
17.02 - i premi [coraggiosi]
La giuria internazionale della Berlinale, capeggiata da Mira Nair, ha
eletto i vincitori di questa cinquantaduesima edizione e la cosa più
evidente da dire è che i premi non sono né facili, né
scontati.
L'orso d'oro è andato ex aequo a SEN TO CHIHIRO NO KAMIKAKUSHI
(in inglese SPIRITED AWAY) di Hayao Miyazaki e BLOODY SUNDAY di
Paul Greengrass, due opere decisamente molto diverse: infatti, il primo
è un film di animazione che racconta le avventure di una bambina
di 10 anni, che improvvisamente viene catapultata in un mondo popolato
da spiriti e altre strane creature che non sopportano gli umani. La bambina,
che si trova da sola a dover combattere per sopravvivere in questa nuova
realtà, non solo riuscirà a cavarsela, ma tornerà
anche sana e salva a casa dai suoi genitori; il secondo film, invece,
racconta la strage del 30 gennaio del 1972, quando nell'Irlanda del Nord
13 civili disarmati, che stavano marciando pacificamente per difendere
i propri diritti, vennero uccisi dai soldati inglesi. Questo evento fu
quello che trasformò il conflitto ideologico e politico tra i due
Paesi in una vera e propria guerra civile, portando molti giovani ad arruolarsi
nelle file dell'IRA per alimentare 25 anni di violenti scontri.
Il gran premio della giuria e cioè l'Orso d'argento,
è andato invece ad un film tedesco, HALBE TREPPE (GRILL
POINT il titolo in inglese) di Andreas Dresen che narra la storia di due
coppie in crisi che si frequentano fino a quando, quasi per caso, il marito
di una e la moglie dell'altro non diventano amanti. All'inizio è
una relazione clandestina, ma poi decidono di ufficializzarla lasciando
i rispettivi compagni ed andando a vivere insieme. Ma poi l'uomo si renderà
conto di amare ancora sua moglie e perciò tornerà sui suoi
passi; mentre la donna, abbandonata dall'amante deciderà di non
restare con il marito, che è pronto ad accoglierla, ma di ricominciare
una vita da sola.
L'Orso d'argento per la miglior regia va al maestro OTAR IOSSELIANI
per il suo LUNDI MATIN (MONDAY MORNING) che racconta le avventure di un
uomo - perseguitato dai cartelli di "vietato fumare" - che tutti
i lunedì mattina si sveglia per andare al lavoro in una fabbrica
e portare a casa i soldi per la sua famiglia, che non lo considera nemmeno
più né un marito né un padre. Quest'uomo, arrivato
all'esasperazione, decide di andarsene e di scoprire un po' il mondo (finirà
addirittura a Venezia!) finché non capirà che è arrivato
il momento di tornare a casa.
Miglior attrice di questa edizione della Berlinale è invece
HALLE BERRY, la protagonista di MONSTRER'S BALL di Mark Foster;
mentre l'Orso d'argento per il miglior attore va a JACQUES GAMBLIN
per il suo ruolo in LAISSER-PASSER di Bertrand Tavernier. Premio aggiuntivo
per la Ensemble di attrici di 8 FEMMES la commedia musicata di Francois
Ozon. Oltre alle splendide ed eccezionali Catherine Deneuve, Isabelle
Huppert, Emanuelle Beart e Fanny Ardant, anche le altre quattro attrici
protagoniste - Virginie Ledoyen, Danielle Darrieux, Ludivine Sagnier,
Firmine Richard - meritano appieno questo premio.
Tra gli altri premi: Orso d'argento per la miglior musica a ANTOINE
DUHAMEL per LAISERR-PASSER di Bertrand Tavernier; il Blue Angel
per il miglior film europeo va al film danese SMA ULLYKKER
(MINOR MISHAPS) di Annette K. Olesen. Il Alfred Bauer Prize, il
premio in onore del fondatore della Berlinale per il film più innovativo
è stato assegnato a BAADER del tedesco Christopher Roth. Il Piper
Heidsieck New Talent Award al più giovane attore in un ruolo da
protagonista va a HUGH BONEVILLE per il suo ruolo in IRIS di Richard
Eyre e l'equivalente premio al femminile è per DANIELLE HALL per
BENEATH CLOUDS di Ivan Sen.
