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![]() La proiezione del primo film in concorso per il premio Schermi d'amore 2002, il messicano De La Calle, è stato anticipato da un corto tra i più interessanti visti finora, dal titolo: THE FANTASTIC FLOWERSHOP (Polonia/Danimarca, 2001) E' una storia fantastica che si svolge dentro un negozio di fiori dopo
l'ora dichiusura. Protagonisti sono omini e donnine modellati dal fil
di ferro che si auto-sroltola dalle spolette, una tribù colorata
di piccoli pupazzi che si vestono di petali, foglie, carta crespa e quant'altro
il flowershp possa offrire loro, improvvisando sontuose danze, riti tribali
e feste collettive sul ritmo di melodie crepuscolari e frenetici valzer. Difficile per l'atteso De La Calle non deludere le aspettative dopo
una tale premessa, e di certo come il film inizia ci si trova di fronte
allo shock di un registro brutalmente differente: lo spettro cromatico
caldo e articolato del corto di Partyka viene spazzato via dalle tinte
grigio-nere e dai forti contrasti di una squallida periferia metropolitana,
un ambiente ostile e malato che introduce il pubblico al pesante magone
delle degenerazioni socio-urbane. DE LA CALLE (Messico, 2001) Siamo a Città del Messico. Il quindicenne Rufino vive per strada
e si mantiene con lavoretti occasionali per la malavita del quartire gestita
da un poliziotto corrotto. Un giorno ruba al boss l'incasso di una partita
di droga e programma di fuggire con la ragazza ed il suo figlioletto,
ma solo dopo aver ritrovato suo padre, che secondo un barbone-profeta
locale è ancora vivo e si aggira per quelle strade. Su questa trama
si sviluppa un film tutto impostato su un registro tipico, ampiamente
sfruttato e non di rado meglio interpretato da altri autori: il male dei
sobborghi, l'amore, la fuga vengono impastati secondo una ricetta fedele
alla tradizione commerciale. La vicenda ha esiti drammatici come vuole
la retorica consolidata secondo cui dalla strada non c'è via d'uscita
e i ragazzi sono vittime di un sistema sociale spietato, ma la principale
debolezza della versione Tort è l'eccesso di partigianeria con
cui tratta i protagonisti, angeli dal cuore tenero costretti alla colpa
dalla prepotenza di un mondo di traditori e farabutti. Trot non economizza
sulla violenza morale, inserendo nel plot un terribile stupro incestuo
con la chiara intenzione di giocare la carta shock, una scelta d'effetto
ma fondamentalmente gratuita considerando, tuttosommato, la superficilaità
dell'impostazione. Decisamente banale la figura del barbone invasato di
sapienza divina che profetizza sciagure cosmiche e indirizza Rufino alla
ricerca del padre. Voto: 24/30 Dopo una pausa per la cena ci aspetta la poroiezione del secondo film
della sezione Amori in (con)corso: VIDAS PRIVADAS (Argentina, 2001) Vidas Privadas è il primo lungometraggio come regista per Fito
Pàez, cantautore di successo prestatosi al cinema prima come attore
e poi come autore del mediometraggio La Balada de Donna Helana (1994). Voto: 25/30 |
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Mirco
GALIE' |
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