
Giunta alla sua quinta edizione, l’AsiaticaFilmMediale si conferma, per la
critica e il pubblico, come un appuntamento ricco e goloso per la
comprensione, attraverso l’arte cinematografica (ma non solo: negli stand
allestiti si trovano anche libri, musica, saggi, fumetti, …), della cultura
attualmente forse più in vista e sicuramente più in espansione/evoluzione,
ovvero quella asiatica (dal Medio all’Estremo Oriente).
Già l’intento principale del festival è chiaro e immediato: “favorire e
sostenere lo scambio tra culture”.
Così, anche quest’anno, nonostante i pesantissimi tagli (più del 55%) subiti
dal Festival da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali –
Direzione Generale per il Cinema [c’è ancora chhi dubita di vivere in una
felice e civile democrazia?], le sale dei cinema Capranica (in piazza
Capranica 101) e Capranichetta (in piazza Montecitorio 125), con l’aggiunta
tempestiva e provvidenziale della neonata Casina del Cinema di Villa
Borghese (Largo Marcello Mastroianni 1), si sono ancora una volta riempite
di ospiti illustri, di pellicole ora impegnate ora interessanti ora
spiazzanti (tutte le proiezioni – è il caso di segnalarlo – sono state con
ingresso gratuito: un vero e proprio atto di democrazia culturale!) e di
pubblico attento e partecipe.
Partner di rilievo del progetto, l’Associazione Culturale Mnemosyne, il
Comune di Roma, la Provincia di Roma – Assessorato alle Politiche Culturali,
la Japan Foundation, la fondazione Unicef.
Nella conferenza stampa, tenutasi il 19 novembre alle 12 nei locali del
Riccoli Café di Piazza delle Coppelle, il direttore del festival Italo
Spinelli ha introdotto e variamente presentato/commentato il nutrito
programma, ospitante più di cinquanta titoli tra film e documentari in
anteprima italiana provenienti da Afghanistan, Bangladesh, Cambogia, Cina,
Corea, Filippine, Giappone, Hong Kong, India, Indonesia, Iran, Iraq,
Kazakistan, Malesia, Nepal, Siria, Singapore, Sri Lanka, Taiwan, Uzbekistan
e Vietnam.
L’ospite della presentazione del festival è stato lo scrittore/regista
afgano (ma esule a Parigi) Atiq Rahimi, qui per presentare il suo esordio
cinematografico (Terra e cenere, già candidato all’Oscar 2005 nella
categoria miglior film straniero) tratto dal suo primo omonimo romanzo,
edito in Italia (come i successivi suoi due libri: Le mille case del sogno e
del terrore e L’immagine del ritorno) da Einaudi.
Ribadendo di continuo il proposito sociale e culturale della manifestazione,
il direttore Spinelli, insieme a Rahimi stesso, ha confermato l’ipotesi (poi
divenuta, appunto, realtà) di un programma serio ma non serioso, impegnato e
impegnativo ma non pedante, attento tanto alle problematiche di ordine
mondiale/morale (i diritti dei bambini e degli anziani, il Consumo Critico,
lo sfruttamento minorile, la spiritualità, l’universo femminile) quanto alla
forma prettamente cinematografica (la spettacolarità tutta bollywoodiana, il
focus su Tokyo attraverso le opere ancora oggi modernissime di autori più o
meno conosciuti come Mizoguchi, Naruse, Oshima, Harada e Shimizu [quest’ultimo
– maestro e padre del cinema giapponese riconosciuto anche da autori come
Ozu e Mizoguchi - autentica ‘rivelazione epifanica’ della Mostra, essendo
mai stato edito in Italia], la retrospettiva dedicata al regista
nippo-coreano Yoichi Sai, l’anteprima del nuovo film [Doppelganger] di un
regista amatissimo dalle nuove schiere di critici/spettatori quale Kyoshi
Kurosawa.
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