Per quanto riguarda i cortometraggi, Orso d'oro per il divertentissimo
e geniale AT DAWNING di Martin Jones, e Orso d'argento per l'intenso BROR
MIN (BROTHER OF MINE) di Jens Jonsson.
Sono restati fuori dal Palmerés registi del calibro di Costa-Gavras,
Zhang Yimou, Lasse Hallstrom, Kim Ki-Duk e Tom Tykwer ed attori come Gene
Hackman, Judi Dench, Kate Winslet, Kevin Spacey, Julianne Moore, Cate
Blanchett e anche il nostro Silvio Sondini, in concorso con BRUCIO NEL
VENTO non porta a casa nessun premio.
SIAMO CONTENTI PER:
· L'Orso d'argento alle attrici di 8 FEMMES di FRANCOIS OZON, che
sono talmente brave da far girare la testa!
· L'Orso d'oro al film d'animazione SPIRITED AWAY di HAYAO MIYAZAKI,
perché ci ha portato per due ore fuori da ogni realtà, immergendoci
in una favola avventurosa e poetica.
· Il premio come miglior regista ad OTAR IOSSELIANI, che ci ha
fatto ridere e piangere con la sua solita eleganza.
· L'Orso d'oro al cortometraggio AT DAWNING del regista inglese
MERTIN JONES che non solo ha un'idea alle spalle, ma anche una regia movimentata
e interessante.
CI DISPIACE PER:
· I due protagonisti del film di KIM KI-DUK, BAD GUY che sono davvero
molto commoventi e intensi in due ruoli molto difficili.
· HAPPY TIMES di ZHANG YIMOU, perché è uno di quei
film dove non solo c'è un'idea ricca di significati, ma è
anche sviluppata con ritmo ed ironia.
· BRUCIO NEL VENTO di SILVIO SOLDINI perché, anche solo
per campanilismo, qualche piccolo premio poteva portarcelo a casa!
16.02 - francesca manfroni
Questa cinquantaduesima edizione della Berlinale ha proposto una selezione
di film davvero di alto livello. A parte quelli - in concorso e non -
che sono entrati nelle famose cinquine degli Oscar (A BEAUTIFUL MIND,
IRIS, GOSFORD PARK, MONSTER'S BALL), ci sono state molte pellicole interessanti
e di grandi autori come BAD GUY di Kim Ki-Duk, che è un vero capolavoro
di lirismo o HAPPY TIMES di Zhang Yimou e anche LAISSEZ-PASSER di Bertrand
Tavernier, AMEN di Costantin Costa-Gavras e il nostro BRUCIO NEL VENTO
di Silvio Soldini. E molti sono stati gli ospiti illustri: oltre all'intero
cast di A BEAUTIFUL MIND, tutti gli autori, tranne pochissime eccezioni
sono venuti a presentare i loro film, portando con sé gli attori
e i collaboratori principali.
Forse l'unico appunto da fare è quello di aver scelto tutti argomenti
molto impegnativi, lasciando poco spazio a delle vere e proprie commedie.
Alla fine, si è riso poco, almeno di giorno, perché la notte,
nel fantasmagorico scenario del Sony Center, ci sono state feste in abbondanza
e divertimento per tutti gusti.
Nell'attesa dei premi, ci godiamo l'ultima notte di Festival, cercando
magari anche di carpire qualche indiscrezione…
15.02 - elisa schianchi
La festa coreana per la presentazione del film BAD GUY di KIM KI-DUK è
stata ricca, vitale e divertentissima. Nella suggestiva location del Sony
Center, complesso architettonico in acciaio e vetro con cupola futuristica
animata di getti di luce ad effetto dai colori cangianti, dal blu al verde
al rosa, i responsabili del ricevimento accoglievano, con enorme gentilezza
ed ospitalità, gli invitati del party al "Josty", elegante
locale berlinese. La cordialità orientale era di densità
quasi respirabile, la sontuosità del rinfresco evidente per quantità
e qualità dei cibi serviti, l'atmosfera assolutamente informale
e rilassata. Sui lunghi tavoli del buffet molte portate tipiche dei menu
asiatici (spring rolls, pollo fritto, maialino in agrodolce, verdure con
soia o curry) venivano proposte insieme a piatti più squisitamente
tedeschi a base di patate, carne e creme speziate. Noi di Kinematrix veniamo
accolte in modo estremamente amichevole e riusciamo subito ad instaurare
un vero feeling con il regista Kim Ki - Duk con cui conversiamo piacevolmente.
