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![]() KINEMATRIX: Nella sua carriera ha lavorato sia nel cinema americano che in quello euopeo, ed in particolar modo italiano, che differenze ha riscontrato nel modo di lavorare e di realizzare i film tra queste due scuole? SENTA BERGER: La cosa che più mi ha colpita quando sono venuta a lavorare in Italia è stato il fatto che qui non si lavorava con il suono in presa diretta: in America quando un ciak era in corso si pretendeva un silenzio totale, non si doveva sentire il ronzio di una mosca, e mi ha simpaticamente scioccata, qui, il fatto che mentre si girava qualcuno potesse continuare in un angolo a parlare di calcio. A parte questo dettaglio tecnico ho apprezzato in Italia, ed in Europa in generale, il rapporto che si creava tra l'autore e l'impatto ambientale della scena. Ad Holliwood una scena si costruiva a tavolino e si realizzava facendo attenzione soltanto a tradurre in recitazione quanto era scritto nel copione, senza curarsi di come le condizioni contingenti dell'ambiente intorno, come la luce, i suoni accidentali o gli elementi naturali potessero contribuire ad arricchire la scena di bellezza e di significati. Qui in Europa, invece, c'era una grande sensibilità a cogliere le percezioni ambientali e a sfruttarle, riconsiderando le scene, girando più volte lo stesso ciak con diverse condizioni, per poi scegliere quello in cui la reazione ambientale offriva maggiore suggestione. KMX: Il mondo hollywoodiano nel quale lei ha lavorato allora attraversava un periodo d'oro, era popolato di grandi stars che sono entrate a far parte della storia del cinema come idoli dell'immaginario colletivo... SB: ...non è esattamente vero, il cinema hollywoodiano allora si trovava in crisi perchè la televisione aveva cambiato i gusti, le abitudini e la sensibilità degli americani, percui non sapeva più in che direzione andare per recuperare il pubblico. Il sistema di costruire storie attorno a figure carismatiche e adorate dal pubblico, come la Dietrich, non funzionava più e molte attrici, come la Cardinale, dall'Europa sono andate in America nella speranza di potersi ritagliare uno spazio nel fascinoso mondo di Hollywood in un momento nel quale la situazione di disordine, di disorientamento, sembrava offrire un terreno vergine da manipolare a proprio favore. In Europa, al contrario c'era una idea di cinema assolutamente solida, creativa, di ampio respiro, con autori stimati a livello internazionale e tutti i grandi attori sognavano di lavorare con i grandi registi Europei. Roma era un centro ricchissimo di cultura, rigoglioso e vitale. Roma era un tempio sacro del Cinema in quel periodo. E' quando in Europa hanno iniziato a fare film come gli americani, che il cinema europeo è entrato in crisi. Quando nel '66 sono arrivata a Napoli per girare con Dino Risi Operazione San Gennaro dopo tre anni in America, da principio mi è parso di sbarcare in un paesello fuori dal mondo, ma poi ho apprezzato la cultura napoletana e non ho rimpianto certo Los Angeles, che in quel tempo era grigia, sterile, priva di aggregazione, di senso-di-città. Poi eravamo in piena guerra fredda e vivevamo in un clima di sospetto: noi attrici dell'est spesso ci credevano spie. A volte a Los Angeles i poliziotti mi fermavano per la strada e mi chiedevano cosa facessi in giro, così, una donna sola senza cane... Anche oggi il cinema europeo è meraviglioso ed io lo amo molto. Quando ricevo a casa, per conto dell'associazione di cui faccio parte, bauli pieni di videocassette, vi trovo spesso film europei meravigliosi molti dei quali purtroppo non verranno mai proiettati nelle sale cinematografiche non potendo concorrere con lo strapotere delle major americane. A Berlino ho un piccolo cinema nel quale ho cercato di presentare film europei ma con moltissima difficoltà schiacciati come siamo dai multiplex. In Europa abbiamo bisogno di case di produzione forti che riescano a imporsi nei circuiti della distribuzione. KMX: Un problema di distribuzione dunque, ma è anche vero che il pubblico segue più il cinema prodotto ad Hollywood che quello Europeo. Lei pensa che questo dipenda dal fatto che il modo hollywoodiano di raccontare storie è più suggestivo ed attraente o dall'efficacia del sistema di marketing? SB: Sicuramente dal marketing. Noi tutti, io compresa, siamo dipendenti dalla pubblicità e ci facciamo condizionare da quello che ci viene imposto. KMX: Lei ha fatto anche della televisione (ed ha apersino inciso qualche disco). Cosa l'ha spinta a dedicarsi anche a queste attività collaterali al cinema? SB: La necessità di lavorare. A parte tutto, l'esperienza televisiva è stata molto interessante e costruttiva perchè in televisione l'attore, soprattutto se di una certa fama, ha molta più voce in capitolo e viene coinvolto anche nella scrittura del copione. Inoltre la televisione mi ha dato anche molta popolarità. KMX: Il rapporto con suo marito, Michael Verhoeven, è durato fino ad oggi nonostante le seduzioni del mondo di Hollywood... cosa questa abbastanza rara tra le star. Qual è il suo segreto? SB: Mia madre ha dovuto sposare mio padre perchè non avendo lei una professione era costretta a mettere su famiglia per farsi mantenere. Poi però, piano piano, hanno imparato ad amarsi e il loro amore è sopravvissuto anche alla vecchiaia. Oggi noi invece tendiamo a affrontare la vita di coppia in modo diverso, scappando e rompedo il rapporto quando le cose vanno male e non c'è più l'affiatamento di un tempo. Su una storia d'amore infelice si scrivono romanzi, si imbastiscono melodrammi, su una storia d'amore riuscita, che funzione nel tempo, invece, non c'è molto da dire, è una cosa banale, si costruisce giorno dopo giorno affrontando le piccole patetiche difficoltà quotidiane, sacrificando talvolta l'orgoglio e il desiderio di passioni romantiche alla serenità di una vita fatta delle piccole certezze quotidiane. Anche ora, quando torno a casa dopo un viaggio e trovo mio marito ad aspettarmi all'aereoporto sono felice. |
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Mirco
GALIE' |
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