SPECIALE ALINA MARAZZI

 

04/12/2005: FESTIVAL DEI POPOLI

di Luciana APICELLA


KMX Anche se in UN’ ORA SOLA TI VORREI ogni momento della vita di Liseli è narrato, per così dire, attraverso la “delega” del voice over, della corrispondenza privata e del cut up sonoro e visivo da te creato, abbiamo comunque la sensazione molto viva e concreta del periodo d’isolamento, di reclusione forzata nella casa di cura parigina. Come mai, anche in PER SEMPRE, hai voluto affrontare un’altra forma di RECLUSIONE, questa volta frutto di libera scelta ?

AM La continuità, se può esserci un collegamento (che in realtà io non percepisco) tra il mio precedente lavoro e PER SEMPRE, sta nella volontà di investigazione nei confronti della radicalità di una scelta, di una posizione, quale può essere la scelta monastica. Mi incuriosiva e spaventava al tempo stesso questo percorso di ricerca, condotto da una donna e avente come oggetto altre donne che compiono una scelta di vita che, come recita appunto il titolo, è “per sempre”, non ammette ripensamenti, è totalizzante.

KMX L’uso, ancora, del voice over, che nel film precedente era indispensabile a ricreare varie forme di assenze (di informazioni, di nastri con la voce di Liseli etc), lo caratterizzava, comunque, in maniera decisiva.

Come ti sei orientata , in questo nuovo lavoro?
Cioè, lasciare praticamente tutta la “scena” al racconto diretto (le interviste) delle suore è semplice conseguenza del fatto che loro ci sono, sono testimoni disponibili e possono parlare o è anche una scelta intenzionale, per differenziarti nettamente da UN’ ORA SOLA TI VORREI ?

AM Il lasciare la parola alle testimoni, alle monache, è stato dettato soprattutto da un’esigenza di massima adesione alla realtà, e di rispetto nei confronti della loro voce e delle loro testimonianze. Volevo che il punto di vista dell’autrice e il punto di vista delle monache rimanessero distinti in maniera chiara, volevo lasciare il più ampio spazio alla loro voce ponendomi in una posizione di possibile comprensione e ascolto, di rispetto estremo, senza che il mio sguardo potesse in qualche modo essere “deformante”.

KMX Pensi, in generale, che la forma espressiva del documentario debba aderire “stilisticamente” alla materia trattata in maniera coerente e diretta? Parlare di suore di clausura, insomma, ha richiesto un modo necessariamente più asciutto e “povero” rispetto al film su tua madre ?

AM Non credo si tratti di questo, di maggior povertà o asciuttezza di stile: piuttosto ho ritenuto che la forma documentaria meglio potesse adattarsi a un’esperienza di vita fortemente ritualizzata, quale può essere la vita monastica, rigidamente scandita in blocchi di ore e attività (le preghiere, le meditazioni, i canti, i pasti in comune). Una fiction difficilmente avrebbe potuto dare conto di questo invariabile ripetersi di giornate in cui non c’è grande spazio per l’imprevisto, per l’evento scardinante la sistematica ripetizione di gesti, attività, che è poi il momento più caratterizzante della vita monastica.

KMX UN’ORA SOLA aveva un procedere da thriller coinvolgente e si poneva, come tale, in una terra di mezzo tra documentario e narrazione tradizionale. Era, in due parole, un film con un procedere narrativo costruito attraverso snodi e progressivo coinvolgimento dello spettatore nella storia, di cui s’intuisce in qualche modo il finale tragico. Credi che questo fosse dovuto solo al tuo dover aderire, necessariamente, al racconto della vostra vita familiare, e che quindi qualunque altro documentario – invece – debba mancare di una struttura narrativa?

AM Si tratta di piani differenti, non me la sento di istituire paragoni per due racconti che vivo come distanti. Da un lato c’era la vicenda biografica, il film d’invenzione, una ricchezza, un rigoglio di fonti certo maggiore di quello su cui si fonda PER SEMPRE. La forma documentario, ripeto, è stata scelta per un’esigenza di adesione al reale più immediata, anche se è chiaro che non esista oggettività pura, e la personalità dell’autore inevitabilmente fa capolino. Il documentario non è, non può essere puro reportage.

KMX Stessa cosa per le musiche: in UN’ORA SOLA erano, certamente, testimonianza fedele della tua infanzia e adolescenza, ma il montaggio del sonoro ne trascendeva l’uso di mero commento, facendole aderire all’immagine come raramente si vede in Italia. Come ti sei orientata nel caso di PER SEMPRE?

AM Beh, in realtà per antipatiche beghe sui diritti musicali in questa occasione abbiamo abbandonato decisamente i criteri che ci avevano guidato nella scelta delle musiche in UN’ORA SOLA preferendo affidarci ad un compositore e a una colonna sonora originale (a cura di Michele Fedrigotti e Vic Vergeat, n.d.r.)

KMX Il 6 dicembre esce il dvd del tuo primo lavoro: quali sono i contenuti extra e come li hai scelti?

AM Non c’è stata in realtà sistematicità eccessiva: ci sono un paio di mie interviste, spezzoni di repertorio, parti girate e non montate: un piccolo omaggio alla curiosità dello spettatore, un gettare un occhio al work in progress, al dietro le quinte.

KMX Lavorerai ancora con Piccioni e, se sì, potresti avere altre parti come attrice, visto che, ne LA VITA CHE VORREI, i tuoi 5 minuti sono più apprezzabili del diluvio di primi piani della Ceccarelli (...)?

AM Per carità! Non si è trattato che di un gioco: facevo l’assistente alla regia e Piccioni mi ha chiesto questo favore. Tutto qui, nessun progetto e nessuna velleità di attrice.
 

Firenze, 04/12/2005

  ::: KINEMATRIX SPECIALE ALINA MARAZZI 2005 :::

PROGETTO GRAFICO A CURA DI GABRIELE FRANCIONI

REALIZZAZIONE A CURA DI MATTEO FERUGLIO