teatro vascello

stagione teatrale 2012-2013

 

25,26,27/gennaio 2013
 

LA RICOTTA
di Pier Paolo Pasolini
con Antonello Fassari e Adelchi Battista
Progetto musicale di Lele Marchitelli

di Lilith ZULLI

Collegamenti rapidi: scheda

"Non aveva altro modo per ricordarci che anche lui era vivo"

Orson Welles

C’è una storia, tipicamente italiana, che è la storia della fame. Una storia, oggi, forse poco comprensibile, ma strettamente legata alla tradizione culturale e cinematografica nostrana, in particolare nei due dopoguerra. Dal pensionato ridotto in miseria di Umberto D ai contadini molisani di Francesco Jovine, i nostri intellettuali hanno descritto, talvolta con ironia e talvolta drammaticamente, tutta quella parte di popolazione che aveva davvero poco di cui sfamarsi e soffriva, letteralmente, la fame. Anche "La Ricotta" di Pier Paolo Pasolini è una storia di povertà e di stomaci vuoti: Stracci, la comparsa che interpreta il ladrone buono nella rievocazione cinematografica della passione di Cristo, cerca di sfamarsi tra una pausa e l’altra delle riprese, visto che ha regalato il cestino del pranzo alla moglie e ai sette figli.

L’episodio viene girato nel 1964 ed è inserito nel progetto filmico RO.GO.PA.G.
- acronimo di Rossellini, Godard, Pasolini, Gregoretti. Dietro la messa in scena di un carrozzone tipicamente cinematografico, Pasolini nasconde un atto di denuncia contro il conformismo e l’indifferenza della società italiana, come se - per dirla con Antonio Gramsci - “Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare (…) e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente”.

In scena dal 25 al 27 gennaio al Teatro Vascello, la versione teatrale de
"La Ricotta", ideata ed interpretata da Antonello Fassari con Adelchi Battista si inserisce nella rassegna del Vascello dedicata a Pier Paolo Pasolini. Un progetto - così come spiega Battista a fine spettacolo - nasce circa otto anni fa. Noto al grande pubblico per molte interpretazioni televisive e, in particolare, per il ruolo di Cesare ne I Cesaroni, Fassari ha divertito e commosso il pubblico con una performance energica e vitale che ha regalato pienezza visiva e uditiva al palcoscenico. Con la sua parlata romanesca - che sarebbe tanto piaciuta a Pasolini - ci ha offerto una lettura spettacolo in cui non c’è una sola voce monologante, ma semmai una voce-guida più una moltitudine di personaggi e di voci - nonché di vocalità - scaturenti da un solo corpo. Ci è sembrata altresì bella e interessante l’idea di spiegare a fine spettacolo la genesi della trasposizione teatrale e l’idea di proiettare per intero il film di Pasolini, in una modernissima commistione tra cinema e teatro che conduce lo spettatore a riflettere profondamente.
Fassari ci guida con tenerezza nella storia del povero Stracci e rende ottimamente e tragicamente, proprio per mezzo del monologo, “un’umanità fotografata nel suo rapporto con l’Assoluto e con il profano, come in una sorte di Giudizio Universale, dove Stracci, il generico che diventa protagonista, trasfigurato dalla ricerca del cibo, affronta un Calvario reale ma invisibile a tutti gli altri” (A. Fassari). Un triste paradosso, quello del jet set romano con star viziate e politici impettiti in contrasto con i “poveracci” della campagna romana
- spesso protagonisti dell’arte pasoliniana -, reso ancora più grottesco dalla riflessione sul sacro e sul Vangelo. Una riflessione sul Cattolicesimo e, soprattutto, sui valori di carità e fratellanza, qui profondamente traditi: Stracci, misero e affamato, viene schernito, deriso, tentato con un panino che non può agguantare dagli operatori della troupe, rappresentanti del ceto medio e della decadenza morale dell'uomo contemporaneo. Dopotutto, sono le stesse parole del regista - interpretato nel film dall’esoso Orson Welles - a svelare la critica alla piccola borghesia italiana: “un uomo medio è un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, razzista, schiavista, qualunquista.
Lei non esiste”, è, appunto, un indifferente.
25/30

LA RICOTTA di Pier Paolo Pasolini con Antonello Fassari e Adelchi Battista, progetto musicale di Lele Marchitelli, produzione Charlot e Mind Production srl

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