TEATRO TESTONI 2011-2012

ALESSANDRO RENDA

RUMORE DI ACQUE

di Marco Martinelli

ideazione M.Martinelli/Ermanna Montanari
regia Marco Martinelli
musiche originali Fratelli Mancuso
 

10 - 11 dicembre 2011

 

di Giovanna ORI

Rumore di acque: scheda

Le Albe sul viale del tramonto?

Al Teatro comunale di Casalecchio di Reno lo spettacolo "Rumore di Acque" del Teatro delle Albe, andato in scena il 10 e 11 dicembre scorso, ha esalato un odore acre e lasciato il pubblico assordato, perplesso e piuttosto deluso.
Le Albe sembrano lontane dal progetto fondativo, dal precetto poetico e operativo che Ermanna Montanari definì “il corpo scenico paziente, sofferente, che mostra la sua ferita, e ti fa ridere e ti fa piangere”. Una tal carne che piange e che ride, qui non c’è più.
Vediamo piuttosto la mimica di un corpo irrigidito e anestetizzato. Il pubblico sussurra e si domanda che fine hanno fatto le Albe della “Panagea” africana. Che sia stato il podio del successo, e del potere, conseguito dalla compagnia a grattare via le flessioni del senso e del sentire?
Il contenuto della rappresentazione è cronaca drammatica: le carrette del mare che viaggiano tra una sponda e l’altra del Mediterraneo. Il racconto di naufràgi che si consumano di continuo e annullano insieme identità, humanitas e pietas.
Il testo però si enuncia come il requiem dei sacrificati. Ma requiem non è.
Il monologo recitativo esibisce una voce chiusa e roca, un corpo vocale depauperato di ethos. Il grido è continuativo e depassionante, mono-tono, ad uso personale, perché non cambia mai, non presenta flessione emotiva, solo rabbia de-graziata da una raucedine detonante.
La voce naufragata lontana dalla polifonia e dalla possibilità di una qualsiasi azione di coinvolgimento critico, foss’anche anche estraniante dello spettatore.

Il racconto fa l’elenco, enumera, nomina liste, senza spiraglio senza alterità senza più drammatis personae.
Si sente aleggiare il dolore di una drammaturgia ferita da cui non ci si salva mai. Non c’è più "teatro di carne", ma c’è scena senza testa.

Le Albe nel 1987 definirono il proprio teatro come politttttttico, a eleggere il superamento del teatro politico in favore di una poetica e di un progetto: il polittico, oggetto sacro venne posto sull'altare del tempio a macinare di metafora la realtà, con l’intento di ritualizzarne e indagarne le poliedriche significazioni.

Lo spettatore infine naufraga anch’egli nel mare assordante, stanco e annullato.
Presenti tra il pubblico alcuni insegnanti insieme ai loro figli, gli allievi, adolescenti, tutti attenti e ben disposti.
Onore al pubblico che ha rinunciato alla tv strillo, al videogioco, alla partita del Bologna.

Purtroppo vien meno l’opportunità del senso, di una mimesi salutare, non c’è l’emozione di un pensiero. Lo strillio - becchettio che imita l’affondare del cargo opacizza la platea, appesantisce l’aria, trascinando a fondo lo spettatore, violato dal vuoto, poiché esce di scena senza più un pensiero su cui restare a pensare.

SITO UFFICIALE

 

TEATRO testoni

rumore d'acque

 

10 - 11 dicembre 2011