SPECIALE ALINA MARAZZI

 

PER SEMPRE

LA RECENSIONE DEL FILM

di Luciana APICELLA

PER SEMPRE
di Alina Marazzi
Italia, 2005, 52'
 

Immagini Giuseppe Baresi, Sabrina Varani
Musiche Michele Fedrigotti, Vic Vergeat
Scenario Alina Marazzi
Suono Anita Sievi, Maricetta Lombardo
Montaggio Ilaria Fraioli
Produzione Pio Bordoni

 

 

Un incontro tra donne prima di tutto vuole essere lo sguardo rispettoso e attento della macchina da presa che scavalca le mura di un convento di monache di clausura, alla ricerca di un perchè, della una comprensione profonda di una scelta che è "per sempre". Una regista, una donna, che tenta un dialogo con altre donne che paiono essersi private volontariamente di tutto ciò che maggiormente al femminile inerisce, famiglia sessualità corpo seduzione. Alina Marazzi affronta un tema insolito e forse poco attraente di una realtà poco riconoscibile e riconosciuta, della quale si fatica a riconoscere il possibile inquadramento sociale. Siamo lontani anni luce dal tempo in cui la monacazione poteva darsi come rifugio per mancanza di una "dote", o di avvenenza fisica per sfuggire l'onta dello status di non maritata, o perchè il monastero poteva costituire l'unico accesso ad una cultura altrimenti negata al mondo femminile: oggi invece cosa può giustificare una simile scelta? Fuori campo la voce della regista pone i propri interrogativi, in un percorso di progressivo avvicinamento allo spazio fisico e mentale dell'isolamento delle suore: uno clausura che prima di ogni altra cosa è interiore, come dice una delle monache intervistate, ciò che soltanto può rendere sopportabile un'esistenza che nulla ha di eclatante, che sembra anzi fuggire qualsiasi possibilità di imprevisto, scandita com'è dal ritmo fissato per ogni attività, preghiera e meditazione, pasti e lavoro, nella rigorosa adesione al quotidiano calendario delle ore. Le parole delle monache, da brani di corrispondenze con la regista o attraverso la loro voce, a tratti sconcertano: ci si aspetterebbero fervore e trasporto religioso e un po' fanatico, costante richiamo all'eccezionalità del quotidiano e privilegiato rapporto col divino, e invece si sentono le parole "corpo" e "femminilità" e "dubbio". Emerge che la reale sfida quotidiana è quella della convivenza con altre donne, la vicinanza concreta e fisica di esseri umani che scelgono di condividere spazi, cibo, pensieri che non sempre si accordano, possibili ostilità da appianare poiché l'amore incondizionato per il prossimo è il fine ultimo, l'amare e il porsi in condizione di essere amati. Così nulla c'è di eccezionale in queste esistenze, solo il quotidiano vivere perchè ogni esistenza è degna, perchè "o è importante tutto, o non è importante niente". Il film della Marazzi è insolito e coinvolgente, lo dico da laica, lo dico da spettatrice arrivata in sala un po' perplessa e scettica rispetto alla visione di un film "sulle suore", uscita dalla sala con qualcosa di bello e profondo su cui riflettere.

VOTO: 28/30
06:12:2005

  ::: KINEMATRIX SPECIALE ALINA MARAZZI 2005 :::

PROGETTO GRAFICO A CURA DI GABRIELE FRANCIONI

REALIZZAZIONE A CURA DI MATTEO FERUGLIO