La simpatia reciproca è tale che è lo stesso Kim Ki - Duk
a chiederci di scattare delle foto insieme, di fare le riprese (il materiale
sarà presente, a breve, nella photo gallery del sito) e di spedire
tutto al suo indirizzo e-mail. Ci dice Kim Ki - Duk che non sarà
presente al Far East Festival di Udine ma che ama l'Italia, che ha visitato
in occasione del Festival di Venezia cui partecipava con l'ispirato INDIRIZZO
SCONOSCIUTO, e soprattutto le donne italiane tanto che ne sposerebbe una.
Conosciamo anche la bella e delicata Seo Won, la protagonista della pellicola,
ancora più graziosa e leggera dal vivo. L'attrice, che aveva già
preso parte al precedente lavoro del regista coreano in un ruolo minore,
raggiante di questo successo berlinese, sfoggia una preziosa acconciatura
con orchidee e, nonostante l'abito lungo, balla, divertendosi un mondo,
in mezzo alla sala insieme ai suoi numerosi ammiratori. La musica è
quella irresistibile dei 70's e l'ambiente si riscalda di colpo quando
vengono mandati i mitici pezzi di Gloria Gaynor seguiti, più tardi,
da musica dance più commerciale. Invitiamo a ballare Kim Ki - Duk
che, con grande spirito, accetta e si butta nella mischia senza neppure
togliersi una sorta di copri abito di foggia chiaramente orientale che
in pochi minuti rischia di soffocarlo. L'unico un po' più in disparte,
forse per il problema di dover comunicare con l'interprete (inconveniente,
del resto, comune a tutti i coreani presenti) forse a causa di una moglie,
pare, gelosa, è l'eccellente protagonista di BAD GUY, Cho Jae -
Hyun che, perfetto ed elegante nel suo smoking, ricorda solo lontanamente
l'energumeno bruto, zotico ma a suo modo romantico, che rappresenta nel
film. Ampissima la scelta dei cocktails preparati da due barman che si
muovono al ritmo di musica e shaker come provetti ballerini. Aria internazionale
e tanto divertimento, dunque, per una festa da non dimenticare.
15.02 - francesca manfroni
Fino ad ora, l'unica vera diva di questa edizione della Berlinale
è lei, Claudia Cardinale. E' qui per ricevere l'Orso D'oro alla
carriera, il secondo del festival dopo quello per Robert Altman. Ed in
effetti, ha una carriera alle spalle che poche altre attrici ad oggi possono
vantare: "Ho avuto la fortuna di iniziare a recitare negli anni '60,
un periodo d'oro per il cinema italiano. Ed ho lavorato con i più
grandi registi del mondo da Fellini a Visconti, Leone, Zurlini. Per questo
sono molto esigente". Malgrado la sua bellezza ancora intatta, che
la rende quasi irreale rispetto a chi, col passare degli anni, invecchia,
Claudia Cardinale non gradisce essere definita "distaccata":
"Io amo la gente, giro per le strade senza guardie del corpo, chiacchiero
con tutti. Non mi piace sembrare irraggiungibile". Ma un po' di soggezione
la mette quando risponde alle domande in tre lingue diverse, ci racconta
delle dichiarazioni d'amore di Fellini, della sua "missione"
come Ambasciatrice dell'UNESCO e sostiene con fermezza di mantenersi così
bella solo grazie alla ginnastica (niente lifting!). Sembra davvero perfetta
ed anche soddisfatta, se non fosse per quel po' di rancore nei confronti
dei registi italiani che sembrano averla dimenticata: "Vivendo in
Francia non riesco nemmeno a seguirlo il cinema italiano, che comunque
non mi cerca più: sembra che si siamo proprio dimenticati della
mia esistenza!". Tanto che l'ultimo film che ha girato è quello
di Claude Lelouch e per il resto si dedica al teatro, spesso sotto la
direzione del suo compagno Pasquale Squitieri. E con grande classe, risponde
anche in modo risoluto a chi vuole farle una domanda scomoda (oltre che
estremamente stupida!): "Cinema e politica? Non credo proprio che
siano così legati e comunque non sono qui per fare delle dichiarazioni
sulla politica italiana."
