SCHERMI D'AMORE 2002
Verona, 19 aprile


L'AMORE SOTTO LA PIOGGIA
Si apre sotto la pioggia Schermi d'Amore 2002, la rassegna Veronese dedicata al cinema d'amore e al mèlo sentimentale. Giunto alla sua sesta edizione il festival vanta ormai un curriculm prestigioso. In esso sono transitate opere poi approdate e premiate sul panorama internazionale, come Solomon and Gaenor che ha poi ricevuto la nomination all'Oscar per il miglior film straniero ed ha permesso e promosso la distribuzione italiana di certa produzione altrimenti inevitabilmente esclusa dai circuiti commerciali ed anche cinefili. E' così che il Verona Film Festival, nonostante la sua giovane età, è ora entrato a far parte del Coordinamento Europeo dei festival cinematografici ed ha rapidamente allargato lo spettro dei suoi rapporti internazionali divenendo un riferimento per lo studio storico e il monitoraggio dei nuovi fermenti nel campo del cinema d'amore. Infatti mantenendosi fedele in questi sei anni di vita alla sua impostazione originaria, il programma di Schermi d'Amore 2002 prevede diverse sezioni che nell'insieme si rivolgono alla rivisitazione critico-storica del "classico" italiano e straniero ma non trascurano la produzione più recente, il nuovo cinema internazionale, che trova nei festival la sua sola possibilità di sopravvivenza e di diffusione.

RIVISITAZIONE STORICA
Tra le sezioni "storiografiche" troviamo quella rivolta alla esplorazione delle cinematografie nazionali, quest'anno assegnata al mèlo sentimentale Americano con un ventaglio di ventisei film recuperati nel calderone del cinema hollywoodiano dagli anni '50 ad oggi. La storia del cinema nostrano trova invece spazio nella sezione "luci sulla città - Verona e il cinema", una rassegna di opere girate o ambientate nella città scaligera, compresa nell'ambito di un programma di recupero della tradizione cinematografica Veneta, finora purtroppo trascurata all'ombra della sola esperienza veneziana.

OMAGGIO A SENDA BERGER
A nutrire però la rivisitazione storica del cinema italiano contribuisce anche la sezione monografica sulla splendida attrice viennese Senda Berger, che ha consacrato al nostro cinema buona parte della sua carriera durante e dopo l'imponente esperienza artistica d'oltreoceano. E non ha mancato di sottolineare ella stessa il suo legame professionale ed affettivo col nostro paese nel galà d'apertura di cui è stata madrina ed indiscussa protagonista, nell'occasione omaggiata di una rosa di cristallo come premio alla carriera. Protagonista al fianco della Berger è stato il Dr. Riello, leader dell'azienda che ha sponsorizzato il premio (non a caso chiamato "premio Riello") ed ha sostenuto in grossa parte lo sforzo finanziario per l'organizzazione del festival. Una presenza scenica assai meno stimolante rispetto alla Berger, ma consolatoria evidenza di come, anche se solo in vista di un ritorno pubblicitario, il potere economico possa contribuire alla diffusione ed allo sviluppo della cultura e non soltanto a atrofizzane i fermenti più innovativi ed audaci come accade altrove.

IL "NUOVO" CINEMA D'AMORE
Alla nuova produzione cinematografica internazionale di tema amoroso Verona dedica la sezione Panorama che comprende dieci cult movie di grande richiamo d'imminente uscita in Italia o del tutto ignorati dalla nostra distribuzione e la sezione Amori in (con)corso che include dodici opere selezionate nell'ambito della produzione internazionale di cinema sentimentale e melodrammi dell'ultimo biennio inediti in Italia. Ampio spazio è riservato anche al mondo dei corti, a firma di giovani registi nella sezione brevi incontri e scelti dall' European Coordination of Film Festival nella sezione europe in short.

IL CINEMA PER LE NUOVE GENERAZIONI
Il Verona Film Festival per la verità è iniziato già questa mattina con la sezione corti per piccoli: una rassegna di corti d'animazione che mira a promuovere la cultura cinematografica nelle nuove generazioni agendo molto precocemente. L'iniziativa, che prevede programmazioni in mattinata per tutta la durata del festival, si rivolge con proposte diverse ai bambini delle scuole materne e agli studenti delle scuole elementari.
L'attenzione per i piccoli si propone anche in un'altra versione: è curioso sottolineare che un centro specializzato di baby-sitting mette gratuitamente a disposizione una baby-sitter che si occupi dei piccoli la sera quando i genitori sono al cinema; unico requisito richiesto è che i genitori siano in possesso dell'abbonamento a tutte le 70 proiezioni del festival (costo intero 40 euro, ridotto 30 euro).

