KINEMATRIX è stata la prima rivista
a parlare di Alina Marazzi, almeno dopo la prima proiezione di UN’ORA SOLA TI
VORREI al Festival di Locarno del 2002. Giuseppe Piccioni cambiò i miei
programmi per il pomeriggio, suggerendomi il nome della sua sconosciuta
assistente alla regia, ma senza fornire ulteriori informazioni. Esitai non poco
prima di farmi convincere a rinunciare a chissà quale altro film, prima
d’immergermi (era il classico pomeriggio di caldo indeciso locarnese) nella
sala, lontana dalla piazza principale. Fu una rivelazione, un lampo di luce,
un’emozione fortissima, l’inizio di un “rewind” d’affetti e ricordi indelebili.
Capisco e capivo Alina, in particolar modo in quel periodo, per aver vissuto
un’altro tipo di perdita e, come se non bastasse, la “contiguità” anagrafica
favorì un processo d’immedesimazione totale, dai Super 8 alle Fiabe Sonore (!),
dalle vacanze sulla neve all’esplosione musicale dei Settanta. Alcune foto
presenti nella gallera d’immagini dello speciale furono scattate pochi minuti
dopo la presentazione del film, fuori dalla sala, con lo zio di Alina e Giuseppe
Piccioni, entusiasta co-produttore del film.
Dopo un’ora queste prime, disordinate impressioni erano già state messe on line,
in attesa dell’intervista-fiume, anche questa riproposta ai lettori.
”Locarno non deve vivere di presenze VIP, di rincorse affannate al posto in
sala, di stazionamenti coatti durante proiezioni come maledizioni, ma di
RESPIRO, di insana, REALE passione per il racconto cinematografico, di ANOMALIE
e diversità.
Finora, anche per una qualche calcolata defaillance tecnica della sala
stampa, assolutamente in linea con le premesse, materiale non è stato mandato ai
web master di Kinematrix e solo da domani arriverà.
Non ce ne scusiamo perché non è dipeso da noi.
Anticipiamo solo questo:
UNA SOLA GRANDE ONDA DI EMOZIONE, CHE è
Già PREMIO DI KINEMATRIX A
LOCARNO: UN'ORA SOLA TI VORREI, di ALINA MARAZZI, assistente alla regia di
Giuseppe Piccioni per Fuori dal mondo
e Luce dei miei occhi.
Cut-up visivo e serrato montaggio del sonoro, messi al servizio della
docu-fiction [horribile dictu] più bella degli ultimi anni, capace di
darci colpi al cuore e di riscrivere le linee dei nostri percorsi mentali
riannodando le fila dei passati comuni di chi ha piu' di trent'anni con la
ricostruzione allegramente straziata di una vita autointerrottasi all'alba
dell'era delle contestazioni, ma con un delicato piede affondato nei regimi
morali e nei diktat familiari di inizio secolo.
LISELI, un'immagine che non dimenticheremo, l'intelligente assoluta bellezza di
una figura sempre sole e sempre luna, lanciata come lancia spezzata ad
attraversare 33 anni, dal 1938 al 1971, di vita privatissima e molto pubblica,
in costante sovraesposizione rispetto alle necessità di ombra/ ragionamento/
impermeabilità al troppo sentire, alle indelicate forme del dolore.
Liseli era la mamma di Alina, la regista.
Da domani avremo immagini, vedrete qualcosa di un'intervista, brandelli di
assoluta grazia”.
Locarno, agosto 2002
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