14.02 - elisa schianchi
I CORTI TEDESCHI - Oggi pomeriggio si è tenuta la presentazione
dei cortometraggi candidati al GERMAN SHORT FILM AWARD. La manifestazione,
che si tiene annualmente sin dal 1956 è particolarmente cara al
Governo Federale Tedesco che riserva all'evento attenzione e finanziamenti
ed accoglie sia progetti sperimentali che prodotti di professionisti.
Gli otto corti in visione sono il risultato della selezione coordinata
dell'Ufficio Federale per la cultura ed i media ed una commissione di
esperti. Unitamente a questi, sono stati proiettati anche i due vincitori
dello SHORT TIGER AWARD, il premio che il GERMAN FEDERAL FILM BOARD assegna
annualmente, in Berlino, a film di successo con durata inferiore ai dieci
minuti: HESSI JAMES, un film di animazione ambientato nel deserto dell'Arizona
con due cowboys particolari che si affrontano in un mezzogiorno di fuoco
dagli esiti inattesi; e QUAK, inusuale storia d'amore tra scienziato,
assistente di laboratorio e rane. Tra gli otto corti in lizza per il premio,
invece, spiccano per arguzia e spirito: THE LOVERS AT HOTEL OSMAN, storia
di una notte di sesso clandestino in un Hotel di Istanbul; THE POCKET
ORGAN, esilarante parodia delle soap di ambientazione ospedaliera in cui
un chirurgo, trovato nella tasca del suo camice un organo umano, tenta
tragicomicamente di risalire al proprietario; SNAILS DREAM, una delicata
e romanticissima storia d'amore incompiuto; GONE UNDERGROUND, visione
pulp del percorso di una metro futuristica; CHOSEN RELATIVES, divertente
satira sulla xenofobia. In sala alcuni tra gli sceneggiatori ed i soggettisti
che, saliti sul palco per spiegare il loro lavoro e le ragioni della loro
ispirazione, hanno raccolto molti meritati applausi.
Festa tutta spagnola per celebrare con vino e prosciutto la presentazione,
al 52° Festival di Berlino, del film PIEDRAS di Ramòn Salazar
Hoogers. Nella cornice pittoresca di Rosenthal Strasse, accedendo da una
corte di palazzi decorati da preziose maioliche policrome, sono arrivati,
verso le 21, tutti i divi già presenti in mattinata all'Hyatt Hotel
per la conferenza stampa. Si contavano, dunque, oltre al regista, un'Angela
Molina stanca ma sorridente, vitale ed affabile con tutto il suo seguito
adorante, le altre cinque interpreti della pellicola: Najwa Nimri, Antonia
San Juan, Vicky Pena, Marìa Casal, Monica Cervera, oltre ad un
Daniele Liotti in splendida forma che dispensava baci e sorrisi con gran
generosità. Niente musica ma molte tartine e fumo accompagnati
da Ribera della Guardiana, Roja Bordino e Sarda Cava.
13.02 - francesca manfroni
Dopo la parentesi mondana di Russell Crowe e di tutta la compagnia
di A BEAUTIFUL MIND, è arrivato qui alla Berlinale Costa-Gavras
il regista di origine greca e francese d'adozione che presenta, proprio
oggi, giorno del suo compleanno, il suo ultimo lavoro AMEN. Berlino ha
deciso di fregiarlo della "Berlinale Kamera, un premio destinato
a personaggi del cinema a cui il Berlino Film Festival è particolarmente
grato. Costa-Gavras si è mostrato contento e commosso del riconoscimento
ricevuto, ma ha anche aggiunto: "Spero proprio che questo non sia
un modo per tagliarmi fuori dagli Orsi!"
13.02 - elisa schianchi
Atmosfera molto gioviale e fresca alla conferenza stampa tenutasi
oggi subito dopo la proiezione del film THE ROYAL TENENBAUMS. Dei tantissimi
divi che compongono il ricco cast (i premi Oscar Gene Hackman, Anjelica
Huston, Gwyneth Paltrow oltre che Danny Glover, Ben Stiller e Bill Murray)
nessuno interviene alla Berlinale per la presentazione del film. Sono
presenti in sala solamente il regista Wes Anderson ed il cosceneggiatore-coproduttore,
oltre che attore egli stesso, Owen Wilson ma i due Texani fanno presto
dimenticare la denutrita rappresentanza ed è subito show. Si tratta
di due ragazzi molto affiatati, due amici che hanno condotto in porto
un progetto in cui credevano molto, per nulla artificioso, per nulla scontato..
raccontano che la comicità del film ed il gusto del politically
uncorrect è la stessa presente nei loro dialoghi privati e che
le battute che fanno ridere sono quelle che in un momento piuttosto che
in un altro della loro vita si sono scambiati testandone l'effetto esilarante.