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AT DAWNING
(Gb, 2002)
Di Martin Jones
Con Jenny Agutter, Yvan Attal,
Christine Entwisel, Alice Murray, Dave Buonoguidi

Prima proiezione dopo l'inaugurazione ufficiale del festival è stata quella del corto AT DAWING di Martin Jones, autore quarantenne britannico molto prolifico di pellicole "short": ha alle spalle infatti la sceneggiatura di molti corti e la realizzazione di molti spot e mini-corti della durata di un minuto.
AT DAWING racconta in quindici coinvolgenti minuti la vicenda surreale di due personaggi in crisi di coppia che si incontrano in un alba imprecisata all'altezza di un balcone: lei cerca di lasciare l'appartamento del suo amante di una notte prima che questi si svegli perchè non vuole che la loro storia abbia un seguito e lui, vittima di uno spiacevole incidente domestico, aggrappato per una gamba ad un ramo pendente dondola in modo imbarazzante davanti al davanzale dello stesso appartamento. E' così che i due iniziano a disquisire in modo provocatorio sulle loro bizzarre situazioni: lui, sentimentalmente indurito da una storia finita a male, tenta di scoraggiarla nella sua impresa subdola di svignarsela, rifiutando per ripicca anche l'aiuto di lei che si offre di tirarlo fuori da quella ridicola e precaria posizione; lei persiste nel suo intento ma quando sta per andarsene passando per l'appartamento dello sventurato, aldilà della porta d'ingresso sente la ragazza di lui teneramente rannicchiata in un angolo del corridoio, piangere ed implorare perdono per averlo tradito, così torna dallo sventurato, allarmato intanto da un segnale di cedimento della pianta, e baratta il suo aiuto con la promessa di perdonare la ragazza. Dopo un secco rifiuto lei abbandona sdegnata l'impresa e esce dall'appartamento incontrando faccia a faccia la disperata. D'un tratto le due corrono insieme giù per le scale richiamate da un tonfo che fa temere per il peggio. Arrivate a terra vedono l'uomo ancora aggrappato alla pianta ma qualche piano più sotto, lì davanti a loro. La donna in fuga lo bacia voluttuosamente e la disperata, invece, lo schiaffeggia. Questo il plot di uno short-movie sicuramente avvincente e ben realizzato sulla traiettoria di una narrazione che procede per ribaltamenti emotivi, curiosi ma un pò scontati, e riveste di suggestivi mini-colpi di scena da spot pubblicitario l'identità di un racconto morale sul gioco paradossale dell'amore.

Voto: 26/30

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DARK BLUE WORD

(Rep Ceca/ Germania, 2001)
di Jan Sverak
con Ondrej Vecht, Krystof Hadek, Tara Fitzgerald,
Charles Dance, Oldrich Kaiser

DARK BLUE WORD, l'ultima fatica dell'autore di KOLYA (1996), premiato con il Golden Globe e l'Oscar come miglior film straniero, è una sorta di PEARL HARBOR all'europea, distillato da tutte le implicazioni epico-patriottiche del ridicolo colossal hollywoodiano e impastato invece di una senso sottile del racconto e dalla solidità di personaggi tanto intensi quanto teneramente credibili. Con Pearl Harbor condivide la vicenda di due abili piloti di caccia profondamente legati, che durante la seconda guerra mondiale combattono contro il nemico per riscattare la loro patria offesa, ma la cui amicizia viene drammaticamente compromessa dall'amore per la stessa donna. Slama e Karel sono due soldati Cechi della Raf (Royal Air Force) passati all'aeronautica inglese dopo l'occupazione di Praga da parte dei nazisti e lo smembramento delle forze armate ceche. Per la verità il racconto delle vicende belliche procede sotto la forma di flashback frammentari che si proiettano da un piano temporale post-bellico, in cui il narratore, lo stesso protagonista Slama, si trova in patria, rinchiuso, con i suoi pochi compagni sopravvissuti, in un campo di lavoro, accusato come "nemico del popolo" da parte del nuovo regime comunista allarmato dai potenziali ideali democratici e anti-totalitari che la militanza in occidente avrebbe trasmesso loro.
Il film di Sverak sviluppa un racconto snello e fragrante che glissa con delicatezza su snodi narrativi cruciali evitando la tentazione di ingrassare attorno a grottesche enfasi melodrammatiche, a differenza del suo indegno parallelo Pearl Harbor. La differenza sta anche negli esiti finali della vicenda che non si conclude secondo la tradizione del mèlo americano con qualche amico morto e una coppia felice, ma chiude il cerchio dei tradimenti in modo sfavorevole a tutti i personaggi: Karel precipita in mare col suo aereo mentre cerca di salvare l'amico in difficoltà durante una missione; inaspettatamente torna dalla guerra il marito della donna contesa, che suo malgrado rinnega gli inercorsi con Slama, mentre a Slama tocca la sorte opposta: di ritorno a casa trova la fidanzata che aveva lascito in patria sposata con un suo patetico ex pretendente, ritrovandosi così senza l'amico, senza l'amante e senza l'amata.
Un film riuscito sulla subordinazione dell'amore alle contingenze e ai capricci del destino, sussurrato, più che narrato, da un autore che riconferma un talento raro nel lavorare sui tempi del montaggio e nel disegnare profili umani che suscitano solidarietà senza eccedere in connotazioni retoriche. Un modo insolito di raccontare la guerra senza la pretesa di inoltrare lo spettatore in una esperienza virtuale dentro la brutalità delle bombe, i fiumi di sangue e le morti drammatiche, nè di additare colpevoli e vittime come capri espiatrori per la realtà di un sistema nel quale il male e la sofferenza sembrano innati e quasi nostri affezionati compagni di viaggio. Deliziosi gli spettacoli di iperboliche acrobazie aeree tra celi azzurri sopra le nubi che danno il senso di spazio fantastico e poetico piuttosto che di invadenti e rumorosi artifici da videogames e deliziose anche le scene d'amore nelle quali brevi e sfuggenti inquadrature di dettagli scenici danno vita a squarci di avvolgente tenerezza.

voto: 26/30



Mirco GALIE'
20 - 04 - 02


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