open doors Awakenings 2012
lezioni aperte MARIA THAIS e WELLINGTON CAMPOS 10 marzo 2012 Teatro Piccolo Arsenale, Venezia
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CAnale youtube/biennale |
03: MARIA THAIS e WELLINGTON CAMPOS Il vero centro, il cuore di Arsenale della Danza 2012 è stato senza dubbio il workshop afrobrasiliano tenuto da Maria Thais e Wellington Campos. Il laboratorio è stato intitolato, in maniera assai pertinente, “Il Corpo Rituale”, definizione in grado di restituire sinteticamente la peculiarità degli OPEN DOORS 2012 e il senso del Candomblè tradotto in danza. Quest’ultimo, ovvero la religione dell’etnia nigeriana Yorubà trapiantata in Brasile e principalmente a Bahia de Sao Salvador, veniva e viene officiato attraverso danze sacre ispirate alle divinità pagane, gli Orixàs: i “santi” hanno i nomi di Essú, Ògun, Oxossì, Oxanyin, Obalúaye, Òxúmàré, Nàná Buruku, Xàngó, Oya, Oba, Ewa, Oxun, Yemanjá, Logun Ede, Oxáguian e Oxàlufan, cui la cultura moderna fa costante riferimento (segnatamente quella musicale della MPB). Il corpo rituale è, di fatto, nel Candomblè, quello dell’iniziato durante la trance che lo pone in contatto più o meno diretto con alcuni tra i 16 dèi/santi. Secondo una modalità vagamente simile a quella osservata nella danza thailandese, la trance agisce una vera e propria sostituzione identitaria nel danzatore, con la differenza che qui l’aspetto “improvvisativo”, determinato dall’illuminazione istantanea, è contemplato, cosa che invece non accade nel Khon. Il workshop ha sviluppato il “batuque”, il “jongo” - tipicamente carioca - e il “mergulhao” del Cavalo Marinho, ovvero i pès de dança, che studiano e reinterpretano la lettura dello spazio attraverso i piedi e quella del suolo attraverso il corpo, elaborando un linguaggio fatto di passaggi di peso, torsioni e flessioni della colonna. Visivamente assistiamo a una serie di movimenti slegati, che assomigliano a una sessione di riscaldamento, dove le braccia ondeggiano da destra a sinistra, ricevendo spinte molto decise (passaggio di peso) nell’atto di mutare posizione. I ballerini, uno dietro l’altro, creano delle grandi “S” o dei cerchi destinati a raccogliersi nella spirale che definisce un serpente umano. In un’altra conformazione, invece, singoli danzatori muovono dai quattro angoli del palco verso il centro, per poi accoglierne altri fino a comporre un insieme - ancora vagamente circolare - dove riusciamo a intravvedere abbozzi di “coppie”, che però mai accennano duetti. Quello che conta, in questo tipo di danza particolarissima, è ciò che non si vede. I 25 danzatori hanno seguito non solo il masterclass di Maria Thais e Wellington Campos (“Ato - dal corpo ancestrale al corpo teatrale”), vòlto allo studio dei pès de dança e del vocabolario gestuale - detto Ato - che identifica iconograficamente i vari Orixàs, ma anche un seminario sulla “costruzione di un senso nella danza”. Al termine del processo di apprendimento, ciò che (non) si vede sul palco rappresenta la reinterpretazione per così dire concettuale del singolo ballerino, seppur in un contesto collettivo, del Candomblè inteso non solo come insieme di movimenti o immagini codificati (tradizione), ma anche come materia viva del dibattito attuale sulla danza contemporanea nel suo complesso . C’è quindi uno iato sensibile tra “ato rituale”, lo stesso ripetuto infinite volte nei terreiros bahiani, e l’“ato teatrale”, che richiede capacità di (ri)contestualizzazione di gesti, figure, simboli. Rendere visibile l’invisibile, quindi, attraverso i dis-equilibri di un rito relativamente semplice nell’accumulazione di segni coreografici, ma infinitamente complesso nella restituzione ogni volta aggiornata del sistema di simboli di cui è costituito l’universo degli Orixàs, rivissuto interiormente e collettivamente dai danzatori officianti. Non esiste virtuosismo plausibile nel Candomblè. Anche il contenuto tecnico del “mergulho”, in qualche modo simile a certi movimenti di capoeira, fatto di giri e sollevamenti, viene veicolato dal ballerino-artista inteso principalmente come sciamano che anticipa, in nostro favore, una concentrazione d’informazioni che incrociano il sovrannaturale e il culturale. |
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arsenale della danza 2012 open doors
30 gennaio > 17
giugno
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