Entrambi si dicono molto delusi per l'esclusione di Gene Hackman dalle
candidature agli Oscar e si confermano entusiasti di un'esperienza lavorativa
tanto gratificante con dei veri mostri sacri del cinema Hollywoodiano.
Tra una battuta sul successo del bel Wilson con le donne ed i complimenti
meritatissimi per la scelta di una colonna sonora d'epoca eccezionalmente
trainante ed efficace, rimane vivida l'impressione che un regista poco
più che trentenne ed il suo amico coetaneo possano davvero permettersi
di partire dal Texas per conquistare il mondo dorato del cinema.
12.02 - elisa schianchi
La conferenza stampa di A BEAUTIFUL MIND viene presa letteralmente
d'assalto, come prevedibile, da fotografi, inviati e corrispondenti delle
testate giornalistiche di tutto il mondo. Sfuggiti all'assedio dei Mass
Media che rendono quasi impraticabile l'entrata dell'Hyatt Hotel, si presentano
in sala Russell Crowe, Jennifer Connelly e Ron Howard. Aria seccata da
vero Divo il primo, bellissima e di spirito la seconda, assolutamente
simpatico e disponibile il regista che conserva ancora, dell'amatissimo
Ricky Cunningham, i capelli rossi (radi) ed il sorriso fanciullesco. Le
domande, nel giorno delle nominations agli Oscar, che A BEAUTIFUL MIND
ha raccolto copiose (ben otto le candidature), versano comprensibilmente
sulle reazioni dei presenti alla notizia che tutti e tre sono nominati
(miglior attore protagonista, miglior attrice non protagonista, miglior
regista). Si scopre, dunque, che tutti e tre hanno appreso la notizia
in Hotel dalla CNN, sono molto gratificati da questo onore e si aspettavano,
forti dei successi mietuti ai Golden Globes, in qualche modo, un risultato
del genere. Russell Crowe dà ben presto segni di insofferenza,
continua a guardare l'orologio e sbuffa per essere il bersaglio principe
della curiosità dei giornalisti. Chiede di non fargli più
domande e cerca di chiudere in breve la conferenza, trattenuto da una
responsabile della Berlinale che cerca di assecondarlo senza perderne
il controllo, sempre tra il serio ed il faceto. I tentativi della stampa
di instaurare un dialogo disteso vanno tutti a vuoto nonostante qualche
risata alla domanda su quali fossero a scuola i voti di matematica del
bel Russell (scarsi), la curiosità disattesa di sentirlo raccontare
una storiella e la battuta non raccolta sulla sua preferenza per la bellezza
o l'intelligenza di una donna. Laconico anche il commento sul successo
nel mondo del cinema di un gruppo di australiani doc capeggiati da lui
e dalla Kidman e rinforzato da Cate Blanchett ed Huge Jackman. Non risponde
proprio alla domanda su come si sia immedesimato nel personaggio fino
ad assumerne la postura ripiegata su se stessa e quasi ridicola nè,
tantomeno, a quella se interpretare il ruolo di una persona malata sia
una scorciatoia verso l'Oscar. Molto più gradevole e quasi sperduta
nel fiume di un successo tanto atteso quanto meritato, Jennifer Connelly
si presta al pubblico fiera del suo ruolo di donna moderna, non sacrificata
ma consapevole e fiera della propria scelta d'amore. Ron Howard è
molto orgogloso della sua opera, ha parole di lode per tutti i suoi collaboratori
e definisce A BEAUTIFUL MIND un film che fa riflettere.
10.02 - elisa schianchi
Un cielo pieno di stelle alla Berlinale: dopo Cate Blanchett ed Isabelle
Huppert arriva parte del Cast di GOSFORD PARK per una delle piu' attese
conferenze stampa del Festival. Ci sara' Robert Altman che, in attesa
di ricevere l'Orso d'Oro alla carriera, ci regala un godibilissimo affresco
dell'Inghilterra tra le due Guerre, imperdonabilmente irrigidita in superficie
dalle convenzioni sociali, sotterraneamente già libera dalle pastoie
di un tempo che non ha piu' ragioni, e fila un sofisticato Cluedo animato
dall'ansia di riscossa, dalla lotta di classe e dalle trame del potere.
