Il “culto” leoniano si arricchisce di un nuovo strumento di analisi. Di una
monografia, ampliamento di una tesi di laurea, imperniata sulla “trilogia
del tempo” (C'era una volta il west, Giù la testa, C'era una volta in
America) che ha concluso la filmografia del cineasta irpino.
Donati indovina un approccio eccentrico ma coerentissimo con l'oggetto dei
propri studi. Un'affabulazione fluida, “sentita”, che si propone, con
successo, di abbracciare i più vari spunti analitici per collocarli non in
qualche spigolosità accademica, ma all'interno di un discorso apertamente
passionale che in questo modo riesce a farsi ricettore di senso, struttura
testuale in piena regola. Appunto in questo si trova la consonanza coi film
analizzati: la trilogia del tempo, e più evidentemente il suo culmine
C'era
una volta in America è innanzitutto un mood (come Donati sottolinea
chiaramente), un investimento emotivo che non viene irrigidito (in modo
insuperabile) in un'epica e in una mitologia (come nei film precedenti), ma
si scopre agente primario dello sfaldamento di tempo e memoria che è il dato
più palmare di quelle pellicole. Donati insomma riesce a costruire un
discorso apertamente passionale che, proprio come nei film che ne sono
oggetto, non soverchia gli elementi collaterali ma dà loro un senso
determinante, li informa di una significazione specifica.
Tutte le stelle della costellazione tardo-leoniana, dalle valenze
mitico-connotative dell'ambientazione alla presunta misogonia, dal tramonto
dell'amicizia virile alle strategie narrative di diluizione del racconto,
viene prima descritto articolatamente nel suo specifico, e poi, evitando
ogni sterile effetto tassonomico, viene ricollocato tra le ampie volute
retoriche di un discorso che nel suo incedere apparentemente divagante va
dritto al cuore della poetica dell'autore considerata: la nostalgia verso un
oggetto perduto – che in questo caso sono appunto i film stessi.
Insomma, il culto leoniano, fenomeno non recente ma che non manifesta
nessuna intenzione di arrestarsi, ha trovato una direzione di sviluppo
piuttosto interessante, infinitamente lontano e migliore di certe tendenze
revivalistiche attualmente in voga con cui si vorrebbe illusoriamente
“nobilitare” certo cinema italiano del passato.
|