
L'AMORE SOTTO LA PIOGGIA
Si apre sotto la pioggia Schermi d'Amore 2002, la rassegna Veronese dedicata
al cinema d'amore e al mèlo sentimentale. Giunto alla sua sesta edizione
il festival vanta ormai un curriculm prestigioso. In esso sono transitate
opere poi approdate e premiate sul panorama internazionale, come Solomon
and Gaenor che ha poi ricevuto la nomination all'Oscar per il miglior film
straniero ed ha permesso e promosso la distribuzione italiana di certa produzione
altrimenti inevitabilmente esclusa dai circuiti commerciali ed anche cinefili.
E' così che il Verona Film Festival, nonostante la sua giovane età,
è ora entrato a far parte del Coordinamento Europeo dei festival
cinematografici ed ha rapidamente allargato lo spettro dei suoi rapporti
internazionali divenendo un riferimento per lo studio storico e il monitoraggio
dei nuovi fermenti nel campo del cinema d'amore. Infatti mantenendosi fedele
in questi sei anni di vita alla sua impostazione originaria, il programma
di Schermi d'Amore 2002 prevede diverse sezioni che nell'insieme si rivolgono
alla rivisitazione critico-storica del "classico" italiano e straniero
ma non trascurano la produzione più recente, il nuovo cinema internazionale,
che trova nei festival la sua sola possibilità di sopravvivenza e
di diffusione.
RIVISITAZIONE STORICA
Tra le sezioni "storiografiche" troviamo quella rivolta alla
esplorazione delle cinematografie nazionali, quest'anno assegnata al mèlo
sentimentale Americano con un ventaglio di ventisei film recuperati nel
calderone del cinema hollywoodiano dagli anni '50 ad oggi. La storia del
cinema nostrano trova invece spazio nella sezione "luci sulla città
- Verona e il cinema", una rassegna di opere girate o ambientate
nella città scaligera, compresa nell'ambito di un programma di
recupero della tradizione cinematografica Veneta, finora purtroppo trascurata
all'ombra della sola esperienza veneziana.
OMAGGIO A SENDA BERGER
A nutrire però la rivisitazione storica del cinema italiano contribuisce
anche la sezione monografica sulla splendida attrice viennese Senda Berger,
che ha consacrato al nostro cinema buona parte della sua carriera durante
e dopo l'imponente esperienza artistica d'oltreoceano. E non ha mancato
di sottolineare ella stessa il suo legame professionale ed affettivo col
nostro paese nel galà d'apertura di cui è stata madrina
ed indiscussa protagonista, nell'occasione omaggiata di una rosa di cristallo
come premio alla carriera. Protagonista al fianco della Berger è
stato il Dr. Riello, leader dell'azienda che ha sponsorizzato il premio
(non a caso chiamato "premio Riello") ed ha sostenuto in grossa
parte lo sforzo finanziario per l'organizzazione del festival. Una presenza
scenica assai meno stimolante rispetto alla Berger, ma consolatoria evidenza
di come, anche se solo in vista di un ritorno pubblicitario, il potere
economico possa contribuire alla diffusione ed allo sviluppo della cultura
e non soltanto a atrofizzane i fermenti più innovativi ed audaci
come accade altrove.
IL "NUOVO" CINEMA D'AMORE
Alla nuova produzione cinematografica internazionale di tema amoroso Verona
dedica la sezione Panorama che comprende dieci cult movie di grande richiamo
d'imminente uscita in Italia o del tutto ignorati dalla nostra distribuzione
e la sezione Amori in (con)corso che include dodici opere selezionate
nell'ambito della produzione internazionale di cinema sentimentale e melodrammi
dell'ultimo biennio inediti in Italia. Ampio spazio è riservato
anche al mondo dei corti, a firma di giovani registi nella sezione brevi
incontri e scelti dall' European Coordination of Film Festival nella sezione
europe in short.
IL CINEMA PER LE NUOVE GENERAZIONI
Il Verona Film Festival per la verità è iniziato già
questa mattina con la sezione corti per piccoli: una rassegna di corti
d'animazione che mira a promuovere la cultura cinematografica nelle nuove
generazioni agendo molto precocemente. L'iniziativa, che prevede programmazioni
in mattinata per tutta la durata del festival, si rivolge con proposte
diverse ai bambini delle scuole materne e agli studenti delle scuole elementari.
L'attenzione per i piccoli si propone anche in un'altra versione: è
curioso sottolineare che un centro specializzato di baby-sitting mette
gratuitamente a disposizione una baby-sitter che si occupi dei piccoli
la sera quando i genitori sono al cinema; unico requisito richiesto è
che i genitori siano in possesso dell'abbonamento a tutte le 70 proiezioni
del festival (costo intero 40 euro, ridotto 30 euro).
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AT DAWNING (Gb, 2002)
Di Martin Jones
Con Jenny Agutter, Yvan Attal,
Christine Entwisel, Alice Murray, Dave Buonoguidi
Prima proiezione dopo l'inaugurazione ufficiale del festival è
stata quella del corto AT DAWING di Martin Jones, autore quarantenne britannico
molto prolifico di pellicole "short": ha alle spalle infatti
la sceneggiatura di molti corti e la realizzazione di molti spot e mini-corti
della durata di un minuto.