Lo accompagnano l'eccellente Maggie Smith, tornata, dopo la parentesi
di Harry Potter, alle atmosfere inglesi che l'hanno resa immortale nel
personaggio della cugina Charlotte di Ivoryana memoria, Kelly Mc Donald,
un Jeremy Northam dalle doti canore insospettate ed il produttore David
Levy.
Sarà in città, da domani, anche Jennifer Connelly, la scoperta
adolescente di Sergio Leone di C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA, rilanciata
nella sua maturità di donna bellissima e di talento da BEAUTIFUL
MIND di Ron Howard, ruolo per cui ha già vinto il Golden Globe,
la cui proiezione si terrà martedi.
Robert Altman si presenta puntuale, con il suo cast, alla conferenza stampa
per Gosford Park. Aria distesa e distaccata di chi ha la consapevolezza
di non aver nulla da dimostrare. Qualche battuta e botta e risposta col
pubblico dei giornalisti in sala rivela un gradevole senso dell'umorismo
capace, pero', di spegnersi con desolante rapidita' per cedere il posto
ad un troppo facile e rigido snobbismo. Esordisce il regista confermando
la bonta' della scelta del cast, premiato anche dall'accoglienza lusinghiera
riservata alla pellicola. Lo segue a ruota Maggie Smith che assicura di
essersi molto divertita ad interpretare l'ennesimo ruolo in costume di
donna inglese aristocratica aggiungendo, comunque, che sotto la direzione
di Altman avrebbe potuto tranquillamente interpretare qualsiasi altro
personaggio del film, compreso uno dei servitori. Altman ribadisce un
amore mai rinnegato per il suo paese, per la sua america dilaniata dagli
attacchi terroristici dell'11 settembre, e si scaglia con veemenza contro
quei giornalisti che gli avrebbero messo in bocca commenti, mai in realta'
profferiti, sulla tragedia delle torri. Qualche tafferuglio scherzoso
con i fotografi (You're directing me!! li schernisce Altman) fino alla
caduta di tono sulla domanda di un giornalista spagnolo circa l'attualita'
ed utilita' di un film come M.A.S.H., che prima viene affrontata scherzosamente
con un "M.A.S.H. e' servito a me" e poi liquidata con un ben
piu' caustico "la domanda e' incomprensibile". Bella battuta
sul fatto che per una persona della sua eta' anche Gosford Park e' un
film contemporaneo e grande chiusura con "actors are probably also
people".
09.02 - francesca manfroni
Oggi alla Berlinale c'è grande fermento tra i giornalisti
e il pubblico italiano per l'arrivo di Silvio Soldini e dei protagonisti
di BRUCIO NEL VENTO, unico film italiano in concorso a Berlino. Alla conferenza
stampa molti giornalisti anche stranieri sembrano aver apprezzato il film
e le scelte stilistiche dello stesso Soldini. Il regista spiega che l'idea
di girare BRUCIO NEL VENTO è nata leggendo il romanzo "Ieri"
di Agota Kristof. Infatti il libro l'ha molto colpito, ma fin da subito
ha deciso di cambiare il finale: "Ho voluto dare a Tobias, il protagonista,
la possibilità di farcela. Il finale della Kristof mi sembrava
punitivo e non era in linea con la mia visione della vita; quindi avrei
rischiato, lasciandolo così, di non sentirlo mio".
Anche i due attori sembrano contenti dell'atmosfera che si è creata
sul set durante le riprese e in generale dell'esperienza di questo film:
"Anche io sono partito dalla Cecoslovacchia nel 1989 per trasferirmi
a Parigi - dice Ivan FRANEK - ma più per una fuga da me stesso
che per dei problemi reali, economici o di lavoro. E anche per questi
motivi mi sono trovato molto in sintonia con il personaggio di Tobias.
Ma non solo: facendo questo film si sono mosse delle cose dentro di me
e sono realmente cambiato anche nei confronti degli altri e della mia
compagna."
