontale tra il pubblico e gli artisti, e dalla forte caratterizzazione site-specific. è chiaro come, a Venezia, il concetto stesso di site-specific - spesso troppo abusato oppure poco chiaro - è costretto a prendere una dimensione particolarmente importante, vista l’unicità storico-artistica del contesto e la bellezza - oggettiva - che predomina su ogni spazio.

La performance di Thomas Lebrun in Campo Novo è un piccolo trattato di ironia poetica. I performer spingono la danza nel suo spazio privilegiato: quello dell’evocazione ironica, pungente, leggera e seria allo stesso tempo che solo una riuscita coreografia del corpo riesce a sostenere insieme all’uso, preciso, della voce. Il lavoro di Lebrun conferma, infatti, che i danzatori non sono creature mute; al contrario, essi sanno usare in maniera sinergica la loro voce per aumentare, con un gesto deciso che spazza via ogni dubbio, la forza della danza pura. è così che sulla sola melodia di alcune tra le più famose arie liriche di epoca barocca, come la famosa Lascia ch’io pianga tratta da Rinaldo di Handel, un giovane tenore “canta”, o meglio, “legge” la storia di Campo Novo: un testo “da guida turistica” che racconta l’evoluzione di quello stesso spazio in cui la performance sta accadendo, un tempo cimitero, ma anche sede del palazzo dove Casanova visse le sue avventure, affacciato alle sue 14 finestre. La danza, sviluppata in una serie di duetti oppure in gruppo, è la scrittura corporea precisa di ciò che la voce, enunciando, spiega. Il linguaggio coreografico è complesso, ma l’ottima esecuzione lo rendono leggibile in ogni momento. Tra il pubblico non mancano i sorrisi, segno del piacere condiviso a fronte del fatto che la danza contemporanea - finalmente! - si dimostra non essere solo materia criptica. Anzi, essa può parlare forte e chiaro a tutti. Il testo, non a caso, gioca con la storia del luogo, ma anche con alcuni tra i luoghi comuni di Venezia, città dell’amore, dei misteri e dalla storia stratificata nel tempo.

Il lavoro del coreografo Frank Micheletti, ospitato nello spazio antistante il Conservatorio B. Marcello e nello splendido loggiato interno, ha - rispetto al lavoro ironico di Lebrun - un sapore completamente diverso. Questo è chiaramente segno del fatto che, a fronte dello stesso input creativo, i risultati possono essere anche profondamente divergenti. In questo caso, i danzatori si sono messi maggiormente in dialogo con l’architettura, dalla quale entrano ed escono fisicamente, riproducendola - in qualche modo - nei loro movimenti scenici attraverso lo spazio. Le parti più danzate, invece, si caratterizzano per una danza pura, poco narrativa e un poco fredda. è interessante, in questa creazione, il coinvolgimento richiesto al pubblico che, dopo una prima parte in cui la performance si lascia guardare frontalmente, può seguire le danzatrici all’interno del palazzo dove, divise in piccoli gruppi, creano delle “installazioni performative” che costellano tutto lo spazio disponibile. La scrittura coreografica di Micheletti è chiara, limpida, concisa e non dialoga in nessun modo con quell’ambiguità positivamente evocativa che Venezia, forse automaticamente, richiede. Il rischio è quello che la danza, non immischiandosi a tutti gli effetti nel suo setting, diventi una sorta di decorazione da applicare qui oppure altrove, a seconda delle necessità. 

Particolarmente apprezzata dal pubblico è stata la performance Agorà_Tutti di Virgilio Sieni. In Campo San Maurizio, un nutrito gruppo di danzatori - professionisti e non - hanno dato vita a una performance articolata, segno chiaro ed emblema dell’intero programma di questa Biennale Danza. Accompagnati dall’intenso contrabbasso di Daniele Roccato, i danzatori hanno riempito lo spazio con una danza vitale, rappresentativa a tutti i livelli e ricca di un significato non tanto in quanto linguaggio coreografico in sé, quanto come azione scenica condivisa, tenuta insieme dalla danza. è grazie a Virgilio Sieni, infatti, che il linguaggio danzato contemporaneo appare finalmente come condivisibile: ognuno secondo le proprie attitudini e capacità, certo, ma la danza diventa finalmente la danza di ogni corpo, poiché ogni corpo, a modo suo, può fare della danza un linguaggio vitale e significativo.

Il movimento del gruppo è una spirale di energia che espande lo spazio, investendo il pubblico di quella forza che convince tutti della possibilità e della verità di un vero gesto d’apertura e condivisione.

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Venezia, 28 / 30 giugno 2013