HEAVEN
di Tom Tykwer
con Cate Blanchett, Giovanni Ribisi, Stefania Rocca e Remo Girone



HEAVEN di Tom Tykwer è il film di apertura della Berlinale 2002 ed è una scelta ben ponderata per vari motivi: primo perché il regista è tedesco e, malgrado la sua giovane età (37 anni), anche piuttosto affermato all'estero (è lo stesso di LOLA CORRE); poi perché si tratta di una coproduzione internazionale e quindi è un segno dell'apertura del Festival nei confronti degli altri Paesi; e terzo, ma non ultimo motivo, è quello di voler fare un omaggio al grande regista polacco Krzysztof Kieslowski che ha scritto questo film, insieme a Krysztof Piesiewicz, come primo "episodio" di una trilogia che aveva come seguito "Il Purgatorio" e "L'Inferno".
La storia è quella di un'insegnante di inglese madrelingua, Philippa (Cate Blanchett), che vive e lavora a Torino e un giorno decide di vendicarsi contro un noto trafficante di droga - "travestito" da manager di una importante società - che con il suo commercio illecito, non solo ha causato la morte di suo marito, ma anche quella di molti suoi giovanissimi alunni. Così costruisce una bomba artigianale e la lascia nel suo ufficio all'interno di un grande palazzo; ma per una serie di sfortunate coincidenze la vittima non sarà quella prescelta, bensì quattro persone innocenti. L'attentato sarà comunque rivendicato da Philippa, che scoprirà solo durante il primo colloquio con il magistrato il suo imperdonabile errore. In carcere, però, incontrerà Filippo (Giovanni Ribisi), il carabiniere che le fa da interprete durante gli interrogatori e che rappresenta a tutti gli effetti il suo alter ego. Filippo si innamorerà di lei e l'aiuterà a raggiungere il suo obiettivo.
In realtà, ben poco ha a che vedere la snella regia del giovane e tecnologico Tykwer con le atmosfere rarefatte del maestro del cinema polacco. Infatti, a parte l'ambiguità connaturata alla storia e pochi attimi di goffa imitazione, lo stile del regista tedesco è decisamente in un'altra direzione. Di Kieslowski è invece la scelta di ambientare la storia in Italia. E infatti, la prima parte del film si svolge a Torino, dove - a detta dello stesso Tykwer - la pianta quadrata della città vuole creare una specie di griglia attorno ai personaggi, quasi a volerli schiacciare. Poi si passa alla campagna Toscana, con i suoi colori e le sue forme armoniche, quasi a voler attenuare la tenaglia che strozza i due protagonisti verso un finale sorprendente e di grande effetto. Anche il cast è per la maggior parte italiano e annovera attori del calibro di Stefania Rocca e Remo Girone. Ma il film sembra perdersi un po' nella ricerca di uno stile omogeneo e nella rappresentazione ridicola di un'Italia grottesca, da matrimoni in piazza e carabinieri corrotti. Alla fine anche la spiritualità connaturata al copione si perde e la pellicola sembra un po' un esercizio di stile, alla ricerca del grande pubblico.

Voto: 22/30

Francesca MANFRONI
07 - 02 - 02


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