La stampa internazionale sembra anche aver molto apprezzato l'uso della
luce che Luca Bigazzi fa nel film. Il direttore della fotografia spiega
che ha cercato di girare la maggior parte delle scene senza sole e questo
ha contribuito a dare quel senso di oscurità presente nel film
"Ma senza un grande regista non esiste nemmeno una bella fotografia"
ci tiene a precisare, sottolineando ancora una volta la grande stima che
prova per Silvio Soldini, suo compagno di lavoro da circa vent'anni.
08.02 - francesca manfroni
Oggi ben tre film in concorso verranno presentati alla Berlinale:
e cioè l'australiano BENEATH CLOUDS di Ivan Sen, LAISSEZ-PASSER,
di Bertrand Tavernier e MONSTER'S BALL di Marc Forster. Il primo film
racconta le vicissitudini di una ragazza che tenta di scappare dalle madre
Aborigena alla ricerca del padre bianco ed europeo. Durante la sua fuga
incontrerà però un ragazzo Aborigeno che le farà
capire che non può rinnegare le sue radici.
LAISSEZ-PASSER è invece la storia di uno sceneggiatore e di un
regista francesi che durante l'occupazione di Parigi da parte dei tedeschi
nel 1943 tentano di continuare il loro lavoro senza rinnegare le proprie
idee. Il regista è venuto di persona a presentare il suo ultimo
film e ha raccontato del suo incontro con i veri personaggi di cui il
film racconta le vicissitudini, e cioè il regista Jean-Devaivre
e lo scrittore Jean Aurenche. Infatti, i due artisti hanno ispirato non
solo la storia, ma anche il punto di vista del regista: "Quello che
ho raccontato non pretende di essere la verità in assoluto, ma
la verità dei protagonisti: il loro punto di vista è diventato
anche il mio."
L'ultimo film, MONSTER'S BALL, racconta invece la vita disperata di un
uomo bianco ed una donna di colore che si innamorano, dopo che le loro
vite si sono per altre vie incrociate, tanto da essere l'uno la "causa"
delle tragedie dell'altro. E' un film sull'incomunicabilità, sul
dolore, sulla mancanza di speranza, ma forse sono troppe le cose che vuole
comunicare e alla fine scade nella retorica.
07.02 - francesca manfroni
Dopo la presentazione di HEAVEN ieri pomeriggio, altri due film in concorso
verranno proiettati oggi alla Berlinale: si tratta di BLOODY SUNDAY di
Paul GREENGRASS e BRIGET di Amos KOLLEK.
La prima pellicola si incentra sull'attentato del 1972 nell'Irlanda del
nord, mentre BRIGET racconta - con lo stile tipico del regista di FAST
FOOD, FAST WOMEN - la storia di una donna che, dopo aver perso la custodia
di suo figlio per dei trascorsi poco chiari, lotta disperatamente per
di riaverlo.
In serata e fuori concorso, invece, verrà proiettato HAPPY TIMES
di Zhang YIMOU, film molto atteso, anche se il regista cinese, che aveva
assicurato la sua presenza alla Berlinale, ha dato forfait pochi giorni
fa.
06.02 - francesca manfroni
Cate BLANCHETT è più splendente che mai alla conferenza
stampa del suo ultimo film HEAVEN. Dopo IL SIGNORE DELGI ANELLI, ecco
per lei un ruolo da protagonista e sembra proprio che nei panni ambigui
di Philippa ci si trovi più che a suo agio. La prima domanda è
su come sia possibile conciliare i tanti impegni di lavoro con la "professione"
di mamma, ma lei non sembra essere troppo preoccupata: "In realtà,
non so come, ma per ora ce la faccio. Magari ne riparliamo tra sei mesi!".
Poi si entra nel vivo del film e allora ci si chiede come abbiano fatto
lei e Giovanni Ribisi, il cooprotagonista, a sembrare così simili:
infatti i due finiscono per essere l'una lo specchio dell'altro. Cate
risponde che ha passato ore ed ore insieme a Giovanni, fino a creare una
sorta di simbiosi: i due si sono studiati attentamente e a lungo per riuscire
a sembrare il più possibile uguali.
L'ultima domanda è sui suoi capelli: che effetto fa rasarsi a zero?
"In realtà è stato un gesto liberatorio. E' come se
spogliandomi della mia femminilità avessi trovato un altro modo
di sentirmi donna. Ma d'altra parte ho sentito molto la spiritualità
insita in questo film e quindi devo ammettere che già il fatto
di averlo girato mi ha dato un senso diffuso di liberazione".
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