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![]() EL CIELO ABIERTO (Spagna 2001) di Luis Miguel Albaladejo con Sergi Lòpez, Mariola Fuentes, Maria José Alfonso, Emilio Gutiérrez Caba, Geli Albaladejo Senza la pretesa di impartire lezioni morali o sprofondare in un'analisi seriosa dei rapporti di coppia Albaladejo, autore aspagnolo qui al suo terzo lungometraggio, prende la storia di un matrimonio rovinato e la butta in commedia, risolvendo la drammatica situazione in modo bizzarro e divertente. La storia non è poi così nuova: uno psichiatra viene abbandonato da sua moglie che fugge col padre di lui ed egli deve accogliere nella sua casa la madre di lei che, ignara di tutto, arriva in città per una visita ginecologica. Dopo un inizio difficile il rapporto tra i due si addolcisce e l'anziana signora finisce per schierarsi dalla parte del genero contro la figlia. Poi tra i due si inserisce un terzo personaggio, Jasmina, una ragazza sopontanea e sensibile di cui il dottore si innamora e grazie alla quale rigenera il suo universo sentimentale. Poco originali sono anche alcuni espedienti narrativi come le scene del dottore in crisi interdetto davanti ai grotteschi pazienti e qualche collega macchietta, ma il tutto è condito con una buona dose di umorismo che non deborda mai nella pedanteria e riesce a non invadere la sostanziale tenerezza di fondo che attraversa la storia. Voto: 26/30 ______________________________________ Con un racconto morboso e infastellato di declamazioni poetiche che addensano
un dramma già di per sè viscoso e restìo allo scorrimento,
Ann Hui affronta la crisi di mezza età di un professore di liceo
di nome Lam Yiu-kwok, austero e introverso cultore delle lettere, d'un
tratto costretto a considerare i limiti della sua umanità allorchè
incontra l'amore di una seducente e giovanissima studentessa, che gli
ricorda la moglie Man-ching, e con la quale finisce per ricalcare l'esperienza
che sua moglie ha vissuto anni addietro con il loro professore di liceo,
dalla cui adultera relazione è nato il loro figlio primogenito. Voto: 25/30 ______________________________________ Nell'ambito della sezione speciale "Verona ed il Cinema" Schermi
d'amore ha dedicato una retrospettiva al cineasta veronese Augusto Tretti,
autore, in ventitrè anni, di quattro lungometraggi (LA LEGGE DELLA
TROMBA, 1960; IL POTERE, 1971; ALCOOL, 1985; MEDIATORI E CARROZZE, 1985)
portati a compimento soltanto dopo acrobatiche peripezie, approdato al
cinema per caso da una carriera di studente fuoricorso e propagandato
da maestri del calibro di Fellini di cui è stato aiutoregista per
IL BIDONE. Tretti è noto nel campo come "il matto del cinema",
definizione che proviene da un invito che Fellini rivolse ai suoi produttori
attorno alla fine degli anni sessanta e che suonava più o meno
così: "Dò un consiglio a tutti i miei amici produttori:
acchiappate Tretti, fategli firmare subito un contratto e lasciatelo girare
tutto quello che gli passa per la testa. Soprattutto non tentate di fargli
riacquistare la ragione: Tretti è il matto di cui ha bisogno il
cinema italiano". Un autore poco o per nulla conosciuto al grande
pubblico ma per la cui arte, a suo tempo, spesero parole di stima oltre
che Fellini anche Antonioni, Zavattini e Gassmann, tutti concordi ad esaltare
il suo talento nell'affrontare aspetti drammatici del vivere sociale attraverso
la elaborazione, o meglio l'improvvisazione, di un linguaggio del tutto
personale, fatto di attori non professionisti e deformazioni caricaturali
di una realtà che alla sua macchina da presa riservava le sfumature
più grottesche e suggestive. Un regista artigiano, una sorta di
Pasolini in cui il carico intellettuale lascia spazio ad un soltanto apparente
disimpegno farsesco, ma capace di vitalizzare con la bizzarrìa
del suo stile e la crudezza dei suoi spaccati una vena tragicamente grottesca
della vita. |
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Mirco
GALIE' |
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