da BAFILM FESTIVAL 2006

IL CONFORMISTA

di Bernardo Bertolucci

Con Jean-Louis Trintingnant, Stefania Sandrelli,

di Marco BRUNELLI


L’attrazione principale della quarta edizione del Busto Arsizio Film Festival è stata senza dubbio la proiezione della copia recentemente restaurata de Il Conformista di Bernardo Bertolucci, nobilitata dalla presenza in sala di quello che è probabilmente il più grande direttore della fotografia di tutti i tempi: Vittorio Storaro.
Il “cinematographer” italiano (che più volte ha ribadito il concetto di come il termine “direttore della fotografia” non renda correttamente l’idea dello sforzo artistico dietro a quello che è in effetti uno dei ruoli più sottovalutati nel campo del cinema), presente in occasione dell’apertura della mostra “Scrivere con la luce” alla fondazione Bandera, ha colto l’occasione per ricordare brevemente la lavorazione di quello che è da considerarsi a tutti gli effetti uno dei punti più alti del cinema italiano e mondiale.


Raccontata attraverso una frammentazione temporale che fa sembrare il montaggio di Pulp Fiction lineare a confronto (e che si dissocia dalla struttura temporale del libro di Moravia da cui è tratta),   la storia tratta di Marcello Clerici (Jean-Louis Trintignant), giovane fascista nell’Italia di Mussolini,e del suo disperato tentativo di crearsi un’illusione di normalità rigettando un passato macchiato da un’esperienza omosessuale e da un successivo omicidio.
La disperata ricerca del conformismo che da il nome al film, e materializzata anche attraverso il matrimonio con la giovane borghese Giulia (Stefania Sandrelli), dovrà però fare i conti con una missione che prevede l’assassinio di un vecchio professore e mentore fuggito a Parigi, e con le reminescenze di un passato riemerso dalle profonde sabbie in cui era stato sepolto.


La pellicola presenta diversi livelli di lettura, non ultima la riuscita connessione fra desideri repressivi a politica fascista. Viene qui ulteriormente approfondito il tema, già esplorato da Bertolucci nel 1968 con Partner, della dualità e dei conflitti interiori personali che vengono a rispecchiare i cambiamenti politici esterni del Paese. Le contraddizioni personali di Marcello avvengono infatti parallelamente a quelle del declino del potere fascista in Italia, e alla successiva caduta di Mussolini. La vicenda può anche forse essere letta come una riflessione sul bisogno di una forte presa di posizione, venuta però a mancare in un momento a dir poco cruciale per la storia italiana. Il sottotesto politico si presenta ancora, in maniera meno sottile, nel memorabile epilogo:

Il protagonista rincontra l’autista “colpevole” di aver risvegliato i latenti desideri bisessuali del protagonista in gioventù, e lo accusa apertamente davanti alla folla di essere un fascista nonché l’assassino del professore parigino. In questo modo Marcello non soltanto incolpa lo chauffeur di essere stato il responsabile della presa di coscienza della propria ambiguità sessuale, ma si dissocia anche pubblicamente da un partito fascista ormai sconfitto e perciò non più utile a fini del raggiungimento di quel tanto agognato conformismo.

Il Conformista è una di quelle rare opere in cui tutti gli individui coinvolti nella realizzazione si superano, e ogni piccolo pezzo del puzzle sembra essere collocato al posto giusto. Il sempre efficacissimo Trintignant (Il grande Silenzio, Z) si presenta qui ai massimi livelli, così come il montaggio di Franco Arcalli (Zabriskie Point, 1900), le deliziose composizioni di George Delerue (La Nuit Americaine, Le Mémpris) e le azzeccate scenografie di Ferdinando Scarfiotti (Ultimo Tango a Parigi, L’ultimo Imperatore). è però il già citato Vittorio Storaro, con la sua strepitosa fotografia, a spiccare su tutti.
Il film può vantare un uso di luci e ombre senza paragoni per l’epoca, e rimane tuttora uno degli esempi più lampanti di come la “semplice” fotografia di una pellicola possa elevarsi fino ad essere quasi considerata un’arte a sé stante. La pellicola 35mm appena restaurata, fa poi mozzare il fiato sul grande schermo, e permette di apprezzare al meglio la minuziosa ricostruzione di un epoca decadente. Le composizioni barocche al servizio della storia rendono perfettamente l’idea del declino di un impero e al tempo stesso,del crollo emotivo del protagonista. Bertolucci, all’epoca non ancora trentenne, dimostra invece ancora una volta di sapersi destreggiare con abilità fra dissolvenze, complicati “tracking shots” e pure e semplice eleganza formale.
Il regista riesce anche a sintetizzare perfettamente espressionismo ed estetica fascista, omaggiando classici come Triumph of Will di Leni Riefenstahl e in generale il cinema classico tedesco dei primi anni trenta.
La versione restaurata presentava anche la celebre sequenza nota come “danza dei ciechi”, tagliata poco dopo la presentazione a Cannes.
Si tratta di pochi minuti, che contribuiscono però a chiarire alcuni temi della vicenda, e che visivamente sono appaganti per le pupille dello spettatore tanto quanto il resto della pellicola.

Voto: 28/30

12:04:2005

IL CONFORMISTA

Regia: Bernardo Bertolucci
Anno: 1970
Nazione: Italia
Genere: Drammatico