AT DAWING racconta in quindici coinvolgenti minuti la vicenda surreale
di due personaggi in crisi di coppia che si incontrano in un alba imprecisata
all'altezza di un balcone: lei cerca di lasciare l'appartamento del suo
amante di una notte prima che questi si svegli perchè non vuole
che la loro storia abbia un seguito e lui, vittima di uno spiacevole incidente
domestico, aggrappato per una gamba ad un ramo pendente dondola in modo
imbarazzante davanti al davanzale dello stesso appartamento. E' così
che i due iniziano a disquisire in modo provocatorio sulle loro bizzarre
situazioni: lui, sentimentalmente indurito da una storia finita a male,
tenta di scoraggiarla nella sua impresa subdola di svignarsela, rifiutando
per ripicca anche l'aiuto di lei che si offre di tirarlo fuori da quella
ridicola e precaria posizione; lei persiste nel suo intento ma quando
sta per andarsene passando per l'appartamento dello sventurato, aldilà
della porta d'ingresso sente la ragazza di lui teneramente rannicchiata
in un angolo del corridoio, piangere ed implorare perdono per averlo tradito,
così torna dallo sventurato, allarmato intanto da un segnale di
cedimento della pianta, e baratta il suo aiuto con la promessa di perdonare
la ragazza. Dopo un secco rifiuto lei abbandona sdegnata l'impresa e esce
dall'appartamento incontrando faccia a faccia la disperata. D'un tratto
le due corrono insieme giù per le scale richiamate da un tonfo
che fa temere per il peggio. Arrivate a terra vedono l'uomo ancora aggrappato
alla pianta ma qualche piano più sotto, lì davanti a loro.
La donna in fuga lo bacia voluttuosamente e la disperata, invece, lo schiaffeggia.
Questo il plot di uno short-movie sicuramente avvincente e ben realizzato
sulla traiettoria di una narrazione che procede per ribaltamenti emotivi,
curiosi ma un pò scontati, e riveste di suggestivi mini-colpi di
scena da spot pubblicitario l'identità di un racconto morale sul
gioco paradossale dell'amore.
Voto: 26/30
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DARK BLUE WORD
(Rep Ceca/ Germania, 2001)
di Jan Sverak
con Ondrej Vecht, Krystof Hadek, Tara Fitzgerald,
Charles Dance, Oldrich Kaiser
DARK BLUE WORD, l'ultima fatica dell'autore di KOLYA (1996), premiato
con il Golden Globe e l'Oscar come miglior film straniero, è una
sorta di PEARL HARBOR all'europea, distillato da tutte le implicazioni
epico-patriottiche del ridicolo colossal hollywoodiano e impastato invece
di una senso sottile del racconto e dalla solidità di personaggi
tanto intensi quanto teneramente credibili. Con Pearl Harbor condivide
la vicenda di due abili piloti di caccia profondamente legati, che durante
la seconda guerra mondiale combattono contro il nemico per riscattare
la loro patria offesa, ma la cui amicizia viene drammaticamente compromessa
dall'amore per la stessa donna. Slama e Karel sono due soldati Cechi della
Raf (Royal Air Force) passati all'aeronautica inglese dopo l'occupazione
di Praga da parte dei nazisti e lo smembramento delle forze armate ceche.
Per la verità il racconto delle vicende belliche procede sotto
la forma di flashback frammentari che si proiettano da un piano temporale
post-bellico, in cui il narratore, lo stesso protagonista Slama, si trova
in patria, rinchiuso, con i suoi pochi compagni sopravvissuti, in un campo
di lavoro, accusato come "nemico del popolo" da parte del nuovo
regime comunista allarmato dai potenziali ideali democratici e anti-totalitari
che la militanza in occidente avrebbe trasmesso loro.
Il film di Sverak sviluppa un racconto snello e fragrante che glissa con
delicatezza su snodi narrativi cruciali evitando la tentazione di ingrassare
attorno a grottesche enfasi melodrammatiche, a differenza del suo indegno
parallelo Pearl Harbor. La differenza sta anche negli esiti finali della
vicenda che non si conclude secondo la tradizione del mèlo americano
con qualche amico morto e una coppia felice, ma chiude il cerchio dei
tradimenti in modo sfavorevole a tutti i personaggi: Karel precipita in
mare col suo aereo mentre cerca di salvare l'amico in difficoltà
durante una missione; inaspettatamente torna dalla guerra il marito della
donna contesa, che suo malgrado rinnega gli inercorsi con Slama, mentre
a Slama tocca la sorte opposta: di ritorno a casa trova la fidanzata che
aveva lascito in patria sposata con un suo patetico ex pretendente, ritrovandosi
così senza l'amico, senza l'amante e senza l'amata.
Un film riuscito sulla subordinazione dell'amore alle contingenze e ai
capricci del destino, sussurrato, più che narrato, da un autore
che riconferma un talento raro nel lavorare sui tempi del montaggio e
nel disegnare profili umani che suscitano solidarietà senza eccedere
in connotazioni retoriche. Un modo insolito di raccontare la guerra senza
la pretesa di inoltrare lo spettatore in una esperienza virtuale dentro
la brutalità delle bombe, i fiumi di sangue e le morti drammatiche,
nè di additare colpevoli e vittime come capri espiatrori per la
realtà di un sistema nel quale il male e la sofferenza sembrano
innati e quasi nostri affezionati compagni di viaggio. Deliziosi gli spettacoli
di iperboliche acrobazie aeree tra celi azzurri sopra le nubi che danno
il senso di spazio fantastico e poetico piuttosto che di invadenti e rumorosi
artifici da videogames e deliziose anche le scene d'amore nelle quali
brevi e sfuggenti inquadrature di dettagli scenici danno vita a squarci
di avvolgente tenerezza.
voto: 26/30
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